Crimine contro l’Umanità: riserva frazionaria, ovvero contraffazione legalizzata

Non aspiro a trattare qui questo argomento nel modo conclusivo, esaustivo e dettagliato che senza dubbio merita, per l’ottima ragione che è stato già fatto; ti rimando alle mie letture caldamente consigliate per scoprire come Murray Rothbard abbia compiuto quest’impresa inestimabile, ed io qui mi limiterò a degli aspetti chiave.

Scetticismo o incredulità:
Alcuni si rifiutano di credere che i banchieri, come e più dei falsari, creino denaro dal nulla nelle proprie tasche. Pensano che solo su ciò che esiste si possa lucrare, compreso l'esigere – ed il pignorare – garanzie, capitale ed interesse reali in cambio del suo prestito; in altre parole, non riescono a vedere tutta la torta, ma solo le briciole: sono convinti che i banchieri prestino soltanto il denaro che esiste effettivamente e che qualcuno ha accordato ai loro forzieri, e che il loro profitto sia solo quello fra l’interesse a credito e l’interesse a debito. Beata ignoranza, e beata innocenza…
Vero, alcuni dicono che tutta la loro strategia consista nel fare lo sgambetto ai clienti: prestare loro a fronte di generose garanzie meno di quello di cui hanno bisogno per avere successo, in modo che lo accettino comunque per via della loro innata iniziativa etica e poi, quando falliscono a causa dei prestiti insufficienti, espropriare tutto quanto. Per quanto ignobile sia, quella è la loro mira, è vero; ma quanto alla sua reale portata ed alla loro reale strategia, piani e mezzi per conseguirla, di nuovo queste sono solo le briciole. E lo credo bene che una torta intera le cui dimensioni siano così immense da essere difficili da afferrare possa ben sembrare un tantino incredibile.
Fortunatamente, però, all’interno di questo argomento non è richiesta nessuna “fede”; ciò che è richiesto è la capacità di affrontare: la capacità di affrontare fatti talmente concreti, una realtà talmente innegabile che, proprio come i trafficanti di dipendenze hanno effettivamente provato a propagandare il fumo come sano ma non oserebbero provare a convincerci che la piaga del fumo sia un’illusione ottica, persino i banchieri ed i loro fiancheggiatori possono spingersi a tentare di rovesciare la nostra percezione della realtà, ma non oserebbero spingersi sino a negarla apertamente. La prova è che puoi svolgere ricerche ovunque tu voglia sui termini “riserva frazionaria”, “moltiplicatore monetario”, “moneta scritturale”, “moneta bancaria” o “denaro a credito”, ed “aggregati monetari”: ti verranno offerte spiegazioni più o meno infide, ma difficilmente ti verrà risposto che non esistono. Non siamo ancora a quel punto.

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Manomissione delle definizioni:
La contraffazione è spacciare e sfruttare come denaro quello che denaro non è, pertanto è fondata sulla definizione di ciò che viene falsificato e sfruttato: il denaro. Perciò a questo punto vale la pena di prestare un po’ d’attenzione supplementare alla definizione di denaro, perché come venga maneggiata e da chi rivela l’ambiguità esistente e tollerata su cosa sia denaro e cosa non lo sia, e come questa ambiguità serva lo scopo del falsario: spacciare e sfruttare come denaro quello che denaro non è. Esaminare i cosiddetti “aggregati monetari” o “M” lo esemplifica molto bene: apprendi che “l’ammontare totale delle risorse monetarie disponibili” viene chiamato “offerta di denaro” (money supply) o “massa monetaria” (money stock), e questa totalità viene classificata come M0, M1, M2, M3, ecc. Dapprima ti ritrovi a preoccuparti della suddivisione: quale insieme di questa roba, di questa “offerta di denaro”è in M0? Quale insieme in M1, M2, M3? Queste M si sovrappongono oppure no? Uno stesso insieme è contenuto in più di un M oppure no? Al diavolo la suddivisione; il punto è: cosa sta venendo suddiviso, esattamente? Se passi in rassegna questi M da questo punto di vista, potresti farti l’idea che la definizione di denaro venga intenzionalmente annacquata, sbriciolata, smembrata, e che tutto ciò si trovi lì al preciso scopo di annebbiare la scena, in modo da introdurre di soppiatto e legittimare come denaro quello che denaro non è. A beneficio dei falsari legalizzati. A proposito, nel fare ciò inizi anche a venire a conoscenza del capolavoro dei falsari: chiamala come preferisci, moneta scritturale, moneta bancaria o denaro a credito, conti correnti, moltiplicatore del credito, denaro non contante, valuta dematerializzata, società senza contante, indipendentemente dall’etichetta applicata, essa consiste nello spacciare e sfruttare come denaro qualcosa che non soltanto denaro non è, ma che in primo luogo non esiste nemmeno. E nel consegnare ai falsari, addirittura a costo zero, il controllo ultimo del denaro.

