Da orafi a banchieri, dal denaro alla valuta

E queste sono le cose che seguono lungo questo percorso: le genesi correlate di banchieri e banche, e di un tipo di moneta ambiguo.

Secondo alcune ricostruzioni storiche, dopo che il valore “intrinseco” venne indotto nei metalli “preziosi” quali oro e argento, quelli che li usavano come materia prima e che quindi iniziarono a commerciarli furono gli orafi. Sin qui, l’orafo potrebbe venire considerata una professione ordinaria, in quanto il suo profitto doveva essere più o meno dello stesso ordine di quelli delle altre professioni che dovevano sostenere dei costi e consegnare un prodotto, e quindi non ancora in grado di spingere i suoi operatori dal nulla rapidamente e marcatamente al di sopra dei loro simili. Ma gettò le basi su cui il passo seguente potè avere luogo.

Ed il passo seguente è la genesi del tipo di moneta “ambiguo”. L’induzione di un valore “intrinseco” nei metalli “preziosi” era solo un punto di partenza, anche se promettente, e si avviava a venire portato ben oltre. Per coloro che lo sfruttano, il profitto derivante dal valore intrinseco indotto in beni come i metalli preziosi ha dei limiti: la quantità di quei beni è limitata, e procurarseli ha dei costi.

Gli orafi emettevano ricevute per l’oro loro affidato. Quelle ricevute iniziarono a prendere piede come mezzo di pagamento più pratico dell’oro. Si sviluppo’ una tendenza dell’oro a restare depositato e delle sue ricevute a circolare al suo posto. Nasceva lo “standard aureo”: carta garantita da oro. Un “Pagherò”, una cambiale: non ha valore intrinseco; rappresenta ciò che ha valore intrinseco perché è riscattabile in esso in qualsiasi momento.

Ora che esisteva, il denaro di carta garantito dall’oro poteva essere commerciato, e in particolare prestato, esattamente come qualsiasi bene; commerciato e prestato al suo valore nominale, e fruttare un interesse in proporzione al suo valore nominale. Un puntino lontano all’orizzonte stava iniziando a spuntare: la banca.

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Il deposito in cassaforte stava diventando una parte sempre più considerevole dell’attività degli orafi. Le loro ricevute stavano prendendo piede come mezzo di pagamento. Allora venne l’idea – o piuttosto la tentazione –: se ci fossero in circolazione più ricevute del corrispondente oro nella cassaforte dell’orafo, chi se ne accorgerebbe?

Mentre gli orafi si stavano trasformando in banchieri, stavano anche iniziando a barare. Senz’altro sono stati escogitati molti modi di speculare sull’esistenza di quelle ricevute, prima, e sul denaro di carta garantito dall’oro poi. Vediamo di farcene un’idea.

Il proprietario dell’oro dà il suo oro in custodia all’orafo, l’orafo dà una ricevuta al proprietario, il proprietario usa la ricevuta come denaro. E intanto l’orafo presta l’oro lucrandoci un interesse, privando le sue ricevute della garanzia che le dovrebbe garantire verso i terzi che le accettano come convertibili in essa. Abbiamo detto che la proprietà è il diritto legalmente tutelato al godimento dei beni, e questo comprende il prestarli, e far pagare un interesse per il prestito. L’orafo non è il proprietario dell’oro, ma lucra su di esso come se lo fosse. Questo come si chiama? Furto, appropriazione indebita? Ma è facile immaginare come il potere contrattuale dell’orafo aumenti con il tempo sino a un punto in cui può imporre questo come un contratto capestro ai proprietari dell’oro, no? Come risultato, adesso abbiamo una delle sfaccettature dell’attività bancaria: quando depositiamo il nostro denaro in banca, quel denaro non è più esattamente nostro, ma abbiamo un credito nei confronti della banca per un ammontare corrispondente. Supponi che fossero beni invece che denaro, e che depositassimo la nostra casa in una banca: la banca non ci dovrebbe indietro la nostra casa, ma un ammontare equivalente in “denaro”. È una differenza sottile, che rivelerà più avanti il suo profondo significato, appena affronteremo che cosa sia quel “denaro”.

