Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 14

Poi, accade la blasfemia inconcepibile: il Grande Fratello diviene la madre di tutti i reality show. Il bersaglio stesso contro cui puntiamo la nostra arma ce la strappa di mano e la rivolge contro di noi. La forza bruta schiaccia l’intelligenza. O, piuttosto, l’intelligenza permette alla forza bruta di fare ciò. E ciò che veniva paventato come un incubo dall’intelligenza, un’esistenza sotto sorveglianza, viene usurpato dalla pura forza bruta della televisione e diventa la frivola norma abietta dell’intrattenimento per fessi istupiditi.
Nel corso di una generazione, siamo passati dal conoscere il Grande Fratello come il male assoluto incombente della spietata ed onnipresente espropriazione e distruzione del nostro sé più profondo, al conoscere il Grande Fratello come la banalizzata normalità dello spiarsi reciprocamente la propria disorientata vacuità inscenata, grazie ai burattinai della nostra cultura. Nel corso di una generazione, siamo passati dal guardare il male dritto negli occhi all’essere il prodotto del suo successo. Questo non è soltanto l’insulto ultimo della forza bruta nei confronti dell’intelligenza. Questo è un risultato non da poco da parte dei soppressivi, ed una vergogna non da poco da parte nostra.

Se non proteggiamo la nostra intelligenza con abbastanza forza, essa rischia non solo di venire schiacciata, ma, ancora peggio, di venire anche usurpata e rivolta contro di noi, e questo è esattamente ciò che la personalità “vincente” farà alla personalità “perdente”: quando l’intelligenza ritrae per stigmatizzare, usa le virgolette per esprimere agli altri che il suo ritratto è una parodia a fini di critica; quando la personalità “vincente” usurpa quel ritratto con la forza bruta, essendo incapace anche solo di notare quelle virgolette, le strappa senza tanti complimenti, e poi si impadronisce di quel ritratto alla lettera e lo usa per nutrire la sua forza bruta fagocitando la sua stessa caricatura di fronte ad un pubblico che si inchina, composto di personalità “perdenti”.

Dai difetti umanoidi al consenso manipolato