Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 19

L’inerzia emozionale è una sfaccettatura che vale la pena di menzionare di per sé stessa: qui l’essere associativi e l’essere inerziali si fondono nel nostro trasferire le nostre reazioni emozionali dal colpevole all’innocente. Il nostro sostegno alle vittime dei torti, e la nostra gratitudine verso gli eroi che li denunciano, prende la forma del trattarli come se fossero loro i colpevoli. Nota l’uso del termine re−azione: qualcuno o qualcosa aizza le nostre emozioni, e siamo effetto di quel qualcuno o qualcosa e del nostro trasporto emozionale. Ed una volta caricata la molla, si parte: chiunque e qualsiasi cosa sia a tiro per la durata di quel trasporto è spacciato.

Siamo “ragionevoli” − nel senso sottolineato dalle virgolette intorno:

Vale la pena rammentare che il verbo “giustificare” significa “rendere giusto qualcosa”, e poi puntualizzare che se qualcosa ha bisogno di essere “reso” giusto, ciò significa che non è affatto giusto in primo luogo. E noi prediligiamo la giustificazione rispetto al riconoscimento nudo e crudo della stortura; vediamo qualcosa di sbagliato e, primo, ci concentriamo istantaneamente sulle ragioni per cui il suo essere storto è giustificato e poi, secondo, siamo perfettamente disposti ad accontentarci delle ragioni che vengono fornite per cui non lo si può raddrizzare – evitando così accuratamente la premessa che potrebbe metterci in condizioni di raddrizzarlo: il puro e semplice riconoscimento che qualcosa di sbagliato è qualcosa di sbagliato e questo è quanto. Parte di ciò è che non siamo disposti ad affrontare qualsiasi punto in cui lasciamo a desiderare: è troppo duro guardarci per davvero allo specchio ed ammettere i nostri punti deboli.
E se conduciamo vite “ragionevoli”, presto ci ritroviamo strangolati da una giungla di cose storte, ed ancora incapaci di renderci conto di quanto la situazione sia seria, e di quanto grande sia la nostra parte nella responsabilità per essa. Questa “ragionevolezza” fra virgolette è una forma di cecità, ed una forma sottile in quanto il cieco non si rende conto di essere cieco. O, piuttosto, una forma più particolare che sottile nella misura in cui si afferma di vederci benissimo per nascondere tanto a sé quanto agli altri la propria intenzione di essere cieco.

Dai difetti umanoidi al consenso manipolato