Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 40

In altre parole, siamo capaci di essere un metro dietro la nostra testa e guardare l’intera cosa – la scena e gli elementi in essa, noi stessi compresi – dall’esterno e dall’alto? Le personalità artificiali sono più egoiste delle persone. Perché lì non c’è nessuno. Solo macchinari. Nessuno per distinguere il giusto dallo sbagliato.

Difficile sfuggire alla miopia nell’etica quando miopi nella consapevolezza. Difficile sentire, difficile venire raggiunti, difficile venire toccati, quando non c’è nessuno, lì.

Siamo squilibrati:

Non riusciamo a classificare le cose. È stato detto che valutare è paragonare: caratteristiche, valori, importanza possono solo essere relativi, si possono determinare solo a fronte di termini di paragone. Se provi ad immaginare l’assenza di qualsiasi altro elemento a cui paragonare qualcosa, probabilmente lo troverai ben difficile; e probabilmente questo dimostra quanto il paragonare sia intrinseco al – se non sinonimo del – valutare. La valutazione assegna valori, ed i valori non sono che gradazioni di idoneità ad uno scopo. Effettivamente, le cose vengono paragonate ad altre cose ed a fronte di scopi, e sia le altre cose che gli scopi si possono considerare termini di paragone. Da questo deriva che i valori sono relativi: una cosa è più o meno importante quando paragonata ad un’altra cosa, e quando considerata riguardo ad uno scopo. Ed anche uno scopo è più o meno importante di un altro scopo quando considerato a fronte di uno scopo più basilare. Così come un ordine di grandezza è più vasto o più piccolo di un altro ordine di grandezza.
Tutto questo alla fine risale al fondamento dell’etica: sopravvivenza di tutto e tutti nelle migliori condizioni possibili per un tempo il più lungo possibile. Allora l’etica è una questione di gradazioni, dove “fare del proprio meglio” di fatto significa accertare e fare quello che è relativamente meglio fra tutti i possibili percorsi di azione.
Il nostro difetto qui è il violare l’importanza relativa: non riusciamo a vedere, o non vogliamo vedere, la reale gerarchia etica fra gli scopi e fra le cose, così privilegiamo l’insignificante sul vitale, ed abbiamo il coraggio di lucidare un paio di oblò mentre lasciamo che la ruggine corroda l’intero scafo. È senz’altro un esercizio salutare quello del riconoscere le infinite forme e casi in cui noi indulgiamo in questo ed in cui i nostri manipolatori indulgono nel creare e sfruttare tali forme e casi.

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