Rapinatori per fame per guerre di rapina

Vale la pena di guardare un poco più a fondo nel rubare come conseguenza dell’incremento del metabolismo dell’ospite indotto artificialmente dal parassita. Si può rilevare la presenza di un verme solitario dalla concomitanza di due sintomi: la fame e la bramosia crescono, mentre il peso e la salute diminuiscono, a causa del parassita nascosto. Si viene spinti a trangugiare più di quanto si ha bisogno, mentre il proprio deficit non viene mai placato.
Incidentalmente, questi sintomi sono molto simili a quelli di una condizione esistenziale priva di valori autentici ed imbottita di surrogati fasulli: una condizione che è alquanto probabile si verifichi quando alla soppressione viene consentito di infiltrarsi nella società nel modo che stiamo mappando qui.
Ma qui il punto è che in una condizione del genere si è facilmente spinti a rubare nel piatto dei propri vicini…

In altre parole, anzi nelle parole di Nuri, le guerre sono verosimilmente e probabilmente il sintomo o l’effetto del parassitismo monetario.
Del resto, nei termini sottostanti e persino più basilari del fondamento di quella che viene chiamata “La legge della terza parte”, dietro qualunque conflitto che scoppi o che non si risolva mai fra le due o più parti coinvolte, la vera causa è sempre una terza parte nascosta che lo fomenta attivamente.

E già che siamo in argomento guerra, diamo credito a Nuri anche per aver indicato che la manipolazione monetaria è un atto di guerra od alto tradimento. Etichettalo come preferisci, a seconda di come ti va di considerare i manipolatori monetari: o cittadini dello stato il cui denaro essi manipolano, oppure cittadini stranieri rispetto ad esso. Sta a te decidere come ti pare per l’ottima ragione che a loro non importa un fico secco delle nazioni, dei popoli e dei loro simili. Tranne che in termini della loro spremitura, schiacciamento e decesso. Possiamo soffermarci sulle definizioni di guerra, da quella di spodestare il potere nemico a quella della soppressione finale, e vedremo come la manipolazione monetaria rientri in qualsivoglia definizione di guerra. Quanto ai mezzi, scavare la terra sotto i piedi del nemico è una strategia bellica legittima e collaudata, e la manipolazione monetaria è esattamente questo.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 2

Ma le guerre a cui siamo interessati ora non sono tanto quelle intraprese furtivamente dai burattinai soppressivi, quanto quelle intraprese rumorosamente dai burattini fonti potenziali di guai. Questo è un buon momento per indicare quanto la cosa sia seria. Magari con un esempio.

La versione “disneyana” di tale esempio è stata scritta dai vincitori nei libri di “storia” che dovevamo fare nostri quando eravamo pagine bianche a scuola, nei nostri giorni di gioventù, fiducia ed indottrinamento. I vincitori la canonizzarono sotto il nome di “Risorgimento”, od unificazione italiana. Certo, non sorprende che tale retroterra aumenti da allora in poi la nostra riluttanza umanoide a guardare le cose dall’esterno del recinto; anche perché questo era ciò che in primo luogo i vincitori volevano.
Secondo la versione disneyana, l’unificazione italiana fu una benedizione che salvò le popolazioni del mezzogiorno d’Italia dalle loro condizioni di vita miserabili sotto il giogo degli oppressivi tiranni di quelli che nella vulgata odierna verrebbero etichettati come stati canaglia, e le sue icone, Cavour, Mazzini, Garibaldi e così via, furono degli eroi.
Secondo le versioni non−così−disneyane che emergono già solo grattando la superficie, le cose erano giusto un tantino diverse.

