Da orafi a banchieri, dal denaro alla valuta

E queste sono le cose che seguono lungo questo percorso: le genesi correlate di banchieri e banche, e di un tipo di moneta ambiguo.

Secondo alcune ricostruzioni storiche, dopo che il valore “intrinseco” venne indotto nei metalli “preziosi” quali oro e argento, quelli che li usavano come materia prima e che quindi iniziarono a commerciarli furono gli orafi. Sin qui, l’orafo potrebbe venire considerata una professione ordinaria, in quanto il suo profitto doveva essere più o meno dello stesso ordine di quelli delle altre professioni che dovevano sostenere dei costi e consegnare un prodotto, e quindi non ancora in grado di spingere i suoi operatori dal nulla rapidamente e marcatamente al di sopra dei loro simili. Ma gettò le basi su cui il passo seguente potè avere luogo.

Ed il passo seguente è la genesi del tipo di moneta “ambiguo”. L’induzione di un valore “intrinseco” nei metalli “preziosi” era solo un punto di partenza, anche se promettente, e si avviava a venire portato ben oltre. Per coloro che lo sfruttano, il profitto derivante dal valore intrinseco indotto in beni come i metalli preziosi ha dei limiti: la quantità di quei beni è limitata, e procurarseli ha dei costi.

Gli orafi emettevano ricevute per l’oro loro affidato. Quelle ricevute iniziarono a prendere piede come mezzo di pagamento più pratico dell’oro. Si sviluppo’ una tendenza dell’oro a restare depositato e delle sue ricevute a circolare al suo posto. Nasceva lo “standard aureo”: carta garantita da oro. Un “Pagherò”, una cambiale: non ha valore intrinseco; rappresenta ciò che ha valore intrinseco perché è riscattabile in esso in qualsiasi momento.

Ora che esisteva, il denaro di carta garantito dall’oro poteva essere commerciato, e in particolare prestato, esattamente come qualsiasi bene; commerciato e prestato al suo valore nominale, e fruttare un interesse in proporzione al suo valore nominale. Un puntino lontano all’orizzonte stava iniziando a spuntare: la banca.