L’orafo presta dietro interesse le sue ricevute, convertibili in oro, senza possedere effettivamente il corrispondente quantitativo di oro, e quindi senza avere di che garantirle nei confronti di coloro che le accettano come convertibili in esso, proprio come sopra. Egli lucra sul fatto che le sue ricevute hanno acquistato un valore “come se fossero denaro”.

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Falsario, chi era costui? Colui che fabbrica denaro contraffatto, non essendogli stato conferito per legge un tale potere. E che, facendolo, si impadronisce del corrispondente potere d’acquisto creato dal nulla. Come risultato, adesso abbiamo un’altra delle sfaccettature dell’attività bancaria – classico caso del nascondere qualcosa mettendolo in bella vista dietro una sottile teca di vetro fatta di quelle falsità che “tutti sanno essere come stanno le cose e questo è quanto”: le banche creano denaro dal nulla, facendolo violano la sovranità monetaria del potere costituito, lucrano da questo oltre ogni immaginazione, e gli viene permesso di farlo senza venire perseguite come falsari – come minimo.

Le ragioni per etichettare questo tipo di denaro “ambiguo”?

Prima ragione, ha una posizione “a metà strada”, nel senso che non è denaro “fiat” senza valore intrinseco nè denaro “aureo” dotato di esso, ma resta in qualche modo sospeso fra di essi. O per essere meno naif e più precisi, è denaro “fiat” che finge di essere denaro “aureo” e svolge la sua funzione come strumento di soppressione finchè questo raggiro può essere tenuto in piedi e sfruttato. Il denaro di carta a “standard aureo” “garantito dall’oro” non è che una cambiale che finisce per non essere più riscattabile in niente, e per niente – ecco perché “garantito dall’oro” qui è fra virgolette. Incomincia come una ricevuta del valore effettivo, ossia che può essere scambiata con il valore effettivo subito, e progressivamente il suo essere riconvertibile viene sempre più ritardato e annacquato ed eluso ed ostacolato e ripudiato, finchè non svanisce del tutto. E mentre il suo essere effettivamente riconvertibile svanisce, i suoi sfruttatori lucrano su questo a danno della gente che subisce questa sua scomparsa occulta. Esso inizia travestito da denaro “aureo” con valore intrinseco, e finisce come denaro “fiat” privo di esso – senza che la gente si renda conto di questo; e nella transizione tutto il punto del chi sia il proprietario del suo potere d’acquisto “fiat” nel momento in cui nasce e di tutto quel che esso rende in qualsiasi forma viene totalmente e dolosamente eluso a vantaggio del profitto criminale dei suoi sfruttatori.

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Seconda ragione, infatti, questa posizione “a metà strada” è predisposta a venire sfruttata. Quelli sopra sono solo un paio di esempi di tutti i concepibili raggiri basati su questo tipo di denaro ambiguo, li ho scelti perché sono dei fondamenti che getteranno le basi dell’attività bancaria. Ma tutti ci portano ad una situazione in cui c’è più denaro cartaceo garantito da oro in circolazione dell’oro effettivo nelle riserve per sostenerlo. E via via sempre più carta rispetto all’oro. Un bel castello di carte che invita ad essere spazzato via da un assalto agli sportelli – e quali sono le conseguenze quando succede?

Ritorniamo all’Isola d’Esempio. Il tempo in cui qualcuno ha indotto valore intrinseco nell’oro e ci ha lucrato appartiene ormai al passato, e adesso tutti sono d’accordo che un’unità d’oro è un mezzo di pagamento valido che vale, diciamo, 1'000 unità di cibo. Qui vivono sempre 100 persone, e ciascuna possiede una unità d’oro; in totale, 100 unità di mezzi di pagamento in oro. Una di loro diviene un orafo, e cinquanta altre gli affidano il proprio oro; non per forgiarlo, solo perché ritengono sia meglio per la gestione e la sicurezza. L’orafo a sua volta dà loro 50 ricevute per le 50 unità d’oro. La gente inizia ad accettare quelle cinquanta ricevute come titoli validi riscattabili in oro vero in qualsiasi momento. Fintanto che le 50 unità d’oro in deposito riposano nel forziere dell’orafo, l’ammontare di mezzi di pagamento in oro in circolazione è sempre 100: 50 in oro e 50 in ricevute immediatamente riscattabili. Il deposito è un servizio perciò l’orafo potrebbe farsi pagare un canone per esso, ma il suo ammontare è di poco conto. Man mano che le ricevute prendono piede, l’oro giace sempre più inattivo, e sempre meno ne viene effettivamente movimentato. Che peccato. Così un bel giorno l’orafo incomincia a prendere quell’oro dai suoi forzieri e ad usarlo. Se lo usa come appartenesse a lui, ad esempio, lo presta ad interesse, e l’interesse finisce nelle sue tasche. Altrimenti può mettersi d’accordo con il proprietario dell’oro sul prestarlo e spartirsi gli interessi. Se invece l’orafo decide di prestare le ricevute, si mette d’accordo con chi le prenderà in prestito di scriverle dal nulla – senza alcun oro a garantirle – e prestargliele ad interesse.