Disponiamo per prima cosa personaggi ed interpreti sulla scacchiera; per maggiore chiarezza raggrupperò sotto ciascun personaggio come etichetta tutti i suoi relativi interpreti:

Bankster: il parassita, i burattinai soppressivi alla radice; i manipolatori monetari che controllano la City di Londra, i Rothschild in primis.
Londra: il primo organismo ospite, il primo burattino PTS; la Gran Bretagna, ed il suo primo ministro Lord Palmerston.
Torino: il secondo organismo ospite, il secondo burattino PTS: il Regno di Sardegna, il suo Re Vittorio Emanuele II di Savoia, il suo presidente del consiglio dei ministri Camillo Benso Conte di Cavour, la Banca Nazionale negli Stati Sardi, poi Banca Nazionale nel Regno d'Italia.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 3

Napoli: il primo organismo bersaglio; il Regno delle Due Sicilie, il suo Re Ferdinando II di Borbone, ed il Banco delle Due Sicilie, poi scisso in Banco di Napoli e Banco di Sicilia.
Roma, Firenze, Parma e Modena: gli altri organismi bersaglio; Stato Pontificio, Granducato di Toscana, Ducato di Parma e Piacenza, Ducato di Modena e Reggio.
Patrioti: i sicari, gli uncini del parassita; Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, e tutti gli altri; fra i quali Ippolito Nievo, ed un meno famoso Filippo Curletti.

Diamo poi un’occhiata a questi pezzi sulla scacchiera prima e dopo la cura.

Prima della cura “Risorgimento”:
La banca napoletana emetteva soltanto denaro−merce e denaro−ricevuta: monete d’oro, monete d’argento, ricevute di deposito, e niente banconote cartacee. La banca torinese praticava la riserva frazionaria per la sua moneta cartacea sulla base delle sue riserve auree, ed all’unificazione Torino impose quella moneta cartacea come valuta legale per legge perché troppe guerre avevano reso insufficienti quelle riserve auree.
La politica economica di Napoli era protezionistica ed autarchica, orientata prima al soddisfacimento della domanda interna, e solo poi all’esportazione unicamente del surplus, e la sua politica estera era scevra da ambizioni espansionistiche. Viene osservato come questo producesse uno sviluppo lento ma sicuro, ed una borghesia dedita all’economia, che crea ricchezza per la comunità, invece che dedita alla finanza, che la ricchezza alla comunità la sottrae. Il “modello economico” di Torino era quello ora a noi così familiare della sovranità monetaria regalata ai bankster – in cambio di chissà cosa – e della conseguente trappola del debito infinito, spoliazione, e stadio di cancrena del parassitismo economico.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 4

Le condizioni di vita a Napoli e Roma erano così miserabili che il costo della vita e le tasse erano basse, le finanze pubbliche erano floride, emigrazione e povertà erano virtualmente inesistenti, e le strutture assistenziali, spesso gestite dal clero, garantivano un’assistenza eccellente a paragone di Torino, dove tali strutture vennero abolite, causando così povertà generalizzata ed un ulteriore aggravio del già enorme debito. Un altro indicatore significativo del clima sociale è che, durante un periodo di cinque anni di poco precedente l’unificazione, le condanne a morte eseguite furono zero a Napoli e centotredici a Torino, più quasi diecimila grazie concesse, per reati sia comuni che politici, a Napoli.
Debito, appunto. Il debito pubblico di Torino era il più alto fra gli stati preunitari, ed era il triplo di quello di Napoli, a fronte della popolazione di Napoli che era il triplo di quella di Torino.
I bankster, non c’è bisogno di dirlo, adoravano Torino ed odiavano tutti gli altri stati preunitari, Napoli, Roma, Firenze, Parma e Modena, ecc., ed intendevano trasfromarli da pericolosi esempi di prosperità al di fuori del loro controllo in bestiame da latte ben allineato nel loro mattatoio.
Perciò, i patrioti esercitavano una pressione intellettuale per promuovere i regimi “moderni”, “costituzionali”, “liberali” di Torino ed altri paesi europei sotto il controllo dei bankster in contrapposizione ai regimi “arretrati”, “dispotici”, “illiberali” di Napoli, Roma, Firenze, Parma e Modena, ecc.
Perciò, Londra demonizzava Napoli come uno “stato canaglia” con una campagna politica ed a mezzo stampa, e come risultato l’aggettivo “borbonico” divenne l’etichetta spregiativa universalmente accettata sotto la quale qualunque cosa tradizionale viene stigmatizzata come negativa. Ecco un esempio di questo, sotto forma di un caso da manuale di due pesi e due misure: Nel 1848, Napoli intervenne in una rivolta a Messina sostenuta da Londra; non ci furono massacri, e l’esercito borbonico portò i civili al sicuro; sulla stampa il Re divenne un “mostro”. Nel 1849, Torino intervenne in una rivolta a Genova; ci furono cinquecento vittime civili; sulla stampa il Re era ancora un “galantuomo”.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 5

