Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 35

La pubblicità e la propaganda sono una fonte di esempi illimitata: quando vogliono venderti un’auto, fingono di stare vendendoti un intero mondo desiderabile intorno ad essa, il che è totalmente irreale: quando vogliono screditare un oppositore, lo accostano a qualcosa di politicamente scorretto, che potrebbe essere altrettanto irreale, o comunque in realtà totalmente estraneo.
Senz’altro, metafore, parabole ed altre forme di associazione apparentemente sono usate solo per conferire maggiore impatto a qualcosa associandolo a qualcos’altro più familiare al pubblico bersaglio: ma persino nella retorica c’è più di quanto sembri riguardo al nostro essere associativi: “bianco” diventa “bianco come la neve”, “freddo” “freddo come il ghiaccio”, “bollente” “bollente come l’inferno”, “quella cosa” “quel diavolo di cosa”, lo “smarrito” diventa “pecorella smarrita” ed il “soccorritore” “buon pastore”, e così via.
Beh, ciò di cui non siamo molto consapevoli è che questi non sono solo dei semplici rafforzativi: un po’ di quello che significano per noi penetra in ciò cui sono associati. Quindi, per noi, quel bianco saprà di neve, quel freddo saprà di ghiaccio, quel caldo saprà di inferno, quella cosa sarà in qualche modo infernale, il salvataggio sottintenderà sottomissione, e così via.

Ci specializziamo nel fondere il monaco ed il suo abito, il dato con la sua presentazione, e poi nel giudicare il monaco dall’abito, persuasi che la presentazione del dato sia il dato. Dici che è troppo palese per funzionare? Ricordati che siamo quantitativi: diamogli una seconda occhiata dopo che ci abbiano lavorato a sufficienza. Quindi non è che quel che non va nell’essere associativi è eccedere nel farlo: non c’è un livello accettabile di essere associativi, è una trappola in sè. È fare il gioco dei nostri manipolatori.

Dai difetti umanoidi al consenso manipolato