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Istituzionalizzare la frode:
Dato che la riserva frazionaria è un componente cruciale da comprendere, per non dare niente per scontato supporrò che tu sia incredulo ed inizierò ad affrontarlo da lì. E così ritieni che i banchieri prestino solo il denaro che tu hai depositato presso di loro, e non più di quello. Dopo tutto, tu dici, non si può usare qualcosa che non esiste. Per sbrogliare meglio la matassa, ti trasferirò momentaneamente all’Isola d’Esempio: lì, tu dai al banchiere 10 unità di denaro, il quale in conseguenza del tuo deposito non può prestare ad altra gente più di queste 10 unità di denaro. Vista da qui, riserva frazionaria apparentemente significa che al banchiere viene persino richiesto di conservare come riserve una data percentuale delle tue unità; il motivo è che qualunque depositante come te potrebbe voler prelevare un po’ di unità in qualsiasi momento, e la percentuale di riserve richiesta è calcolata per coprire l’ammontare di unità che potrebbero venire prelevate.
Se osservi attentamente, già a questo stadio iniziale qualcosa inizia a non tornare. Si tratta di: debito o deposito, debitore o consegnatario? Questo è il dilemma.
Tutto inizia dal confondere opportunamente sotto l’etichetta di “attività bancaria” due funzioni distinte e separate: investimento e deposito. Sull’Isola d’Esempio, tu affidi i tuoi soldi al banchiere d’investimento – come dice la parola stessa – allo scopo esplicito di prestarlo e restituire un rendimento a fronte del rischio intrinseco nel prestito; affidi, invece, i tuoi soldi al banchiere di deposito – di nuovo, come dice la parola stessa – per lo scopo affatto distinto e differente, ancorchè ancora una volta esplicito, di custodirlo dietro compenso, e proteggerlo da qualsivoglia rischio di sorta. Ulteriori servizi quali i trasferimenti ricadono ovviamente sotto l’attività bancaria del deposito piuttosto che sotto l’attività bancaria dell’investimento, in quanto destinati ad essere sicuri a fronte di una tariffa, non azzardi a fronte di una resa o di una perdita.

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Questi due scopi non potrebbero essere più diametralmente opposti. Ed offuscare la loro differenziazione ha delle conseguenze – come minimo, due. Una conseguenza è lampante, ed è in voga dall’ultimo decennio, vale a dire, da quando ha ridotto in povertà un gran numero di persone. L’altra conseguenza non si fa notare, ed è persino più letale, perché oltre a non farsi notare è più profonda e più basilare, sebbene non notata perché ingannevolmente data per scontata come "le cose stanno così e basta". Si potrebbe dire anche che la conseguenza lampante, fra altri guai, derivi dalla conseguenza basilare che non si nota; e questo è senz’altro vero in termini di importanze relative.
La conseguenza lampante è stata la rimozione della separazione fra banche d’investimento e banche di risparmio attuata deliberatamente qualche decennio or sono. Le banche di risparmio condividono l’obiettivo de, e quindi ricadono sotto, l’attività bancaria del deposito, non certo l’attività bancaria d’investimento; per l’ottima ragione che, quando si tratta dei propri risparmi, la gente predilige il proteggerli piuttosto che metterli a repentaglio. Ma una volta private dei loro freni, le banche di risparmio sono diventate banche d’investimento sotto mentite spoglie, giocatori d’azzardo travestiti da custodi, lupi travestiti da agnelli. Per mangiarci meglio… Hanno venduto investimenti ad alto rischio ai risparmiatori con l’inganno, ed i risparmiatori sono rimasti fregati secondo i piani. I banchieri lo fanno per varie forme di tornaconto personale: in quanto intermediari vogliono che qualunque cosa sia venduta, e al diavolo quale fregatura viene venduta a quale vittima; anche in quanto complici vogliono che qualunque cosa sia venduta, ma in questo caso, dato che si prendono una parte del bottino fregato alla vittima, peggiore il raggiro, più grasso il bottino. Tutto questo finisce per aizzare il mostruoso schema piramidale della deriva finanziaria globale, che discuterò più avanti di per se stessa come merita, qui basti dire che i banchieri chiudono il cerchio con la cartolarizzazione: scaricare sulla parte lesa il risarcimento per il danno. Quando l’investimento diventa speculazione, il profitto di qualcuno è la perdita di qualcun altro, e che qualcuno resterà fregato è il presupposto per allestire l’"affare" in primo luogo: niente pollo, niente affare.

