L’associazione a delinquere banchiere-re e banchiere-politico

L’arrivo dei banchieri ha sconvolto la vita dei Re. Indovina a beneficio di chi e a danno di chi?

Il portafoglio del re ed il portafoglio del paese erano un po’ come quelli dell’imprenditore scadente e della sua azienda: difficile distinguere dove finisca l’uno ed inizi l’altro, difficile dire come vada l’azienda se il suo titolare pesca dai suoi fondi come fossero i suoi fondi personali. Proprio come l’imprenditore da due soldi che rovista nel portafoglio della sua azienda quando si tratta di comprare qualcosa di personale, ma poi affonda con la nave quando la sua azienda fallisce dopo aver troppo attinto irresponsabilmente da essa, il re una volta si serviva a piacimento dei soldi della nazione, ma quando era il momento di andare in guerra era lui a doverla pagare, di persona. Era il re il primo che faceva meglio a non perdere la guerra, altrimenti erano guai.

Ma un bel giorno arrivò il banchiere, e fu ben lieto di far prestiti al povero re bisognoso. E così il re iniziò ad accumulare il suo debito nei confronti del banchiere. E il banchiere fu ancor più lieto di assicurarsi che le probabilità che il re sprofondasse sempre più nei debiti continuassero ad aumentare. Come? Qual’è la cosa più costosa in cui imbarcarsi – per chi chiede il prestito, e la più lucrosa – per chi lo concede? La guerra. Perciò, per assicurarsi che i re si imbarcassero nelle guerre, i banchieri si specializzarono nel fomentarle e nel concedere prestiti ad entrambi i fronti.

Ed un altro bel giorno il re si rese conto che avrebbe potuto essere più furbo, che sarebbe stato più lucroso avere il banchiere come socio in affari che come creditore. Cospirando e lucrando assieme dallo scaricare il fardello del debito su qualcun altro. Indovina chi.