Rapinatori per fame per guerre di rapina, 5

Qui è d’obbligo un piccolo intermezzo fra il prima ed il dopo la cura, per porre nella luce esplicita che meritano alcuni dettagli circa il summenzionato personaggio etichettato “patrioti”.
La campagna di demonizzazione politica ed a mezzo stampa da sola non era sufficiente per giustificare l’invasione. Senz’altro, attaccare un altro stato sovrano entro il proprio stesso suolo italiano difficilmente lo si sarebbe potuto chiamare in altro modo. Perciò, per superare questo, per quanto scontato ciò sia, l’invasione andava confezionata come una guerra umanitaria di liberazione. E qui sta il motivo per cui, accanto agli iconici Garibaldi e Mazzini, ho scelto di menzionare Ippolito Nievo ed il poco noto Filippo Curletti.
Curletti era un agente segreto di Cavour, e quando quest’ultimo per tutta ricompensa lo incarcerò, si vendicò con un libro che possiamo leggere ancora oggi, “La verità sugli uomini e sulle cose del Regno d’Italia”. Ed alquanto scontata è appunto la verità: una guerra sotterranea, combattuta con organizzazioni e propaganda segrete, agenti infiltrati ed operazioni sotto copertura agli ordini di Torino e Cavour, quali il moto “popolare” “spontaneo” di Carabinieri torinesi travestiti da popolani a Firenze, corse a razziare le casse pubbliche, accuse ai governanti attaccati di essersi portati via quello che loro saccheggiavano, fusioni dei metalli preziosi saccheggiati per assicurarsi non potessero venire rintracciati dai loro legittimi proprietari, e così via.
Gli atti eroici di Garibaldi non erano differenti, ma al contrario un modello di tali scontate strategie: ricevette in dono dalla corona britannica tre milioni di franchi francesi, e dopo la caduta di Napoli duemila e trecento generali borbonici trovarono una sistemazione equivalente nell’esercito di Torino. Due di loro erano Guglielmo Acton e Ferdinando Lanza; Acton era al comando di una delle navi di guardia alla costa siciliana quando i Garibaldini sbancarono a Marsala, e quelle navi di guardia aspettarono che i Garibaldini fossero sbarcati prima di aprire il fuoco sulle loro navi; Lanza era incaricato della difesa di Palermo quando arrivarono i Garibaldini, e prima tenne i suoi soldati all’interno del Palazzo Reale, e poi consegnò nelle mani di Garibaldi le casse del Regio Banco di Sicilia, ammontanti a circa ottantasei milioni di Euro di oggi, il che incidentalmente fu il primo atto della spoliazione del Sud. Un altro generale, Francesco Landi, a Calatafimi ordinò ai suoi tremila uomini la ritirata senza combattere di fronte a mille uomini male armati. Il tutto mentre i soldati borbonici che rifiutarono di combattere contro i loro compatrioti furono fucilati su esplicito ordine di Cavour, nonostante le leggi sabaude non lo prevedessero.