Qui è d’obbligo un piccolo intermezzo fra il prima ed il dopo la cura, per porre nella luce esplicita che meritano alcuni dettagli circa il summenzionato personaggio etichettato “patrioti”.
La campagna di demonizzazione politica ed a mezzo stampa da sola non era sufficiente per giustificare l’invasione. Senz’altro, attaccare un altro stato sovrano entro il proprio stesso suolo italiano difficilmente lo si sarebbe potuto chiamare in altro modo. Perciò, per superare questo, per quanto scontato ciò sia, l’invasione andava confezionata come una guerra umanitaria di liberazione. E qui sta il motivo per cui, accanto agli iconici Garibaldi e Mazzini, ho scelto di menzionare Ippolito Nievo ed il poco noto Filippo Curletti.
Curletti era un agente segreto di Cavour, e quando quest’ultimo per tutta ricompensa lo incarcerò, si vendicò con un libro che possiamo leggere ancora oggi, “La verità sugli uomini e sulle cose del Regno d’Italia”. Ed alquanto scontata è appunto la verità: una guerra sotterranea, combattuta con organizzazioni e propaganda segrete, agenti infiltrati ed operazioni sotto copertura agli ordini di Torino e Cavour, quali il moto “popolare” “spontaneo” di Carabinieri torinesi travestiti da popolani a Firenze, corse a razziare le casse pubbliche, accuse ai governanti attaccati di essersi portati via quello che loro saccheggiavano, fusioni dei metalli preziosi saccheggiati per assicurarsi non potessero venire rintracciati dai loro legittimi proprietari, e così via.
Gli atti eroici di Garibaldi non erano differenti, ma al contrario un modello di tali scontate strategie: ricevette in dono dalla corona britannica tre milioni di franchi francesi, e dopo la caduta di Napoli duemila e trecento generali borbonici trovarono una sistemazione equivalente nell’esercito di Torino. Due di loro erano Guglielmo Acton e Ferdinando Lanza; Acton era al comando di una delle navi di guardia alla costa siciliana quando i Garibaldini sbancarono a Marsala, e quelle navi di guardia aspettarono che i Garibaldini fossero sbarcati prima di aprire il fuoco sulle loro navi; Lanza era incaricato della difesa di Palermo quando arrivarono i Garibaldini, e prima tenne i suoi soldati all’interno del Palazzo Reale, e poi consegnò nelle mani di Garibaldi le casse del Regio Banco di Sicilia, ammontanti a circa ottantasei milioni di Euro di oggi, il che incidentalmente fu il primo atto della spoliazione del Sud. Un altro generale, Francesco Landi, a Calatafimi ordinò ai suoi tremila uomini la ritirata senza combattere di fronte a mille uomini male armati. Il tutto mentre i soldati borbonici che rifiutarono di combattere contro i loro compatrioti furono fucilati su esplicito ordine di Cavour, nonostante le leggi sabaude non lo prevedessero.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 6

