Da orafi a banchieri, dal denaro alla valuta, 5

Lasciando da parte ogni rilevanza penale, mi concentrerei piuttosto sulla presenza di un qualche denominatore comune, perché in questo caso, esso ci risparmierebbe di immaginare tutti i possibili modi di sfruttare tali ricevute “garantite” dall’oro. Cosa questa non sorprendente, lo si può trovare attenendosi ai fondamenti: un inventario dei mezzi di pagamento “aurei” esistenti. Nel momento in cui un’unità d’oro e la sua relativa unità come ricevuta sono entrambe in circolazione, quell’unità “aurea” circolante di mezzi di pagamento è raddoppiata. La domanda conseguente è, come al solito, chi è il proprietario di questa nuova unità nel momento in cui nasce? Di nuovo menzioniamo la proprietà come il diritto legalmente tutelato al godimento dei beni, compreso il prestarli dietro interesse. Quindi: sull’Isola d’Esempio, prima ci sono in circolazione 100 unità di mezzi di pagamento in oro; poi ci sono in circolazione 50 unità in oro e 50 in ricevute a fronte di 50 unità di oro depositate. Poi supponiamo che l’orafo “usi” 40 delle 50 unità di oro depositate nel suo forziere, e quindi ora ci sono in circolazione 140 unità, 90 in oro e 50 in ricevute, e 40 di queste unità d’oro stanno rendendo un interesse all’orafo come se fossero sue, cosa che non sono. O supponiamo che l’orafo faccia lo stesso ma si spartisca l’interesse con il proprietario dell’oro. Oppure supponiamo che l’orafo emetta 100 ricevute supplementari non sostenute da nulla e le presti; ora ci sono in circolazione 200 unità: 50 in oro e 150 in ricevute – con oro nei suoi forzieri per sostenere solo 50 di esse – e quelle 100 ricevute supplementari stanno rendendo un interesse all’orafo come se fossero oro, o garantite da oro, cosa che non sono, e come se fossero sue, cosa che non sono; ed esse stanno anche consentendo a coloro che le hanno prese in prestito di acquisire potere d’acquisto come se fossero sostenute da valore reale, cosa che non sono.

A proposito, che gli orafi siano all’origine di questo tipo di denaro ambiguo è suffragato dai nomi: il denaro cartaceo è chiamato banconota o biglietto di banca, le ricevute−cambiali emesse dagli orafi passavano di mano nelle loro botteghe, e così era consequenziale soprannominare le botteghe banchi, o poi banche, e le ricevute note di banco, biglietti di banco, biglietti di banca, e quindi banconote.