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Sfortunatamente, le bombe dei cartoni animati hanno un lato negativo: la miccia accesa; quindi vanno rifilate a qualcun altro prima che esplodano. Meglio ancora se vendute bene. E di questo si tratta con la cartolarizzazione: allestisci uno schema piramidale e rifili la sua miccia accesa a qualcun altro prima che faccia bum!, così esplode in faccia a tutti tranne che ai suoi promotori. In pratica, la cartolarizzazione è un ulteriore raggiro: hai lucrato concedendo un prestito che difficilmente verrà restituito, quindi difficilmente chiunque ti subentrerebbe in quel credito, no? E allora strapazzi le uova marce insieme con qualche uovo buono e spezie assortite e voilà, questa nuova prelibatezza non è un affare a quel prezzo? Se pensi che il prezzo che paghiamo per l’impunità procurata dalla cartolarizzazione sia intollerabile, preparati per l’ordine di grandezza che raggiungerà grazie alle banche centrali.

Questo è quanto per ora circa la conseguenza lampante del confondere, o del puro e semplice rimuovere, la distinzione fra banca d’investimento e banca di deposito. Adesso scaviamo sotto di essa nella conseguenza che non si fa notare: debito o deposito, debitore o consegnatario? Questo è il dilemma.

Di ritorno sull’Isola d’Esempio, depositi 10 unità di denaro nel tuo conto in banca. Tuo denaro, tuo conto: enfasi aggiunta all’aggettivo: tuo. Anche attenendoci sempre al punto di vista incredulo, appena il tuo denaro è nel tuo conto, il banchiere lo prende e lo presta. Ed il punto è che tu dai questo per scontato: “tutti sanno” che i banchieri si servono del tuo denaro e che le cose stanno così e basta. Aspetta un momento: il banchiere ti ha fatto sottoscrivere un investimento per quel denaro? No? Allora non è banca d’investimento; è banca di deposito. Ed il denaro è tuo; non del banchiere.

La chiave dell’inganno qui è mettere a confronto una banca di deposito con qualsiasi altro deposito; ad esempio, confrontare un magazzino di denaro con un magazzino di cereali o un magazzino di effetti personali. Ed intendo il paragonarli anche da un punto di vista legale.

