Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 47

Il risultato è molto simile a quello che ci fa chiamare PTS un PTS: i guai risultanti. Anche qui, amplifichiamo e ritrasmettiamo il torto, invece di riconoscerlo e fermarlo.
E così il torto sopravvive e persino cresce florido, tramandato di mano in mano, di persona in persona, di generazione in generazione, di civiltà in civiltà, per nostro danno e vergogna.
Come distingui il giusto dallo sbagliato? Come fai a distinguere cosa sia sano razionale, costruttivo da quello che è folle, irrazionale, distruttivo? Beh, etica: produce la condizione migliore e più durevole per il maggior numero di entità coinvolte? E lo fa per davvero?

A proposito, un caso interessante della combinazione di due dei nostri difetti umanoidi, essere quantitativi e drammatizzare, è chiamato: drammatizzare un non poter avere. La definizione di avere, come verbo e come sostantivo derivato, qui è: essere in grado di raggiungere; il raggiungere non è impedito. Per esempio, se puoi guardare qualcosa o qualcuno che ti piace, e non ti è impedito farlo, beh, tu hai quel qualcosa o quel qualcuno. Non hai bisogno di trascinartelo dietro: se puoi averlo nel tuo universo, lo hai.
Detto questo, puoi osservare come alcuni indulgano in questa particolare drammatizzazione che sfrutta l’inclinazione della vittima ad essere quantitativa: la persona che drammatizza comunica, ancora ed ancora, alla persona bersaglio il messaggio “Questo è desiderabile, desideralo!” Sinchè come risultato, essendo quantitativo, il bersagio reagisce a quella persistenza salendo lungo una scala di atteggiamenti dalla totale inconsapevolezza iniziale di "questo" alla bramosia finale di "questo".
Ed una volta che il bersaglio è cotto a puntino, che cosa gli dice la persona che drammatizza? “Lo brami adesso, vero? Beh, non lo puoi avere.” Vale a dire, il solo ed unico scopo in primo luogo per creare una bramosia per "questo" è negare "questo". Creare un desiderio solamente per frustrarlo.
È degno di nota quanto spesso quel "questo" sia sé stessi: quanto certa gente s’impegni per sedurre al solo scopo di: “Mi brami adesso, vero? Beh, non mi puoi avere.”
Comunque, anche se questa drammatizzazione è particolarmente appariscente nel campo delle relazioni, non è certo limitata ad esso; al contrario, è un esercizio interessante rilevarla all’opera in qualsiasi area della vita e del conportamento umano.

È sana, razionale, costruttiva la drammatizzazione? Ma quanta ce n’è al mondo, e quanto il danno?

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