Crimine contro l’Umanità: Pensiero Unico in Economia, 25

A dispetto del fatto che il Giappone superasse l’Europa ed il Nord America per 45 anni, dalla seconda guerra mondiale sino alla recessione degli anni ’90, i sostenitori della dottrina neoclassica sostenevano che il suo sistema fosse un ostacolo alla sua prosperità e, abbastanza ovviamente, tale dottrina non conquistava molto consenso in Giappone. Poi venne la recessione, e con essa maggiore ricettività, e la stessa dottrina che non era in grado di replicare il successo passato del Giappone non era nemmeno in grado di porre fine alla sua attuale recessione, nonostante i suoi aderenti facessero in modo di trasformare quella recessione in una prova a favore dei loro modelli e delle loro ricette di “riforme strutturali”; ovvero, “deregolamentazione, liberalizzazione e privatizzazione”.

Vediamo di essere un po’ tecnici a proposito di un primo gruppo di fondamenti teorici neoclassici, sui quali è basato un primo gruppo di ricette neoclassiche. Queste ricette hanno a che vedere con la spesa pubblica ed i tassi di interesse. Werner ci informa circa questi fondamenti.
Il primo non è specifico della teoria neoclassica, ed è che la produzione reale è il risultato delle risorse e della loro produttività. Giusto per essere chiari, quante patate dipende da quanti contadini e terra, e da quanto i contadini siano abili e la terra fertile.
Il secondo, al contrario, è peculiare alla teoria neoclassica, è assunto arbitrariamente come vero proprio come gli altri principi neoclassici discussi prima, e dice che la produzione reale è uguale a quella potenziale. Giusto per essere chiari, tutte le patate che quei contadini e quella terra possono far crescere verranno fatte crescere, sempre e comunque.
Il terzo deriva dalla combinazione dei primi due, ed è che, perché la teoria neoclassica spieghi la realtà e quindi sia vera, per qualunque cambiamento nella produzione ci devono essere cambiamenti corrispondenti nelle – e soltanto nelle – risorse e/o nella loro produttività.
Beh, le scoperte di Werner sul caso giapponese sono che sono tutte false: primo, non ci furono cambiamenti nelle risorse e nella produttività tali da giustificare la recessione; secondo, la produzione reale nel corso della recessione non era pari alla produzione potenziale; e quindi terzo, la teoria neoclassica ha fallìto nello spiegare la realtà.
E questo è quanto circa i fondamenti neoclassici delle ricette sulla spesa pubblica e sui tassi di interesse. Evidentemente, le loro radici dovevano essere in terreni diversi dalla verità, perché le ricette derivate da essi si sono fatte strada nei corridoi del potere a dispetto della verità. Infatti…

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