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Lasciando da parte ogni rilevanza penale, mi concentrerei piuttosto sulla presenza di un qualche denominatore comune, perché in questo caso, esso ci risparmierebbe di immaginare tutti i possibili modi di sfruttare tali ricevute “garantite” dall’oro. Cosa questa non sorprendente, lo si può trovare attenendosi ai fondamenti: un inventario dei mezzi di pagamento “aurei” esistenti. Nel momento in cui un’unità d’oro e la sua relativa unità come ricevuta sono entrambe in circolazione, quell’unità “aurea” circolante di mezzi di pagamento è raddoppiata. La domanda conseguente è, come al solito, chi è il proprietario di questa nuova unità nel momento in cui nasce? Di nuovo menzioniamo la proprietà come il diritto legalmente tutelato al godimento dei beni, compreso il prestarli dietro interesse. Quindi: sull’Isola d’Esempio, prima ci sono in circolazione 100 unità di mezzi di pagamento in oro; poi ci sono in circolazione 50 unità in oro e 50 in ricevute a fronte di 50 unità di oro depositate. Poi supponiamo che l’orafo “usi” 40 delle 50 unità di oro depositate nel suo forziere, e quindi ora ci sono in circolazione 140 unità, 90 in oro e 50 in ricevute, e 40 di queste unità d’oro stanno rendendo un interesse all’orafo come se fossero sue, cosa che non sono. O supponiamo che l’orafo faccia lo stesso ma si spartisca l’interesse con il proprietario dell’oro. Oppure supponiamo che l’orafo emetta 100 ricevute supplementari non sostenute da nulla e le presti; ora ci sono in circolazione 200 unità: 50 in oro e 150 in ricevute – con oro nei suoi forzieri per sostenere solo 50 di esse – e quelle 100 ricevute supplementari stanno rendendo un interesse all’orafo come se fossero oro, o garantite da oro, cosa che non sono, e come se fossero sue, cosa che non sono; ed esse stanno anche consentendo a coloro che le hanno prese in prestito di acquisire potere d’acquisto come se fossero sostenute da valore reale, cosa che non sono.

A proposito, che gli orafi siano all’origine di questo tipo di denaro ambiguo è suffragato dai nomi: il denaro cartaceo è chiamato banconota o biglietto di banca, le ricevute−cambiali emesse dagli orafi passavano di mano nelle loro botteghe, e così era consequenziale soprannominare le botteghe banchi, o poi banche, e le ricevute note di banco, biglietti di banco, biglietti di banca, e quindi banconote.

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Ciò detto ai fini della chiarezza concettuale sui meccanismi di base, in realtà l’evoluzione tanto dell’attività bancaria quanto della moneta ambigua hanno avuto luogo in una maniera più scomposta e sparpagliata in termini di spazio, tempo e progressione, che, ai fini della stessa chiarezza concettuale, riassumerei in questo modo:

Nelle fasi di baratto premonetario la scelta di determinati beni di riferimento come mezzi di pagamento comporta l’istituzione di depositi, incaricati di assicurare la qualità di queste merci rigettando quelle al di sotto dei requisiti minimi, e consolidando così la fiducia in esse come mezzi di pagamento. A tali depositi viene conferita una quantità crescente di potere di emissione, sotto forma di ricevute che diventano dei Pagherò, non solo garantiti dalle merci ma anche denominati in merci come unità di misura. Questi beni incorporano valore intrinseco, e lo spostamento verso il denaro fiat inizierà solo dopo che i Pagherò garantiti da essi che inizieranno a circolare al loro posto eccederanno i beni reali nei quali dovrebbero venire convertiti. Nelle fasi a moneta coniata, anche la moneta coniata adottata come mezzo di pagamento incorpora il valore “intrinseco”; lo spostamento verso il denaro fiat prenderà la forma della tosatura delle monete, o di qualsiasi forma palese o nascosta di imbrogliare sul loro contenuto presunto.