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E così depositi 10 unità di denaro sul tuo conto in banca, 10 unità di cereali in un deposito di cereali, 10 effetti personali in un magazzino per privati. Di nuovo, enfasi aggiunta sul fatto che sono tutti tuoi. Una volta che i tuoi cereali ed i tuoi effetti personali siano nei loro rispettivi magazzini, rimangono tuoi, il che suona alquanto ovvio. I proprietari di quei magazzini sono dei consegnatari: dovessero mai azzardarsi ad usare la tua proprietà come loro, questo sarebbe un reato penale. Prestare o usare in qualunque altro modo la tua proprietà senza il tuo consenso? Restituirti qualcosa di diverso dalla tua proprietà? Iscrivere nel loro bilancio, quindi come loro proprietà, il valore della tua proprietà? Questi sono reati; il loro nome è: appropriazione indebita.
Non cosi con il tuo denaro; anzi. Appena il tuo denaro è nel tuo conto in banca, esso non è più tuo. Il punto cruciale è qui: cosa è avvenuto quando hai depositato il tuo denaro nel tuo conto, esattamente? Cosa è stato scambiato con cosa, esattamente? Quando hai depositato il tuo grano nel deposito di cereali, lo hai scambiato con una ricevuta di deposito per quello specifico grano, attestante che quello specifico grano appartiene a te. Quando hai depositato i tuoi effetti personali nel magazzino per privati, li hai scambiati con una ricevuta di deposito per quegli specifici effetti personali, attestante che quegli specifici effetti personali appartengono a te. Quando hai depositato il tuo denaro nel tuo conto in banca, lo hai scambiato con un Pagherò per quell’ammontare: ti è stata tolta la proprietà del tuo denaro ed hai ricevuto in cambio un credito per quell’ammontare.
Questa non è una cosa da poco. Questo significa che il banchiere iscrive il tuo denaro nel bilancio della sua banca; questo significa che ora è il banchiere il proprietario di quel denaro ed a questi spetta qualunque profitto derivante dal suo impiego; e questo significa anche che se il banchiere non dovesse essere in grado di restituirti un ammontare corrispondente, sarebbe solo uno sfortunato caso di insolvenza, e non un caso penale di appropriazione indebita. Si tratta di banchiere contro magazziniere, prestito contro custodia, credito bancario contro ricevuta di deposito, legittima azione imprenditoriale contro appropriazione indebita, legislazione bancaria contro legislazione sul deposito, malaugurato insuccesso imprenditoriale contro reato penale.

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Qualunque altro proprietario di deposito che si appropri indebitamente della tua proprietà va in galera, mentre il banchiere che si appropria indebitamente del tuo denaro è protetto dalla legge; a dispetto, ed a smentire la favoletta che la legge è uguale per tutti, i poteri legislativo e giudiziario sono conniventi con il banchiere per reggergli il gioco ed il sacco, riservandogli il privilegio esclusivo di essere, diversamente da qualunque altro, debitore invece che consegnatario. È stato detto che l’intero sistema dell’attività bancaria a riserva frazionaria è costruito sull’inganno, un inganno nel quale il sistema legale è connivente.
Parlando di incredulità, se pensi che questo sia incredibile, beh, sono totalmente d’accordo. Ma è stato detto che due dei modi più efficaci di nascondere qualcosa sono il metterlo in piena vista, e il farlo apparire incredibile.

Ed ora qualcosa di completamente diverso sulla riserva frazionaria: è venuto il momento di mettere in discussione il punto di vista incredulo in sé. Di ritorno all’Isola d’Esempio, supponiamo ai fini della semplicità che la capacità di credito di tutte le banche sia attualmente satura, e cioè che esse non possano prestare ulteriormente a meno che non entrino ulteriori depositi. Ti rechi nella tua banca con un amico; dapprima, tu fornisci alla tua banca questi ulteriori depositi depositando 10 unità di denaro tuo nel tuo conto, poi il tuo amico satura nuovamente la capacità di credito della banca prendendo in prestito tutto l’ulteriore credito corrispondente, diciamo, 9 unità di denaro per via della riserva frazionaria, supponendo sia attualmente fissata al 10 percento. Uscendo dalla banca, sorge una domanda: c’è differenza fra la quantità di denaro che esisteva prima che lo depositaste in banca e la quantità che esiste adesso? Dato che il poeta ha detto “guarda, non pensare”, entrambi vuotate le tasche e guardate. La versione dominante dice che la banca di deposito a riserva frazionaria presta il denaro a chi lo prende in prestito, e che nello stesso tempo mantiene la disponibilità di quello stesso denaro per il depositante, e che a quel punto “è come se per mezzo del prestito venisse creato nuovo denaro”.

