Debito, credito, interesse, 2

È giusto chiedere un interesse? Grazie a te io non solo non ho patito la fame, ma ho anche prodotto più grano, che ha incrementato le riserve di cibo della comunità, quindi potrebbe essere giusto condividere un po’ di questo con te, la cui disponibilità ad aiutare lo ha reso possibile. Finchè tutti ricevono in proporzione allo sforzo che ci hanno messo.

Perché l’interesse ha anche un lato molto oscuro, e conseguentemente richiede uno scrutinio etico molto attento. Dato che qualsiasi ricerca di sopravvivenza comporta sempre qualche rischio, il punto è: rischio per chi? Addebitare un qualsiasi interesse è stato ripetutamente scomunicato, e per buone ragioni. Potrebbe aprire la porta alla separazione di chi presta dallo sforzo, ed infatti esso viene scomunicato in favore dell’impresa collettiva, la quale per contro significa condividere il rischio insieme con il frutto per intero.
Questa separazione ha due stadi. Il primo diseduca a separare la resa dall’investimento e dal rischio, la produzione dal duro lavoro, l’effetto dalla causa. Dato che il rischio non cessa di esistere per il semplice fatto di venire respinto dal creditore, più rischio il creditore respinge, più rischio ricade sul debitore, e può oltrepassare il limite della sostenibilità. Ed il secondo stadio della separazione è quello dell’intento doloso: chi presta può spingere questo oltre quel limite intenzionalmente, così da mandare in bancarotta chi chiede il prestito e pignorarlo.

Ad ogni modo, sino ad un dato punto ci stiamo aiutando l’un l’altro. E allora quand’è che le cose cambiano e l’aiuto diventa tradimento? Debito/credito ed interesse vengono usati per sopprimere quando, e nella misura in cui, lo scambio diventa non equo e produce più danno che beneficio per il complesso della gente coinvolta. Quando si deve chiedere in prestito si è in uno stato di necessità, e per questo facile preda di ricatto ed estorsione. C’è una parola per questo: usura.

E per rapinare il più possibile, certa gente soppressiva non si limita a sfruttare il bisogno esistente, no; arrivano al punto di creare artificialmente il bisogno. È lo stessissimo raggiro di quello perpetrato con la protezione criminale e la dipendenza da nicotina: danneggi la gente e la costringi in uno stato inferiore e degradato, poi sfrutti il loro impulso a riconquistare lo stato originale, vendendogli la causa della malattia come se ne fosse la cura, vendendogli a caro prezzo un briciolo di quello che era di loro proprietà nella sua interezza in primo luogo, mentre ti assicuri che non si accorgano mai della verità ma al contrario rimangano schierati dalla parte dei loro aguzzini ed a combattere i loro soccorritori. E, sia come lubrificante che come l’ironia del danno oltre la beffa, l’intera macchinazione verrà guarnita dall’aguzzino che si atteggia ad autorità, a benefattore, occasionalmente persino a vittima dei “beneficiari” ingrati che osano mordere la mano che li “aiuta”, dovesse mai la vittima azzardarsi ad obbiettare alla soppressione pura. Esiste un esempio peggiore di tradimento camuffato da aiuto?