Essendo i mezzi di pagamento vitali come il sangue per un organismo vivente, la loro scarsità è un freno alla sopravvivenza quindi, da un lato, sia la società che i suoi organismi di governo hanno, fra i loro scopi e compiti intriseci, la loro espansione – in proporzione con i beni esistenti – mentre, dall’altro, le persone o i gruppi soppressivi, fonti potenziali di guai, disonesti, stupidi, ignoranti od ostili hanno, fra i loro, la loro contrazione, in modo da soffocare la società, vuoi per sfruttarla, vuoi per assassinarla punto e basta. Un tipico esempio è l’origine del “sogno americano”, ovvero opportunità facili per tutti: al suo cuore c’è l’abbondanza di credito e mezzi di pagamento prodotti dal potere costituito che si incarica dello storico passo avanti costituito dall’organizzazione del credito, effettuata agendo come primo prestatore verso la società, e facendolo generosamente e con moneta libera da debito, contrapposto alla soppressione britannica perpetrata tramite la moneta a debito e la penuria monetaria imposte.

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Da ciò deriva l’entrata in scena del denaro fiat per espandere la base monetaria, liberandola dal vincolo della disponibilità di materia prima dotata di valore intrinseco, ma sempre da ciò deriva anche la cupidigia indotta sia nei poteri costituiti che negli operatori economici privati dall’opportunità di sovraprodurre moneta fiat, ed il conseguente germogliare di sistemi e tentativi di infiltrarcisi per sfruttarlo e/o pervertirlo.

Lo sviluppo del denaro fiat con tutte le sue caratteristiche va dal Pagherò alla banconota, passando attraverso qualsiasi forma di titolo negoziabile. La loro differenziazione è semplice: se un Pagherò è il debitore che riconosce il suo debito verso il creditore, qualsiasi forma di titolo di credito è lo stesso, ma con un valore ufficiale, legale; un titolo di credito è un qualsiasi modo in cui il debito del debitore ed il corrispondente credito del creditore possano venire dimostrati, reclamati, fatti rispettare di fronte a terzi ed in tribunale. E poi, mentre ciascun titolo di credito può essere a sè stante rispetto a qualunque altro, in quanto ciascuno può avere debitore diverso, creditore diverso, ammontare diverso e condizioni di rimborso diverse, ogni banconota porta standardizzazione e corso legale. La standardizzazione perché le banconote sono tutte interscambiabili fra loro, dato che tutte hanno lo stesso ammontare, lo stesso creditore – il portatore, lo stesso debitore – l’emettitore, le stesse condizioni di rimborso – a vista in oro o valore reale, si spera… Naturalmente queste caratteristiche avrebbero senso solo sinché le banconote fossero effettivamente garantite da beni reali dell’emettitore ma, ahimè, la caratteristica del corso legale apre la porta alla perdita proprio di quel senso…
Infatti, ed in breve, corso legale significa che la sua accettazione è imposta: sia gli enti pubblici che i cittadini sono costretti ad accettare quelle banconote, ed i debiti pagati con esse sono obbligatoriamente saldati. Ora, nella misura in cui si ritenesse che accettare banconote fosse un bene, non ci sarebbe bisogno di essere costretti a farlo, no? Tanto meno le banconote sono garantite da valore reale, tanto maggiore la necessità di imporne l’accettazione. Se sei in credito di una pagnotta, non lo considererai come liquidato con un pezzo di carta, a meno che questi sia accompagnato da una garanzia o da una minaccia.

