Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 18

La faziosità per fissazione è come essere ipnotizzati: si viene avvisati del precipizio più avanti, si ringrazia come se si avesse ascoltato, e poi si cammina risolutamente oltre il suo ciglio e si precipita come se non si avesse neanche sentito. Questo prova che si è o ipocriti o non lì a controllare sé stessi, o entrambe le cose; un fatto puro e semplice.
È cosa normale come ubbidiamo prima alle nostre fissazioni interiori, e solo in second’ordine prendiamo in considerazione le circostanze effettive, ma solo tanto quanto esse calzano alle nostre fissazioni.
Si può anche difendere il proprio stato ipnotico, e prendersela per i tentativi di farcelo notare.
L’irrazionalità non è solo uno stato meramente passivo: essa difende sé stessa attivamente. A spese del soggetto. E di tutti noi.
Ed i fondovalle dei nostri sé interiori, da dove guardiamo il nocciolo dell’esistenza, di noi stessi, dei nostri simili, della vita e del mondo, sono pericolosamente disseminati di raccapriccianti discariche con montagne di gente precipitata che non è stata capace di vincere le proprie fissazioni, e di nostre speranze riposte in loro che ci riuscissero. A parte la solitudine, discariche tanto pericolose ed inquinanti quanto può esserlo la perdita della speranza.

La faziosità per pura inerzia è una vergogna come quella di un gommone di salvataggio cui serva la stessa distanza di una petroliera per virare o fermarsi. La nostra intelligenza non è un fatto materiale, non è vincolata da leggi fisiche come quella dell’inerzia, eppure ci comportiamo come se lo fosse – il che è una vergogna ed un tradimento. Nonostante l’avere apparentemente osservato, messo a confronto, debitamente soppesato e genuinamente deciso in favore di un corso di azione o stato di cose migliore, di fatto si prosegue nel corso o nello stato che si è deciso di abbandonare, così indefinitamente da far nutrire il fondato timore che il cambiamento verrà posto in essere troppo tardi – se mai lo sarà. Un po’ come quegli enti o funzionari pubblici che persistono nel reato dopo che questo è stato debitamente riconosciuto e persino sanzionato come tale. E così la gente si sente come l’equipaggio della petroliera, che guarda il faro avvicinarsi mentre spera che il capitano non abbia dato l’ordine di virare troppo tardi, e addirittura si domanda se quell’ordine lo abbia dato veramente, quando il ritardo diviene così grave, date le circostanze, da diventare indistinguibile dall’inazione.

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