Rapinatori per fame per guerre di rapina, 9

Troppo poco, troppo tardi: gli “errata corrige” postumi.
Che quella postuma sia un’altra sfaccettatura dei fatti che vale la pena indicare è testimoniato dalle molte cose dette in proposito: “il tempo è galantuomo”, ma “a distanza di secoli la percezione della realtà diventa la realtà stessa e quest’ultima diventa storia”, “la memoria storica è scritta sulla sabbia e lo spirito critico è moda d’altri tempi”, e “la storia è scritta dai vincitori”. Stando così le cose, il tempo e la verità incontrano di certo delle difficoltà, quindi non potremo sottolineare mai abbastanza quanto gli servano il nostro aiuto e la nostra volontà di “guardare, non ascoltare”. I summenzionati termini con cui il diplomatico britannico Gladstone aveva stigmatizzato Napoli si riferivano alle condizioni delle carceri, dove lui sosteneva di avere incontrato dei prigionieri politici, ma queste condizioni vennero smentite dai diplomatici di tutto il mondo, successivamente i prigionieri politici lamentarono la strumentalizzazione, e più tardi ancora alla fine Gladstone stesso ammise di non essere mai stato in una prigione borbonica, e di avere mentito su incarico del primo ministro Palmerston. Il deputato piemontese Pier Carlo Boggio dichiarerà che “Il Piemonte non può permettersi indugi. Perché? Perché è in vista la bancarotta. La pace ora significherebbe per il Piemonte la reazione e la bancarotta.” A sostegno della tesi che il “Risorgimento” fu una guerra di “liberazione” ed “indipendenza”, i nostri libri di scuola non parlano del perché l’Austria potesse sconfiggere l’“Italia” in campo marittimo a dispetto del fatto di non avere sbocchi sul mare? La risposta è: i veneziani combattevano al fianco dell’Austria, non di Torino; ed anche i veneziani erano italiani. Ed il massone Pietro Borrelli scrisse sulla Deutsche Rundschau nell’ottobre 1882, sotto lo pseudonimo di Flaminio: “Non si deve lasciar credere in Europa che l’unità italiana, per realizzarsi, avea bisogno d’una nullità intellettuale come Garibaldi. Gli iniziati sanno che tutta la rivoluzione di Sicilia fu fatta da Cavour, i cui emissari militari, vestiti da merciaiuoli girovaghi, percorrevano l’isola e compravano a prezzo d’oro le persone più influenti”. Ed infatti l’ammiraglio Persano riporterà nei suoi diari: “possiamo ormai far conto sulla maggior parte dell’officialità della marina regia napoletana”.