Riconoscimento e invalidazione

È stato isolato un errore basilare e tipico, è stato etichettato “invalidazione”, ed è stato definito come: rifiutare, negare, screditare, ecc. qualsiasi cosa qualcuno consideri un fatto. Se si considera che la luna sia fatta di formaggio, quello per sé stessi è un fatto; che sia vero o no, quello è un altro paio di maniche. Se si considera che il formaggio ci piace, anche quello per sé stessi è un fatto, indipendentemente da cosa pensi l’altra gente del formaggio.

Per comprendere l’invalidazione, un buon punto di partenza è dire che, dal momento che uno esiste, uno ha diritto al proprio punto di vista. Che il proprio punto di vista debba essere basato sulla verità e soggetto a confronto e discussione non intacca il fatto che si ha diritto ad avere un punto di vista in primo luogo, proprio come si ha diritto ad esistere. Per inciso, questo è uno di quei diritti viziati dalla difficoltà per la quale devi imparare a non dipendere da nessun altro per scoprirlo o perché ti sia riconosciuto, ma devi imparare a riconoscertelo e prendertelo da solo.

Perciò, una cosa è dire “il mio punto di vista è che il tuo punto di vista potrebbe migliorare in quanto questo e quest’altro, come puoi facilmente osservare” – ogniqualvolta sia una questione di fatti –, o che “i nostri punti di vista differiscono sulla base dell’inclinazione personale” – ogniqualvolta sia una questione di opinioni o di gusto –, tutt’altra cosa è dire “ti nego il diritto ad avere un punto di vista”, o, in altri termini, “non ti è permesso esistere; tu non sei.”

L’invalidazione è ancora più chiara quando paragonata a ciò che può essere visto come il suo opposto: il riconoscimento. Il riconoscimento è stato isolato come una parte chiave e vitale della comunicazione, e definito come: qualsiasi cosa detta o fatta per informare qualcuno che la sua comunicazione è stata notata, ricevuta e compresa.