Un’altra beneficiaria dei fondi britannici fu la Giovine Italia di Mazzini, che li usò per insurrezioni, assassinii politici e massacri, compresi quelli intesi ad incoraggiare, per così dire, gli alleati britannici ad un maggiore supporto sulla “questione italiana”.
Nievo, da ultimo, era un garibaldino che affondò con uno dei piroscafi in rotta per la Sicilia nel mar Tirreno, tredici giorni prima della proclamazione del Regno d’Italia; le circostanze dell’affondamento sono sospette: il piroscafo perse contatto con la nave che lo precedeva, ci furono ritardi nei soccorsi, e fu la sola nave diretta in Sicilia nel mar Tirreno ad affondare. Nievo era incaricato dell’amministrazione del corpo di spedizione garibaldino, e per difendersi da accuse di malagestione dovette redigere un resoconto dettagliato delle spese sostenute, un resoconto dal quale sarebbero emersi i contributi ricevuti da Londra e Torino, le tangenti pagate a generali e funzionari borbonici, ed il bottino della spoliazione del Sud; un resoconto che affondò con lui.
Quanto al ruolo chiave delle società segrete, basti qui dire che Garibaldi era affiliato alla loggia massonica Asile de la Vertu di Montevideo, nel 1864 divenne Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, e nel 2011 il suo successore in tale carica ha dichiarato che l’unità d’Italia sarebbe stata impossibile senza la Massoneria. La Carboneria magnificata nei nostri libri di scuola, la Massoneria della quale facevano parte la maggior parte di questi patrioti, erano essenzialmente al servizio di qualche Gran Maestro; ed il primo ministro britannico Palmerston era il fondatore dell’Ordine Reale massonico di Sion.
E questo è quanto, relativamente ai “patrioti”.

Dopo la cura “Risorgimento”:
Prima, le cose importanti: il saccheggio.
Un dato su tutti: le riserve auree del neonato Regno d’Italia ammontavano a circa 607 milioni di Lire; di questi, 27 provenienti da Torino, 443 da Napoli.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 7

Ciò detto sulla loro provenienza, quanto alla loro destinazione, la banca napoletana, il Banco delle Due Sicilie, dopo essere stata rapinata da Garibaldi delle sue riserve auree, venne poi scissa nel Banco di Napoli e nel Banco di Sicilia, e gli venne proibito di ritirare dalla circolazione i ducati d’oro e d’argento che essa stessa aveva emesso – il 65 percento della moneta circolante in Italia. Fu una cordata di banche torinesi a ritirarli: la Banca Nazionale negli Stati Sardi, che divenne Banca Nazionale nel Regno d’Italia, insieme con altre banche torinesi create ad hoc; considerando le circostanze, una cordata bancaria alquanto presumibilmente ben radicata nella City dei Rothschild – pardòn, la City di Londra. Così le riserve auree, sulla cui base potevano venire concessi credito e prestiti, vennero rubate da Torino, il solo stato in Italia al tempo che, vale la pena ripeterlo, attraverso moneta a debito fiat presa a prestito, faceva il gioco dei bankster. I burattinai attraverso i loro burattini, i bankster attraverso i loro complici, avevano ora espanso con successo sino al totale il territorio italiano assogettato al loro controllo ed alla loro trappola del debito infinito.
E questo è quanto, riguardo al saccheggio immediato. Al di là del saccheggio immediato, ci fu l’accanimento, ovvero il saccheggio a lungo termine.
La rapina dell’oro di Napoli non fu infatti che la parte immediata del saccheggio, e si potrebbe dire che il meglio dovesse ancora venire. L’oro garantiva credito e prestiti? E credito e prestiti furono, senz’altro. Solo che seguirono a ruota: il Robin Hood torinese tolse il sangue e l’ossigeno del credito e dei prestiti al Sud per darlo al Nord. “I napolitani non dovranno essere mai più in grado di intraprendere”, scrisse un certo signor Carlo Bombrini, che era il direttore generale della banca torinese sia quando si chiamava Banca Nazionale negli Stati Sardi, che quando poi si chiamava Banca Nazionale nel Regno d’Italia, come pure il capo della cordata delle banche torinesi. L’esito di quest’intenzione è storia; storia passata tanto quanto storia contemporanea.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 8