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Il corso legale stesso, come ogni caratteristica delle forme di pagamento, non è sempre stato scontato; in questo vasto regno fra moneta “aurea” e moneta fiat, venivano usati come se avessero corso legale mezzi di pagamento, titoli di credito che di fatto non avevano un’unità di misura uniforme, né erano sanciti come aventi alcun corso legale, mentre la società poteva soffrire per la loro scarsità, ma certamente non un gran che per la loro mancanza di queste qualità – di sicuro non più di quanto lo farà per tutto quello che c’è in agguato dietro la moneta ambigua.

Ed ultima cosa – ma non per importanza, infine, nota come tali caratteristiche della banconota sussistano indipendentemente da chi ne sia l’emettitore, organismo di governo o banca privata che sia – il che significa che un organismo di governo potrebbe, chissà, imporre l’accettazione di denaro fiat non garantito da nulla emesso da una banca privata, lasciandoci tutti a domandarci il perché di questo inspiegabile favoritismo. Senz’altro il denaro, man mano che diventa sempre più fiat, consente all’emettitore di svincolarsi dall’onere del possesso del valore intrinseco con cui garantirlo – un altro modo di dire: permette di creare potere di acquisto dal nulla – e questo porta l’appetibilità del potere della sua emissione ad un nuovo ordine di grandezza. E conseguentemente anche gli sforzi di metterci le mani sopra.

Dapprima, l’emettere Pagherò, titoli di credito, era visto come una semplice parte delle attività di qualsiasi impresa, e cittadini, imprese, banche, ecc. emettevano, accettavano, scambiavano e rimborsavano in beni reali le cambiali. Per quanto ovvio questo possa apparire, ciò significa una libertà ed un’indipendenza molto precise: chiunque ha diritto ed è libero di emettere un mezzo di pagamento, ed assumersi la responsabilità di sostenerlo con la propria promessa di rimborsarlo, e chiunque ha diritto ed è libero di scegliere se accettare quel mezzo di pagamento, e quindi far credito, e far rispettare la responsabilità di rimborsarlo, a chiunque altro o no. Paragona questa libertà con il denaro fiat a debito imposto a corso legale: è un po’ diverso, vero? In seguito e progressivamente l’attività bancaria si è sviluppata ed ha operato come attività privata a sé stante.

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Di nuovo, qualcosa di molto preciso qui: fino a questo stadio, le banche dovevano competere fra loro e sostenere i loro Pagherò con valore reale proprio come chiunque altro. Più in seguito e progressivamente, lo sviluppo dell’attività bancaria prese la forma del concepimento e della richiesta di statuti per l’attività bancaria – magari per proteggere i banchieri dalle loro vittime, piuttosto che il contrario.

Infatti, è interessante considerare a questo punto come, sebbene sia vero che l’idea precede l’intenzione, a volte in qualche modo sia l’inverso, e sono le idee – idee meno nobili – a scaturire dalle intenzioni – intenzioni meno nobili –. Come qualsiasi altra cosa, statuti e corporazioni possono venire usati a fini onesti o disonesti: per assicurare la qualità del prodotto consegnato dai membri, ma anche per evitare di avere troppi concorrenti a prendere parte al cartello. Una questione d’intenzione, di scopo base. E man mano che i farabutti si rendono conto che il denaro fiat è una gallina dalle uova d’oro, spuntano molte intenzioni di metterci le mani sopra. Ammesso e non concesso che ci dovesse essere denaro ambiguo o denaro esplicitamente fiat, a chi allora spetterebbe lucrarci? A noi tutti è l’unica scelta onesta: il proprietario del suo potere d’acquisto nel momento in cui esso nasce dovrebbe essere il produttore del prodotto reale, idealmente, oppure tutti i cittadini, o almeno il governo, per loro conto – qualcosa che quando applicato fa avere un boom all’economia, fra l’altro. Invece, cosa questa abbastanza curiosa, sorgono teorie a sostegno dell’idea che l’emissione della moneta fiat dovrebbe non solo venire concessa a, ma addirittura espropriata da entità private. Idee il cui dispiegarsi, di nuovo abbastanza curiosamente, finisce per relegare dietro le quinte proprio il fatto basilare di chi sia il proprietario di quel potere d’acquisto quando esso nasce.
Che genere di intenzione potrebbe esserci dietro idee del genere, se non quella di mettere le mani su quel potere d’acquisto – chiamato signoraggio, a proposito? Prima ancora di domandarci come, domandiamoci chi: prima di preoccuparci dei modi in cui tali idee possano diffondersi dove conta nella società e nella cultura, faremmo meglio a preoccuparci di quale forza esista dietro quelle idee che le mette in grado di penetrare nella società e nella cultura, e raggiungere l’accettabilità e l’accettazione sociali.

