Da orafi a banchieri, dal denaro alla valuta, 4

Seconda ragione, infatti, questa posizione “a metà strada” è predisposta a venire sfruttata. Quelli sopra sono solo un paio di esempi di tutti i concepibili raggiri basati su questo tipo di denaro ambiguo, li ho scelti perché sono dei fondamenti che getteranno le basi dell’attività bancaria. Ma tutti ci portano ad una situazione in cui c’è più denaro cartaceo garantito da oro in circolazione dell’oro effettivo nelle riserve per sostenerlo. E via via sempre più carta rispetto all’oro. Un bel castello di carte che invita ad essere spazzato via da un assalto agli sportelli – e quali sono le conseguenze quando succede?

Ritorniamo all’Isola d’Esempio. Il tempo in cui qualcuno ha indotto valore intrinseco nell’oro e ci ha lucrato appartiene ormai al passato, e adesso tutti sono d’accordo che un’unità d’oro è un mezzo di pagamento valido che vale, diciamo, 1'000 unità di cibo. Qui vivono sempre 100 persone, e ciascuna possiede una unità d’oro; in totale, 100 unità di mezzi di pagamento in oro. Una di loro diviene un orafo, e cinquanta altre gli affidano il proprio oro; non per forgiarlo, solo perché ritengono sia meglio per la gestione e la sicurezza. L’orafo a sua volta dà loro 50 ricevute per le 50 unità d’oro. La gente inizia ad accettare quelle cinquanta ricevute come titoli validi riscattabili in oro vero in qualsiasi momento. Fintanto che le 50 unità d’oro in deposito riposano nel forziere dell’orafo, l’ammontare di mezzi di pagamento in oro in circolazione è sempre 100: 50 in oro e 50 in ricevute immediatamente riscattabili. Il deposito è un servizio perciò l’orafo potrebbe farsi pagare un canone per esso, ma il suo ammontare è di poco conto. Man mano che le ricevute prendono piede, l’oro giace sempre più inattivo, e sempre meno ne viene effettivamente movimentato. Che peccato. Così un bel giorno l’orafo incomincia a prendere quell’oro dai suoi forzieri e ad usarlo. Se lo usa come appartenesse a lui, ad esempio, lo presta ad interesse, e l’interesse finisce nelle sue tasche. Altrimenti può mettersi d’accordo con il proprietario dell’oro sul prestarlo e spartirsi gli interessi. Se invece l’orafo decide di prestare le ricevute, si mette d’accordo con chi le prenderà in prestito di scriverle dal nulla – senza alcun oro a garantirle – e prestargliele ad interesse.