Dietro l’accanimento, anche il tornaconto personale.
Nota come lo sciacallaggio raggiunse persino il livello del grottesco, quando i prodotti del Sud rapinato fornirono le basi per i baroni briganti del Nord per raggiungere nuove altezze monopolistiche nei tornaconti personali. In assenza di credito per il Sud, fu Francesco Cirio, finanziato dal Nord, che costruì la prima industria conserviera sui prodotti del Sud; e questi erano così buoni e di successo che gli consentirono di entrare nel settore delle ferrovie, dapprima per consegnare i suoi prodotti, ma successivamente per conseguire una posizione monopolistica in esso. E questo venne fatto con l’aiuto della cordata delle banche torinesi guidata da Carlo Bombrini. Come ci si potrebbe aspettare, Bombrini era anche amico personale di Cavour, e Cavour aveva interessi economici nel settore dell’agricoltura; un precedente significativo di tali interessi ebbe luogo durante una crisi granaria qualche anno prima dell’unificazione italiana: mentre a Napoli l’“autarchico” Re Ferdinando impediva l’esportazione di grano per assicurare il cibo per tutti i cittadini, a Torino il “liberista” Cavour favoriva apertamente la sua più redditizia – per lui – esportazione. E su questa base si sa che le derrate alimentari da esportare e le ferrovie con cui esportarle vanno di pari passo.
Come inciso degno di essere indicato, c’è poi la grana grossa della retorica.
Ad esempio, nelle parole scritte nel 1851 dal giovane diplomatico britannico Gladstone al Ministro degli Esteri di Londra, Napoli veniva definita come “la negazione di Dio eretta a sistema di governo”. È interessante notare come la storia – o, piuttosto, la soppressione – si ripeta anche in termini della rozzezza della propaganda: abbiamo sentito capi di stato ai giorni nostri definire qualche altra nazione con termini tanto grezzi quanto “stato canaglia”, e potremmo averlo preso come un insulto alla nostra intelligenza. Se non lo abbiamo fatto, dovremmo. La base di questo genere di insulti è ovviamente la generalizzazione, e più avanti infatti contestualizzeremo esplicitamente la generalizzazione come un indicatore specifico di soppressione. La giustizia consiste anche nel venire messi in grado di confrontarsi sia con l’accusa che con l’accusatore in modo da difendersi in condizioni di parità, e questo presuppone che l’accusa sia specifica e circostanziata. La propaganda nega tutto questo, punto per punto: il controllo dei media è un altoparlante abbastanza potente da ridurre al silenzio il bersaglio, l’accusa è sufficientemente vaga da essere impossibile da confutare, e la sua rozzezza chiude il cerchio facendo appello con successo ai nostri difetti umanoidi per emettere il verdetto di colpevolezza.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 9

Troppo poco, troppo tardi: gli “errata corrige” postumi.
Che quella postuma sia un’altra sfaccettatura dei fatti che vale la pena indicare è testimoniato dalle molte cose dette in proposito: “il tempo è galantuomo”, ma “a distanza di secoli la percezione della realtà diventa la realtà stessa e quest’ultima diventa storia”, “la memoria storica è scritta sulla sabbia e lo spirito critico è moda d’altri tempi”, e “la storia è scritta dai vincitori”. Stando così le cose, il tempo e la verità incontrano di certo delle difficoltà, quindi non potremo sottolineare mai abbastanza quanto gli servano il nostro aiuto e la nostra volontà di “guardare, non ascoltare”. I summenzionati termini con cui il diplomatico britannico Gladstone aveva stigmatizzato Napoli si riferivano alle condizioni delle carceri, dove lui sosteneva di avere incontrato dei prigionieri politici, ma queste condizioni vennero smentite dai diplomatici di tutto il mondo, successivamente i prigionieri politici lamentarono la strumentalizzazione, e più tardi ancora alla fine Gladstone stesso ammise di non essere mai stato in una prigione borbonica, e di avere mentito su incarico del primo ministro Palmerston. Il deputato piemontese Pier Carlo Boggio dichiarerà che “Il Piemonte non può permettersi indugi. Perché? Perché è in vista la bancarotta. La pace ora significherebbe per il Piemonte la reazione e la bancarotta.” A sostegno della tesi che il “Risorgimento” fu una guerra di “liberazione” ed “indipendenza”, i nostri libri di scuola non parlano del perché l’Austria potesse sconfiggere l’“Italia” in campo marittimo a dispetto del fatto di non avere sbocchi sul mare? La risposta è: i veneziani combattevano al fianco dell’Austria, non di Torino; ed anche i veneziani erano italiani. Ed il massone Pietro Borrelli scrisse sulla Deutsche Rundschau nell’ottobre 1882, sotto lo pseudonimo di Flaminio: “Non si deve lasciar credere in Europa che l’unità italiana, per realizzarsi, avea bisogno d’una nullità intellettuale come Garibaldi. Gli iniziati sanno che tutta la rivoluzione di Sicilia fu fatta da Cavour, i cui emissari militari, vestiti da merciaiuoli girovaghi, percorrevano l’isola e compravano a prezzo d’oro le persone più influenti”. Ed infatti l’ammiraglio Persano riporterà nei suoi diari: “possiamo ormai far conto sulla maggior parte dell’officialità della marina regia napoletana”.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 10

