Riconoscimento e invalidazione, 3

Dopotutto, è stato detto anche che abbastanza comunicazione risolve qualsiasi cosa: qualunque disaccordo può essere risolto continuando a comunicare sinchè non ci si capisce abbastanza a vicenda. Essendo la verità il modo in cui stanno le cose, il riconoscimento ha molto a che vedere con la verità e l’invalidazione con la falsità, e probabilmente il valore terapeutico della verità e l’effetto invalidante delle falsità non si sottolineeranno mai abbastanza. E quanto al valore terapeutico del rispetto di sé, si potrebbe dire che il rispetto di sé consista nell’accertare prima e riconoscere poi la verità a proposito di sé stessi, per cominciare, e da cui cominciare.

D’altro canto, l’invalidazione ha uno spettro più ampio della semplice mancanza di riconoscimento, tanto ampio e vario quanti sono i modi di sopprimere la gente infiltrando in loro, apertamente o subdolamente, l’idea che non ci possono arrivare, che siano meno, che siano nulla. Sopprimere significa rendere qualcuno più piccolo; per rendere qualcuno più piccolo è alquanto determinante persuaderlo di essere meno di quanto in realtà è, spazzare via la verità con bugie fuorvianti verso il basso. Quindi, il modo probabilmente migliore di affrontare la gamma completa di cosa possa essere l’invalidazione è studiare i soppressivi: praticamente qualsiasi cosa qualsiasi soppressivo faccia si può ricondurre all’invalidazione. Il denominatore comune di tutto questo è quello di restringere gli orizzonti della gente, il loro perimetro, la sfera di cui sono consapevoli, che considerano di poter raggiungere, controllare, influenzare, abitare. Il denominatore comune è quello di rendere la gente sempre più piccola, verso lo zero. Si potrebbe anche dire che l’invalidazione consista nel distruggere il senso di realtà, di certezza, di fiducia in sé di qualcuno, perchè distruggergli il senso di realtà e di certezza e di fiducia in sè è un modo molto efficace di distruggere qualcuno.