Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 7

Come se la corrente da reggere fosse troppa per noi ed i nostri fusibili saltassero, provocando lo scatenarsi di una scarica attraverso le nostre facoltà; una scarica della nostra incapacità di padroneggiare noi stessi. Se fissiamo troppo a lungo un umanoide negli occhi, la reazione scontata sarà: “Cazzo vuoi? Cazzo c’hai da guardare?” In effetti, gli studiosi del comportamento animale ci dicono di non fissare negli occhi gli animali perché la prenderanno come una sfida, in quanto il confine della consapevolezza animale è più o meno la difesa del loro territorio o ruolo dominante.

Un essere umano, in quanto entità non semplicemente consapevole, ma anche consapevole di essere consapevole, ha innumerevoli altre ragioni per fissare, non ultime ponderare, fruire, o il puro essere lì a proprio agio, e questo come il primissimo requisito per essere causa invece che effetto e conseguentemente poter arrivare da una qualunque parte. Un essere umano è consapevole di essere consapevole, ed è causa; un umanoide si comporta come un animale, ed è effetto. Meglio sottolinearlo: il requisito vitale per arrivare da qualche parte è essere causa invece di effetto, noto come affrontare, e l’affrontare è la capacità di essere lì a proprio agio e basta, osservando senza reagire, in modo da agire secondo necessità; affrontare non è agire comunque sia, affrontare è osservazione perfetta ed azione secondo necessità e da una posizione di causa, non di effetto.
Ci sono molti modi in cui possiamo far saltare i nostri fusibili, ma tutti probabilmente classificabili sotto attaccare, scappare, evitare, ignorare, soccombere. Invece di affrontare e basta.

Qualunque sia il tipo di fusibile, il punto è questo: in realtà preferiamo sfuggire alla pressione piuttosto che dominarla. E quando si è precipitosi, affrettati, impazienti, dire che le informazioni, sulle quali sono basate le proprie opinioni e decisioni, sono grossolane non è che un delicato eufemismo; gli ovvi risultati sono quelli del brancolare nel buio in un mondo dai bordi taglienti basato sull’esattezza: quelli che Guglielmo Tell si aspetterebbe per la testa di suo figlio posta proprio sotto la mela a cui sta mirando se dovesse cedere a questa “impazienza”.

Dai difetti umanoidi al consenso manipolato