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“Come se”? Tu hai un estratto conto che dice che hai 10 unità sul tuo conto; e senz’altro puoi tornare subito in banca e ritirarli in contanti, o disporre un bonifico, o staccare un assegno, o di questi tempi effettuare un pagamento online: è denaro, a tutti gli effetti. Allo stesso tempo, il tuo amico ha un altro estratto conto che dice che ha 9 unità sul suo conto, e senz’altro può disporre delle sue 9 unità esattamente come tu puoi disporre delle tue 10: è denaro, a tutti gli effetti. Vi guardate, perplessi. Aspetta un attimo… quanto denaro esisteva prima che entraste in banca? Tu avevi 10 unità, il tuo amico non ne aveva nessuna. Dal momento che siete un pochino increduli, lo andate a spendere; risultato? È denaro, a tutti gli effetti: tutte quelle 19 unità vengono accettate come denaro avente potere d’acquisto in cambio di beni e servizi. Nella realtà dei fatti, nel mondo reale, quel “come se” dominante funziona in modo talmente simile ad un inequivocabile “è”, è talmente indistinguibile da esso, che entrambi vi domandate quale aggettivo sarebbe adatto a descrivere la versione dominante, e se ipocrita sembrerebbe giusto un pochino troppo indulgente e, in ultima analisi, ingenuo.
Ma la vostra incredulità è dura a morire, e così decidete di ripetere la prova. Sulla base della vostra legittima beata innocenza, volevate semplicemente riverificare il fatto che alquanto magicamente le vostre unità di potere d’acquisto sono quasi raddoppiate nelle tasche dei banchieri, e così non immaginereste nemmeno che fareste meglio a tenervi forte; state per fare la conoscenza della sfaccettatura più impressionante della riserva frazionaria: la ricorsività… Il tuo amico si procura un secondo amico, e vanno in una banca: dapprima, l’amico che ha preso in prestito 9 unità di denaro fornisce alla banca ulteriori depositi depositandoli nel suo conto, poi, il secondo amico satura nuovamente la capacità di credito della banca prendendo in prestito tutto l’ulteriore credito corrispondente, diciamo, 8,1 unità di denaro, per via di nuovo della riserva frazionaria, attualmente supposta al 10 percento. Vi guardate l’un l’altro, persino più perplessi di prima; c’è qualcosa che proprio non torna, ma non riuscite a capire cosa; e così decidete di ripetere la prova ad oltranza, finchè non lo afferate, si spera.

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E così il secondo amico si procura un terzo amico, che si procura un quarto amico, che si procura un quinto amico, ecc., e ciascuna coppia va in una banca; ogni volta lo stesso numero: uno fornisce alla banca ulteriori depositi depositando nel suo conto il denaro appena preso in prestito, l’altro satura nuovamente la capacità di credito della banca prendendo in prestito tutto l’ulteriore credito corrispondente in base all’attuale riserva frazionaria.
Quando la riserva frazionaria ha esaurito il suo incantesimo multilivello e tu hai esaurito gli amici, quando la testa smette di girarti, ti poni di nuovo la domanda originale: c’è differenza fra la quantità di denaro che esisteva prima che lo depositaste in banca e la quantità che esiste adesso? E così ancora una volta metti assieme tutti gli estratti conto ed inizi a sommarli; ad ogni giro di giostra è stato aggiunto l’ammontare precedente meno la riserva frazionaria: 10 + 9 + 8,1 + 7,29 + 6,56 + 5,9 + 5,31 + 4,77 + 4,29 + 3,86 + 3,47 + 3,12 + 2,8 + 2,52 + 2,26 + 2,03 + 1,82 + 1,63 + 1,46 + 1,31 + 1,17 + 1,05 + 0,94 + 0,84 + 0,75 + 0,67 + 0,6 + 0,54 + … La testa ti ricomincia a girare.

Cosa sia la riserva frazionaria o moltiplicatore monetario, lo si trova piuttosto facilmente praticamente ovunque, anche dalle fonti dominanti; tuttavia, il suo vero nocciolo e come funzioni davvero sono meno facili da scoprire ed afferrare. Se tu fossi un batterista e suonassi una partitura per batteria ignorando o rimescolando attentamente tutti gli accenti – ogni piano, mezzoforte, forte, ecc. suonato con qualunque accento tranne quello previsto – difficilmente chiunque, per quanto conoscitore, sarebbe in grado di identificare la canzone. Evidenziare che la riserva frazionaria vincola il banchiere a tenere di riserva una piccola parte di quanto riceve in deposito, e nel frattempo trascurare, ignorare, omettere, far finta di non vedere che a) il banchiere si appropria indebitamente di quel denaro, b) il processo di appropriazione indebita determina la creazione di potere d’acquisto dal nulla nelle tasche del banchiere, e c) tale processo è addirittura ricorsivo quanto una giostra, arrivati a questo punto, è senz’alcun dubbio un capolavoro criminale, e non solo di mera ipocrisia ma di autentica omertà.

