“Vincente” e “perdente”, la faida per contagio della miseria umana, 7

La stessa cosa se l’oppressione apparentemente risale a qualsiasi altra cosa che non sia una persona, punto nel quale la risposta alla domanda “chi?” potrebbe ben essere: la persona che ci sta martellando con un’idea, una cosa, una condizione, altri non è che noi stessi. Ed ora si è sé stessi che, come risultato dell’essere passati ben bene attraverso il suddetto spostamento, si è assunto il ruolo del proprio carnefice. Sicuro, è folle, ma quanti fra noi? Quanti fra noi stanno ordinando cronicamente a sé stessi di stare zitti e rimpicciolirsi e tirarsi indietro ed abbassare la cresta ed abbattersi e consacrarsi all’inadeguatezza e all’inferiorità e arrendersi e fallire e perdere e tutte queste amenità, comunque ed a tutti i costi? E quanta la ricaduta su noi tutti?

Una volta ho visto un cartello stradale: il disegno di un guidatore sorridente, in una mano il volante, l'altra mano stesa a segnalare: «Prego, dopo di te.» Mi ha colpito come semplice e profondo. Dare la precedenza al volante potrebbe ben essere emanazione diretta della propria consapevolezza che al mondo ci sono anche gli altri, che hanno gli stessi nostri diritti. Un essere umano sano dà la precedenza per etica: cooperazione, buonsenso e gentilezza; una personalità "perdente" la dà come atto dovuto, ed una "vincente" se la aspetta e la dà per scontata e se la prende come un diritto divino, ed il ringraziare non è nemmeno concepito. Una cosa è l'impulso etico ed umano ad aiutare sino al punto di dare, e dare la precedenza, più di quanto si prende. Tutt'altra cosa è l'impulso subumano ed inumano di essere una vittima, ed ancora di più quello di essere un carnefice.

L'arroganza è rafforzata dalla coscienza sporca, perché una persona fondamentalmente sa; lasciare spazio per uno spiraglio di speranza e riscatto sempre e comunque è un fondamentale punto di fortuna o rovina delle civiltà, ma l'arroganza va fermata, non scusata, che l'arrogante si riscatti o meno. Trasformare gli altri in fonti potenziali di guai e plasmare le vittime in carnefici a sua immagine è forse l’insulto estremo del soppressivo e la stupidità ultima delle vittime. Certamente la faida a senso unico del soppressivo contro tutti noi è perpetuata senza fine unicamente da queste pedine. A meno che e fino a quando tu ed io non diciamo “Basta!”

A mio modesto parere, l’intera gamma della miseria umana si riduce a questo comun denominatore: personalità “vincente” e personalità “perdente” che prendono il sopravvento su di sé.