Crimine contro l’Umanità: Pensiero Unico in Economia, 58

Secondo il dogma del “vantaggio comparativo”, per far andar bene le cose tutti i paesi devono “concentrarsi sul loro vantaggio comparativo”; tradotto per i paesi poveri ed in via di sviluppo questo diventa “nessuna necessità di sviluppare industrie indigene”, mentre “dovevano continuare a produrre materie prime a basso valore aggiunto ed a basso prezzo, i cui prezzi relativi è noto che declinano inesorabilmente, mentre i loro consumatori devono comprare i prodotti finiti all’estero, a prezzi relativi in costante aumento – importandoli dai maggiori azionisti dell’FMI e della Banca Mondiale. Dato che le ben note tendenze a lungo termine dei prezzi in calo delle materie prime e di quelli in aumento dei prodotti finiti significano che i paesi in via di sviluppo riceveranno sempre di meno per le loro esportazioni, mentre devono pagare sempre di più per le loro importazioni, essi non possono fare a meno di indebitarsi con i paesi ricchi. Quando il debito diventa grande, l’FMI sembra pronto a prendere il controllo del governo e ad organizzare ulteriori ‘benefiche’ riforme mercatiste, quali il taglio ai sussidi alimentari ed alla spesa sociale, mentre si impadronisce di risorse nazionali chiave come garanzie per gli investitori stranieri.”
Secondo il dogma del “flusso libero del capitale”, per far andar bene le cose tutti i paesi devono attuare una “liberalizzazione dei flussi internazionali di capitali”; tradotto per i paesi poveri ed in via di sviluppo questo diventa che essi “si sono solo indebitati maggiormente, spendendo una quota crescente delle loro risorse per i pagamenti degli interessi e degli interessi sugli interessi. Spesso, i pagamenti per interesse da soli sono superiori a qualsiasi prestito iniziale ricevuto. Inoltre, la liberalizzazione dei flussi internazionali di capitali che veniva esortata con forza per i paesi in via di sviluppo dal Tesoro statunitense, dall’FMI e dalle altre organizzazioni internazionali neoliberali ha spesso prodotto disastri economici importanti, sotto forma di crisi delle bilance dei pagamenti e di crolli delle valute e dei mercati finanziari, come accaduto durante la crisi asiatica o molte volte in America Latina.”
Aggiungiamo al dogma del “vantaggio comparativo” il principio della ripartizione del rischio contrapposto a quello della dipendenza economica, aggiungiamo al dogma del “flusso libero del capitale” quello che ora sappiamo sulla sovranità monetaria contrapposto a quello che ora sappiamo sulla sua usurpazione, e poi chiediamoci cosa ci vuole per coprire tutto questo come “qui non c’è in corso alcun attacco”.

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