Beni, denaro e potere d’acquisto: di chi è il denaro?, 3

Lo stesso vale per la moneta con valore intrinseco, come l’oro. Lasciando ora da parte se questo valore intrinseco sia stato indotto fraudolentemente in passato da un monopolista, ora come ora il denaro con valore intrinseco viene trattato esattamente come una merce: il potere d’acquisto di quell’oro è nato quando esso è stato scambiato per la prima volta dopo essere stato estratto, ed apparteneva a coloro che hanno effettuato l’estrazione ed hanno sostenuti i costi per estrarlo.

Lo stesso vale anche per la valuta senza valore intrinseco, se essa viene trattata come una merce. Se la valuta viene trattata come merce – sottolineiamo questo – il suo potere d’acquisto è nato quando quella valuta è stata scambiata per la prima volta dopo essere stata prodotta, e – qui sta il gioco di prestigio – esso è stato trattato come se appartenesse a coloro che l’hanno prodotta e come se avessero sostenuto i costi per produrre qualcosa avente valore intrinseco. Ma nota che la valuta ha senz’altro una bella peculiarità in questo aspetto. Essa non ha nessun valore intrinseco, niente affatto. Ed i costi ed il lavoro per produrla tendono a zero, quando paragonati al suo potere d’acquisto, corrispondente al suo valore nominale.

Il fatto che la valuta venga trattata come una merce significa che la gente considera che la valuta abbia valore intrinseco, il che è falso. Ma questo porta la gente a considerare che se la valuta ha valore intrinseco, allora essa ha anche costi di produzione paragonabili, come le merci, il che è falso. O che ce ne sia una disponibilità limitata, proprio come una merce, il che è falso, perché ce ne può essere tanta quanta coloro che la producono decidono arbitrariamente di produrne. E tutto questo porta la gente all’idea che a coloro che producono la valuta spetti l’ammontare del potere d’acquisto indicato nel valore nominale della valuta, il che è completamente falso.