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Si potrebbe dire che l’inizio della risposta è che le teorie in favore della concessione dell’emissione di moneta fiat come prerogativa di entità private è emersa in parallelo allo sviluppo dell’attività bancaria. Si potrebbe dire che, in un certo senso, la storia delle banche e quella della frode della moneta a debito siano così intrecciate da essere due facce della stessa medaglia.
È un crimine in tre fasi: scoperta, sviluppo, monopolizzazione. Primo, gli orafi capiscono come essere banchieri possa significare persino di più che essere “solo” strozzini, spingendo i mezzi di pagamento lungo la china scivolosa della moneta ambigua; secondo, ne segue un’anarchia caotica di tutti contro tutti in cui i banchieri si contendono l’un l’altro modi “migliori” di sfruttare la scoperta a spese della società; terzo, lentamente il “dominio del peggiore” prevale sull’anarchia, ed i peggiori monopolizzano il grosso del malloppo a spese della società e dei “meno” peggiori. Dai governi che emettono prestiti e dai depositi che emettono ricevute a fronte di beni, alle banche fondiarie che emettono titoli di credito garantiti da terreni, all’anarchia delle banche private con potere di emissione, che quantomeno erano costrette dalla concorrenza a garantire le loro banconote, sino all’istituzione dell’oligo−monopolio dei concorrenti più grossi tramite l’istituzione delle banche centrali, ed il progressivo scivolamento fraudolento della moneta ambigua dalla moneta effettivamente garantita alla moneta fiat non garantita da nulla ma emessa come se lo fosse. Un’involuzione via via sempre più guidata dal potere via via sempre crescente di intenzioni via via sempre più criminali.

Considerando, infatti, che nel frattempo l’attività bancaria si sta sviluppando ed ha tendenzialmente le mani libere, e quindi altrettanto si sta sviluppando il suo potere di asservire i politici, tutto questo è probabile sfoci in guerre fra bande – pardòn, guerre fra banche. Hai presente com’è, quando le bande – pardòn di nuovo, le banche, si contendono il potere di spremere tutto il possibile dalla gente, ammesso che quella stessa gente sopravviva al finire nel bel mezzo delle loro sparatorie? Quel genere di cose può sfociare in due esiti diversi, a seconda del tipo di criminale che ha la meglio…

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Quale inferno, cieco o consapevole? Quali aguzzini, barbari feroci o assassini di massa a sangue freddo? Se sono tutti delle bestie, rimarrà semplicemente quel tipo di inferno indefinitamente; ma se alcuni di loro saranno abbastanza scaltri, si coagulerà, consoliderà ed emergerà un oligo−monopolio che ruberà l’osso a tutte le altre bande, lasciandogli solo le briciole. Ebbene, mentre la gente paga il prezzo di tutto questo in ogni caso, come fanno alcune banche a diventare più uguali delle altre ed a rubare l’osso alle altre banche? Che forma assumerà questo monopolio criminale? Una forma che sta per farsi avanti fra poco lungo questa linea: banche centrali.

Comunque, tornando al nocciolo corrente per riassumerlo, la pietra filosofale, la manipolazione monetaria che permette all’orafo−banchiere di impossessarsi di potere d’acquisto ad una velocità ed ordine di grandezza tali da elevarlo al di sopra dei loro simili, consiste nel creare dal nulla mezzi di pagamento accettati dei quali il proprietario è lui. Un castello di carte costruito sul nulla comporta dei rischi, quando abbastanza persone si accorgono dell’imbroglio. Secondo la storia, in principio un assalto agli sportelli – e la scoperta di denaro cartaceo in circolazione a fronte di forzieri vuoti – poteva concludersi con qualche banchiere giustiziato per bene. Ma quest’usanza dev’essere cessata, dato che difficilmente ne sentiamo parlare, oggi. Cosa questa abbastanza curiosa, oggi l'intera società è chiamata a riempire quei forzieri trovati vuoti. Potremmo mai trovare esempio migliore di un cambio di rotta di 180 gradi? C'è voluto un po' di tempo e lavoro per i banchieri per costruire il loro castello di carte, ma devono aver avuto senz’altro successo, come dimostrato dalla differenza di come questa cosa veniva gestita allora e viene gestita adesso. Come qualsiasi criminale, essi considerano che il bottino valga il rischio di venire presi; ma non è tutto: man mano che la loro presa sulla società si fa più forte, il loro rischio diminuisce e l’inferno si fa più profondo per tutti noi; dopo tutto, la loro meta di base è la nostra soppressione. Come mai quello che prima ai banchieri era costato il collo adesso è loro diritto sancito legalmente?