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È difficile trovare un ribaltamento tra fondale e superficie più completo di quello messo in atto sulla riserva frazionaria. E vale senz’altro la pena di sottolineare adesso che, per setacciare l’argomento più accuratamente, non abbiamo posto qui il quesito consequenziale: e quanto alla fonte del primo denaro che poi viene sottratto con appropriazione indebita, e sul quale viene creato ulteriore potere d’acquisto dal nulla? Lasciamo stare per il momento che anche quel primo denaro viene creato dal nulla da qualcuno che ne intasca il potere d’acquisto creato dal nulla, e rimaniamo concentrati su questa sfaccettatura chiamata riserva frazionaria o moltiplicatore monetario. Dietro le quinte degli accenti spostati, la riserva frazionaria è un crimine legalizzato su scala globale: non solo è l’attuazione pratica legalizzata della contraffazione su scala globale, ma è anche la legalizzazione del concetto stesso di contraffazione, e per di più come privilegio. Essa conferisce al solo banchiere gli incredibili privilegi di appropriarsi indebitamente del denaro e di falsificarlo legalmente, addirittura nascondendoli dietro la foglia di fico paradossale della sua disposizione per cui il banchiere non si approprierà indebitamente e non falsificherà oltre il limite – autoimposto, a proposito – del, diciamo, 90 percento ad ogni giro di giostra. Al che tu ed i tuoi amici vi guardate, domandandovi chi lo abbia conferito, e perché.

Argomentazioni speciose, meglio note come pretesti fasulli:
Mediante la foglia di fico di un’ipocrisia che lascio a te giudicare quanto ironica, l’attività bancaria a riserva frazionaria definisce la creazione di potere d’acquisto dal nulla in tasca al banchiere, sotto forma di denaro ad un tempo contraffatto ed inesistente, non solo come il diritto del banchiere di garantire contemporaneamente la disponibilità del medesimo denaro sia al suo vero proprietario che a chi lo ha ricevuto in prestito, ma anche come il suo dovere di farlo. I privilegi dell’appropriazione indebita e della falsificazione non solo sono legali per il solo banchiere, ma sono anche un suo dovere. La tesi per cui delinquere sarebbe un dovere, ed anzi a questo punto un dovere sociale e quindi civico del privilegiato, è indubbiamente interessante, ma è altrettanto indubbio chi abbia tutto l’interesse a promuovere tale tesi.

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Quali scuse mai si possono accampare per un simile “dovere”? Per prima naturalmente viene l’intera consueta gamma della manipolazione: la soggezione prodotta dalla congiura del prestigio e dell’autorevolezza costruite intorno ai banchieri ed all’attività bancaria proprio allo scopo di impedire alla gente di vedere che il banchiere è più nudo del re; la mancanza di informazione o di comprensione dell’informazione prodotta dall’omertà e dalle cortine fumogene della disinformazione e del depistaggio. Quelli che superano questo primo sbarramento si troveranno di fronte la tesi che la società per funzionare ha bisogno di mezzi di scambio sufficienti, come un corpo per vivere ha bisogno di sangue sufficiente, e come di consueto una verità viene sfruttata come cavallo di Troia: più il cavallo di Troia è plausibile dall’esterno, più efficace è lo stratagemma.
Quindi, senza tanti giri di parole: che siano necessari sufficienti mezzi di scambio è una ragione sufficiente per procurarli a prescindere da chi e come? Ora che siamo pienamente consapevoli che il nocciolo è chi sia il proprietario del potere d’acquisto del mezzo di scambio nel momento in cui nasce, possiamo guardare all’intera scena da lì e non farci ingannare. E quindi, la nostra risposta è un inequivocabile NO: non siamo nati ieri, e siamo perfettamente consapevoli che il bisogno pressante in qualunque forma è un piede di porco standard per scardinare controlli e controllori. La verità è che ci sono molti modi di rifornire la società di mezzi di scambio sufficienti, tanti quanti l’onestà, la libertà di pensiero e la libertà d’iniziativa possono concepire, senza bisogno di farsi fregare come requisito imprescindibile. È stato detto che il fatto che i banchieri non siano trattati come comuni consegnatari è più il risultato della politica che della giustizia, e che se lo fossero ciò porrebbe sulle spalle dell’attività bancaria un fardello insopportabile. Al che è stato osservato come qualunque profitto fraudolento termini quando si dà un giro di vite alla frode, quindi perché mai delle banche genuinamente di deposito non sarebbero in grado di rimanere in attività alle stesse condizioni oneste di qualsiasi altra impresa di deposito?