Nelle parole di Jacopo Castellini, “Il regime “costituzionale” che gli intellettuali europei sbandieravano contro Napoli, Roma e Firenze era, quindi, la copertura ideologica di un sistema economico che garantiva a pochi (i proprietari privati degli istituti di emissione monetaria) il potere su molti (il popolo) attraverso il monarca, il governo, il parlamento e il monopolio della violenza legittima di cui questi disponevano (per conto terzi). Per parafrasare Ezra Pound, non si trattava di una guerra tra stato liberale e monarchia assoluta, ma tra monarchie legittime e usurocrazie o daneistocrazie, ossia regimi in cui il potere è esercitato dai prestatori di denaro.”

La meta ultima del “Risorgimento” era rapinare prima, ed annettere poi, i territori italiani non ancora sotto il controllo dei bankster attraverso la loro trappola del debito infinito ed i loro complici.
E quella meta venne conseguita.
Ed il “Risorgimento” non è che un esempio.

Abbiamo qui un parassita ed un ospite zombificato: il bankster ed una nazione; il parassita usa la forza dell’ospite zombificato, il suo “monopolio della violenza legittima”, per attaccare altri organismi ed ingrassare a spese di tutti loro.
Questa è una cosa diversa dal mero signoraggio internazionale, nel quale una nazione ne costringe un’altra ad accettare il fuori scambio della sua carta senza valore in cambio di prodotti reali sotto minaccia delle armi; e questa cosa diversa potrebbe ben essere alla radice anche del signoraggio internazionale.
Questo è particolarmente vero quando vediamo una nazione raggiungere il predominio, vestire i panni del poliziotto internazionale e poi prendersi delle libertà con le altre nazioni, con la propaganda, con “accordi commerciali”, o con le armi.
Non c’è bisogno di dire che attaccare i propri cittadini attraverso la tassazione, sia essa esplicita o nascosta (inflazione), è un altro di questi casi, sebbene trattato altrove.

Rapinatori per fame per guerre di rapina, 11

Tali casi non dovrebbero destare alcuno stupore, e per capire cosa stia succedendo, per accertare la presenza di un parassita ed il conseguente stato di zombificazione, basta solo una domanda:
In mano a chi si trova la sovranità monetaria della nazione rapinatrice? In quelle dell’ospite o in quelle del parassita? In quelle del governo o in quelle del bankster?

La sua sovranità monetaria è controllata da un parassita monetario attraverso una trappola del debito infinito? Questo è il dilemma.

Ciò detto, sin qui abbiamo visto come un parassita monetario spinga UN organismo ospite zombificato a rubare dal piatto dei suoi vicini. Ora, come direbbe Joker, “Signori! Allarghiamo le nostre menti!” Un passo oltre questo, la guerra è progettata per far sprofondare nei debiti TUTTE le parti coinvolte. In una trappola del debito infinito. A beneficio della terza parte nascosta che la fomenta: il parassita monetario, i manipolatori monetari. Nel primo caso, una nazione è PTS ed attacca altre nazioni; nel secondo caso, tutte le nazioni coinvolte sono PTS e si attaccano a vicenda; in entrambi i casi, la causa è una terza parte soppressiva dietro a tutto ciò.