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Questo passo si potrebbe definire “dipendenza dal denaro cartaceo”; gli orafi divenuti banchieri si erano infiltrati proprio dove il corpo in crescita ha bisogno di più ossigeno trasportato da più sangue: le loro ricevute fornivano alla società un mezzo di scambio migliore, più abbondante e circolante più facilmente, e conseguentemente l’economia e la società potevano migliorare grazie a ciò; l’economia e la società espanse ed in espansione a loro volta avevano bisogno di un rifornimento adeguato e crescente di mezzi di pagamento, e sempre più ne dipendevano. Qui è dove gli orafi−banchieri hanno raggiunto il potere di ricattare la società ed il suo potere costituito: Oh, capisco, state diventando schizzinosi circa i nostri profitti loschi sulle nostre note di banco−banconote “garantite dal nulla”? Beh, nessun problema: dichiaratele semplicemente fuori corso legale. Come dite? L’economia della società crollerebbe? Sarebbe un peccato, vero?

Come mai il mezzo di scambio doveva essere un tipo di denaro ambiguo, e gli orafi−banchieri dovevano averne l’oligo−monopolio? Gli stessi – o forse maggiori – effetti sociali positivi avrebbero potuto venire prodotti da mezzi di scambio non sottoposti a questi due vincoli più che sospetti.

Era solo questione di istituire un denaro “fiat”, senza valore intrinseco, basato esplicitamente ed unicamente sull’accordo sociale, debitamente protetto dalla contraffazione e – il punto chiave – regolamentato onestamente riguardo a chi sia il proprietario del suo potere d’acquisto nel momento in cui nasce: la persona che produce ha diritto a una quota di denaro “fiat”, una quota di potere d’acquisto commisurata alla sua produzione di valore. Non è più complicato di così. Più è semplice, più il suo occultamento è evidente e criminale.

Dev’essere che la pietra filosofale funziona abbastanza bene da produrre abbastanza potere d’acquisto abbastanza velocemente per cooptare abbastanza gente disonesta o ignorante abbastanza potente da far buon uso del potere costituito per coprire il tutto.

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Ed infatti altri crimini del genere sono stati commessi: anche i poteri costituiti usano le manipolazioni monetarie per barare e saccheggiare. Per essere più precisi, i poteri costituiti sono un bersaglio primario per tali criminali perché sono gli amplificatori più potenti disponibili per le loro intenzioni criminali, il tirapiedi più corpulento che qualsiasi boia potrebbe sognare. Originariamente, il termine tirapiedi significava l’assistente che aiutava il boia tirando le gambe dell’impiccato, il che differisce dal ruolo odierno dei poteri costituiti solo nella forma, non nella sostanza.

Tutte le manipolazioni monetarie sono fondamentalmente forme di scambio criminale, e qualsiasi scambio criminale è un crimine contro l’umanità perché fornisce una fonte illimitata di potere d’acquisto dal nulla, quindi un vantaggio competitivo senza pari, quindi le fondamenta per costruire oligo−monopoli e prima o poi impadronirsi di tutto e tutti. Questo non sarebbe nulla di buono per noi persino se non ci fossero persone soppressive, fonti potenziali di guai, criminali ed umanoidi, figurarsi in loro presenza, quando consente a persone abbastanza malvage da concepirlo, pianificarlo ed allestirlo con successo per applicare senza freni le loro intenzioni soppressive contro l’umanità. Vediamo ora questi modi di creare potere d’acquisto dal nulla in pratica, queste attuazioni pratiche di un crimine contro l’umanità.