Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 11

Siamo grezzi:

Inclini alla grossolanità e refrattari alla sottigliezza, prediligiamo cocciutamente il semplicistico sul dettagliato. Supponi che qualcosa di pericoloso si stia muovendo vicino a noi nel buio, e la sola luce disponibile è stroboscopica; il nostro destino dipende inesorabilmente dalla velocità del lampeggio stroboscopico: troppo lenta la velocità, troppo scadenti e scarse le nostre informazioni, troppo poche le nostre possibilità. In precedenza ho richiamato la tua attenzione sul fatto che tutte le risposte sono fondamentalmente semplici; beh, questo è completamente diverso. Guai a colui che prende la sciatteria nel metodo per semplicità nel risultato. Quando osserviamo qualcosa, è come se ne scattassimo una serie di fotografie – e ciascuna foto, immobile e bidimensionale, non è che una lontana approssimazione della cosa reale, tridimensionale e in movimento. Quindi, quando noi e quella cosa saremo faccia a faccia, faremmo meglio ad avere avuto e studiato il maggior numero possibile di sue foto, o sarà peggio per noi. Abbastanza prevedibilmente, invece, ci arroghiamo il diritto di dettare i destini della gente e delle questioni sulle solide basi di un paio di loro foto tessera.

Nello stesso ordine di idee c’è la ripetizione dell’ispezione. Repetita iuvant, le ripetizioni giovano, dicevano i Romani. E tu puoi verificare la sua veridicità in entrambi i suoi usi: per chiarire o per manipolare. Accenno alla manipolazione in un altro paragrafo, quindi qui è sufficiente dire che quanto al chiarimento devi solo provare e verificare: prendi quello che vuoi e osservalo, ispezionalo e studialo ripetutamente, e poi nota se nel farlo trovi sempre più comprensione e sfaccettature e dettagli non notati prima. Una volta fatto ciò, il prossimo passo è ripeterlo con qualcos’altro, e poi con qualcos’altro, finchè non hai una base statistica abbastanza ampia su cui poter affermare conclusivamente se la sottigliezza nell’osservazione sia universalmente una virtù utile e funzionale. Alla luce di tutto questo, considera come, più la gamma di colori che siamo capaci di rilevare si restringe in direzione del bianco e nero, più facile sia il compito di coloro che mirano a spostarci dall’autocontrollo al controllo telecomandato.

Siamo quantitativi:

C’è un vecchio detto lombardo, “Chi vusa püsée la vàca l’è sua.” Letteralmente significa: “Chi grida più forte, la mucca è sua.” O, in termini più espliciti: “Chi grida più forte conquista la proprietà della vacca agli occhi della gente.” Per chiunque, per arrivare da qualsiasi parte, due ingredienti sono vitali: intelligenza e forza. Entrambi sono vitali, il che significa che, in mancanza dell’uno o dell’altro, non si va da nessuna parte. E fra intelligenza e forza, noi privilegiamo la – o piuttosto soccombiamo alla – forza. Noi, esseri fatti di qualità, abdichiamo al mondo, fatto di quantità. Se c’è qualcosa per cui meriteremmo la dannazione, beh, eccolo: qualsiasi cosa diventa vera per noi a furia di pura e semplice ripetizione, impatto, forza, quantità, indipendentemente dalla sua verità.

Qui è dove dimostriamo di cosa siamo fatti, acciaio o argilla. Qualsiasi montatura, qualsiasi bugia, diventa la verità se viene ripetuta abbastanza in lungo e in largo in termini di tempo, spazio, forza, ripetizione o qualsiasi forma di quantità, a dispetto della sua qualità; e siamo propensi a vedere in essa della qualità in base alla quantità con cui siamo stati sopraffatti.

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