Crimine contro l’Umanità: Pensiero Unico in Economia, 70

Quanto alla portata di tale abuso di potere fraudolento, nascosto, totalitario, Werner dapprima ce ne dà un indizio con la strategia “bastone e carota” della Banca Centrale Europea: quando una nazione europea resta indietro sulla sua agenda di riforme strutturali, il “bastone” è diminuire drasticamente la sua creazione di credito in modo da – come ora sappiamo – indurla ad “accelerare”; quando una nazione europea è avanti su di essa, la “carota” è incrementare la sua creazione di credito in modo da – indovina un po’ – fingere che la sua conseguente espansione sia tutto merito delle riforme strutturali. Testimoni: la Germania per il bastone, l’Irlanda per la carota, dal 2001 in avanti.
E poi, dopo questo primo indizio, Wermer osserva: “Un rapido esame delle dichiarazioni da parte dei banchieri centrali in tutto il mondo – compresi molti paesi in via di sviluppo e mercati emergenti – farà scoprire velocemente che hanno molto in comune, non importa dove siano stati pronunciati. La politica monetaria non ha potere, e l’onere dell’azione politica spetta ad altri attori, il cui compito principale è, secondo la banca centrale, implementare profondi cambiamenti strutturali. Analizzando i dettagli precisi di questi cambiamenti strutturali raccomandati, indipendentemente dalla nazione o dal continente, sembrano consistere nella medesima serie di politiche che sono state etichettate ‘Washington consensus’, dato che sono state energicamente avanzate dalle principali istituzioni con base a Washington, quali la Federal Reserve, il Tesoro statunitense, il FMI, la Banca Mondiale, la Banca di Sviluppo Inter−Americana, ed i loro vari satelliti e sussidiarie. Come abbiamo visto nei precedenti capitoli, le organizzazioni internazionali quali la Banca Mondiale considerano le crisi una ‘opportunità’ per implementare la ‘riforma strutturale’ e ‘trasferire la proprietà’.”

Werner aggiunge che “A dispetto di queste conclusioni devastanti, nessuno dei fatti qui sopra viene segnalato agli studenti di economia, né ai giornalisti od al grande pubblico. Apparentemente inconsapevoli dei fatti di questo mondo, i banchieri centrali e gli economisti teorici continuano a ripetere il mantra dell’importanza dei tassi d’interesse, derivato dai loro modelli teorici, come monaci che fanno girare una ruota della preghiera. Coloro che non hanno il tempo di verificare i fatti vengono facilmente sviati dai cosiddetti esperti che dovrebbero conoscere meglio l’argomento.”
E che “Ogni burocrazia, banche centrali comprese, costituisce un gruppo d’interesse, e se la struttura di incentivi complessiva all’interno della quale opera non è ben progettata è probabile che si apra un varco, e che si allarghi gradualmente, fra gli interessi generali della società e gli interessi settari della burocrazia stessa. Di nuovo, la saggezza del concedere l’indipendenza alle banche centrali senza controlli e contrappesi commisurati nelle loro attività, viene messa in discussione.”

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