Crimine contro l’Umanità: Pensiero Unico in Economia, 69

E per sciogliere qualsiasi possibile ultimo dubbio sulle loro intenzioni e motivazioni, ecco qualche osservazione di Werner:
“In primo luogo, la logica dell’argomento rimane capziosa: la Bank of Japan sostiene che politiche monetarie volte alla stimolazione sarebbero controproducenti per la sua meta a lungo termine del cambiamento strutturale precisamente perché esse sarebbero efficaci nel conseguire la loro meta del creare una ripresa. Questo riconosce che l’economia risponderebbe a politiche procicliche, e quindi ammette che le teorie … neoclassiche non valgono per la situazione economica del Giappone. Se tali teorie non valgono, allora la meta a lungo termine del cambiamento strutturale non può essere giustificata logicamente. In altre parole, ammettendo che un declino a breve termine potrebbe essere necessario per implementare i cambiamenti strutturali, i propugnatori della riforma strutturale si privano della loro principale argumentazione relativa priprio al perché le riforme strutturali siano necessarie. Coloro che hanno concordato con i cambiamenti strutturali perché sentivano che il vecchio sistema non funziona sono stati fuorviati. La Bank of Japan in effetti concorda con molti dei suoi critici sul fatto che l’economia, in uno stato non riformato, avrebbe potuto produrre una crescita più elevata di quella che c’è stata per la gran parte degli anni ’90. Se le cose stanno così, allora perché mai la Bank of Japan ha voluto cambiare la struttura economica del Giappone? Una crescita più alta non può essere la motivazione.
In secondo luogo, l’analisi costi−benefici del benessere sociale dà contro all’esperimento dal vivo su larga scala della Bank of Japan. Le politiche procicliche mirano alla crescita economica, quindi ad aumentare le dimensioni della torta del reddito nazionale. Le politiche strutturali mirano all’efficienza. Mentre la riforma strutturale potrebbe senz’altro avere successo nell’incrementare marginalmente l’efficienza dell’economia, per come misurata da certi indicatori, sembra chiaro che gli enormi costi economici e sociali della recessione decennale abbiano di gran lunga superato i potenziali benefici. Prolungare la recessione al fine di implementare il cambiamento strutturale è come rimpicciolire una torta sino ad una dimensione minuscola, solo per essere in grado di tagliarla più faclmente.
Non c’è quindi nessuna buona motivazione economica per perseguire i tipi di politiche che la Bank of Japan ha perseguito nello scorso decennio. Questo ci lascia con il fatto che la decisione sulla riforma strutturale è in ultima analisi una decisione politica. Indipendentemente dal fine ultimo, la questione qui è se l’implementazione di un’agenda di cambiamento strutturale a lungo termine che influenza la distribuzione del reddito e della ricchezza, le istituzioni sociali ed economiche e la società in generale sia in realtà il compito di banchieri centrali non eletti. Niente, nella legislazione vecchia o nuova sulla Banca del Giappone, ha mai conferito alla banca centrale un tale mandato. Nelle parole di Posen …: ‘nessun cittadino giapponese ha eletto la Banca del Giappone per perseguire questa politica del promuovere la ristrutturazione, e di fatto nessun funzionario eletto ha delegato questo compito alla Banca del Giappone od ha posto nel suo mandato l’obiettivo di "incoraggiare la distruzione creativa". Creare il consenso pubblico per la ‘necessità’ di una riforma strutturale creando intenzionalmente una recessione deve costituire un abuso di potere. La popolazione vuole davvero essere manipolata in una maniera così costosa e disonesta?”

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