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Il nocciolo della questione è: dal momento che usiamo un mezzo di scambio privo di valore intrinseco, chi ne controlla l’esistenza e quantità, ed è il proprietario del suo potere d’acquisto nel momento in cui nasce? I produttori e legittimi proprietari dei prodotti il cui scambio quei mezzi devono facilitare, o piuttosto dei criminali – magari oligo−monopolisti privilegiati? E la sacrosanta necessità della società di avere un’adeguata provvista di mezzi di scambio viene sfruttata come il cavallo di Troia per portarci via la nostra sovranità monetaria e consegnarla ai monopoli pubblici dei governi che a loro volta la consegnano ai cartelli privati dei banchieri.

Riserva frazionaria, intrinsecamente in bancarotta ed intrinsecamente truffaldina:
Dato che nell’ambito della riserva frazionaria la nostra capacità di affrontare i fatti è sottoposta ad un crescendo che non accenna a diminuire, sarà prudente ripartire ancora una volta dalle solide basi dell’incredulità. Tu ed i tuoi amici fissate la facciata della banca ed il suo imponente colonnato vi rende impossibile prendere in considerazione l’ipotesi che il banchiere dietro di essa sia più nudo di un re nudo e che quell’imponente colonnato non sia che un castello di carte truccate. Bene, e allora ritorniamo sull’Isola d’Esempio, per essere testimoni di due fatti che provano come faresti senz’altro meglio a prendere quell’ipotesi in considerazione.
Sull’isola, tutti i clienti di una banca sono tuoi amici; alcuni di essi hanno depositato il loro denaro, altri lo hanno preso in prestito, e come abbiamo visto la banca certifica lo stesso denaro come disponibile più e più volte su vari conti. E così tu ed i tuoi amici decidete di prendere in parola i vostri estratti conto e presentarvi allo sportello per richiedere di ritirare il vostro denaro – badate bene: tutti voi insieme, tutto il vostro denaro in una volta, ed in contanti sull’unghia –. Siete appena diventati uno dei peggiori incubi che hanno tolto il sonno ai banchieri sino a quando non hanno allestito la soluzione finale che tratteremo subito dopo; un incubo che chiamano: assalto alle banche. Quelli che hanno depositato il loro denaro dicono: “Sono soldi miei, certificate che sono qui, li voglio; tirateli fuori, subito!” Quelli che lo hanno preso in prestito dicono: “Sono soldi miei sino alla restituzione, certificate che sono qui, li voglio; tirateli fuori, subito!” Il banchiere grida: “Politici! Giudici! Polizia! Venite a soccorrermi! Che cosa vi ho comprato a fare?” Mentre fuggite in cerca di un riparo a prova di proiettile dal trattamento riservato alle parti lese, alcune domande vi restano in gola: “Dove? Come? Chi?”. Quindi vediamo di fare in modo che ciascuna di queste domande riceva una risposta.

