Sorvolo, 32

“Gli Americani ritengono che in ogni stato il potere supremo dovrebbe provenire dal popolo; ma una volta che quel potere sia costituito, essi possono concepire che non vi siano limiti ad esso tanto quanto prima che lo fosse, e sono pronti ad ammettere che esso abbia il diritto di fare qualunque cosa gli aggradi… L’idea di diritti innati in certi individui sta rapidamente scomparendo dalla menti degli uomini; l’idea di onnipotenza e della sola autorità della società nel suo insieme cresce per occupare questo spazio…
La prima cosa che colpisce l’osservazione è un’innumerevole moltitudine di uomini, tutti alla pari e somigliantisi fra loro, impegnati incessantemente a procurarsi i piaceri meschini ed insignificanti con i quali saziano le loro vite. Ciascuno di essi, vivendo per proprio conto, è estraneo al destino di tutto il resto; i suoi figli ed i suoi amici intimi costituiscono per lui il totale dell’umanità…
Al di sopra di questa razza di uomini vi è un potere immenso e tutelare; il quale assume su di sé soltanto l’assicurare le loro gratificazioni ed il vegliare sul loro destino. Quel potere è assoluto, minuzioso, regolare, provvido, e bonario. Esso sarebbe come l’autorità di un genitore se, come quell’autorità, il suo obiettivo fosse preparare gli uomini per l’età adulta; ma esso cerca, al contrario, di mantenerli in un’infanzia perpetua: esso è ben contento che il popolo gioisca, purchè non pensi a nient’altro che a gioire…
Dopo aver preso così uno dopo l’altro ciascun membro della comunità nella sua potente stretta ed averlo formato a suo piacimento, il potere supremo allora stende il suo braccio sull’intera comunità. Esso ricopre la superficie della società con una rete di piccole, complicate regole, minuziose ed uniformi, attraverso le quali le menti più originali ed i caratteri più energici non riescono a penetrare, per innalzarsi al di sopra della folla. La volontà dell’uomo non viene frantumata, ma ammorbidita, piegata, e guidata; raramente gli uomini vengono da esso costretti ad agire, ma costantemente essi vengono trattenuti dall’agire. Un tale potere non distrugge, ma impedisce l’esistenza; non tirannizza, ma comprime, snerva, spegne, e stordisce un popolo, fino a che ciascuna nazione non è ridotta a nulla di meglio che un gregge di animali timidi ed industriosi, dei quali il governo è il pastore…
I nostri contemporanei sono costantemente eccitati da due passioni contrastanti: vogliono essere guidati, e vorrebbero restare liberi. Dato che non riescono a distruggere l’una o l’altra di queste propensioni contrarie, si sforzano di soddisfarle entrambe contemporaneamente. Essi concepiscono una forma di governo unica, tutelare, ed onnipotente, ma eletta dal popolo. Essi combinano il principio della centralizzazione e quello della sovranità popolare questo dà loro una tregua: si consolano di essere sotto tutela con il pensiero di avere scelto i propri guardiani. Ogni uomo permette a se stesso di farsi mettere il guinzaglio, perché vede che non è una persona o una classe di persone, ma il popolo nel suo insieme che tiene l’altro capo della sua catena. Con questo sistema il popolo si scuote di dosso il proprio stato di dipendenza giusto quel tanto da scegliere i propri padroni e ricascarci di nuovo.”
Alexis de Tocqueville, Democracy in America, come citato in G. Edward Griffin, The Creature from Jeckyll Island, A Second Look at the Federal Reserve (La creatura venuta da Jekyll Island. Un secondo sguardo alla Federal Reserve, n.d.a.)

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