Riconoscimento e invalidazione, 4

Verrebbe voglia di dire che gli effetti su di noi del riconoscimento e dell’invalidazione provano che siamo fatti per vivere insieme: il riconoscimento è qualcuno che ci dice “per me, tu sei”, e, come un germoglio alla luce, cresciamo; l’invalidazione è qualcuno che ci dice “per me, tu non sei”, e, come un germoglio nel buio, avvizziamo. Sembra dunque che “tu” sia importante per “me”.

L’invalidazione è un errore umano fondamentale, ma mentre la gente indulge in esso perché fondamentalmente non sa quello che fa, il soppressivo lo sa perfettamente e la usa intenzionalmente e deliberatamente. La gente invalida per etica scadente, umanità scadente, comprensione scadente; il soppressivo invalida per un solo preciso scopo: per sopprimere. E infine per un soppressivo invalidare è più spesso la norma che l’eccezione, è più probabilmente la routine ordinaria di cui non ci si accorge che l’appariscente impeto episodico; viene effettuata più efficacemente per mezzo dell’erosione quotidiana che di esplosioni isolate, dato che alla fine si crolla in modo più completo se lo si fa senza rendersi conto del perché, senz’alcuna apparente ragione in vista, e senza nemmeno accorgersene. Questo è il trucco.