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“Dove sono i miei soldi?” Temo siano dove si trova tutto ciò che non esiste: da nessuna parte. Perché la moneta scritturale è falsificata così completamente che non esiste nemmeno in primo luogo. Oh, beh, sì, in realtà una parte di essa effettivamente esiste – purchè continuiamo a considerarla denaro reale, invece di indagare su di essa e mettere in discussione anche quella –: è quell’iniziale frazione “esistente” che ha dato inizio alla giostra della riserva frazionaria. Se mai ti interessasse calcolare le sue quote che ciascuno di voi riceverebbe, come ripartizione dell’esistente a parziale risarcimento della “scomparsa” del dovuto che non è mai esistito in primo luogo, basta portare a termine la precedente esemplificazione della riserva frazionaria, quella di quando ti girava la testa. Consulti la definizione di “in bancarotta”, e dice qualcosa del tipo “insolvente, nel senso di incapace di far fronte ai propri obblighi”. Dal momento che tu ed i tuoi amici avete in mano un mucchio di estratti conto in cui la banca dichiara: “Io ti devo questo denaro”, che la banca è in possesso solo di una piccola frazione di quel denaro, e che non entrerà mai in possesso di quel denaro per l’ottima ragione che esso non esiste in primo luogo, questo stato di cose rientra decisamente nella definizione di “in bancarotta”: “insolvente, incapace di far fronte ai propri obblighi”.
Ma non hai ancora finito di assimilare questo, che d’un tratto ti senti preso in contropiede anche da un’ulteriore angolazione. Hai sempre dato per scontato che lo spirito della legge come inteso dal legislatore fosse che essere in bancarotta sia l’eccezione, non la regola; uno stato di cose terminale, non una condizione operativa ordinaria. Beata ignoranza, e beata innocenza… Questo stato di cose, in bancarotta per definizione, è al contrario proprio la condizione operativa normale e permanente della banca.
“Com’è possibile?” Sottoponendo te stesso ad un interrogatorio, ti domandi: “Quand’è stata l’ultima volta che hai visto i tuoi soldi?” “Beh, quando li ho depositati in banca, il primo deposito che ha fatto partire la giostra.” “E che cosa hai maneggiato da quel momento in poi, di fatto?” “Oh, beh, bonifici ed assegni, pagamenti online ed estratti conto.” “Contante?” “No.” “E allora com’è possibile? Andiamo, ce l’hai proprio davanti…”

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“Che diamine! Quello che non è denaro viene accettato come se fosse denaro! Promesse di denaro sono viste e prese per buone come denaro!”
“Chi è stato?” L’interrogatorio prosegue: “Chi accetta quello che non è denaro come se lo fosse? Quando ricevi quel denaro fasullo, dove va a finire?” “In un conto in banca…” “Già… Quindi chi è che regge il gioco ed il sacco alla tua banca?” “Ma che… le altre banche!” “Allora considero soddisfatte le tue domande su dove, come e chi, giusto?” “Sì: il denaro fasullo continua a circolare di mano in mano indefinitamente come se fosse denaro perché in realtà circola da conto bancario a conto bancario, senza soluzioni od interruzioni di continuità della sua finzione lungo tutte le linee, ossia senza che nessuno lo pretenda in contanti, e ad entrambe le estremità di tutte le linee ci sono sempre delle banche che lo accettano come genuino. E così noi sudditi ingenui e creduloni facciamo lo stesso.”
Ancora una volta nel campo dell’attività bancaria abbiamo un caso da manuale di una posizione talmente di forza che la gente non se ne rende nemmeno conto, e vede un mero oligo−monopolio come un “lo sanno tutti che le cose stanno così e basta”, invece di metterlo in discussione come si deve finchè tutti non si rendono conto che il banchiere è più nudo del re. Conseguentemente, non ci rendiamo nemmeno conto che i banchieri hanno usurpato l’oligo−monopolio del possesso e della circolazione del denaro. Non è il fatto che il denaro sia “dematerializzato” che conta; è il fatto che nasca nelle loro tasche, e che sia sotto il loro controllo fraudolento, redditizio ed intrinsecamente totalitario che conta. Ecco quindi una delle ragioni per cui le truppe dei banchieri sono mobilitate permanentemente nella guerra contro il contante: meno contante c’è, e più c’è “denaro” fasullo dal nulla nelle loro tasche e sotto il loro controllo.

Arrivati a questo punto la tua incredulità, pur se colpita duramente, indugia ancora su una perplessità sollevata proprio da questo quadro: com’è possibile che le banche vadano così d’amore e d’accordo? Dopo tutto, gli esseri umani non sono famosi per l’efficacia nella cooperazione, e gli esseri umani loschi lo sono ancora meno…

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Teniamo da parte per un momento la risposta a questa domanda, e prendiamo spunto da questa perplessità per ritornare all’Isola d’Esempio, ed essere testimoni del secondo dei due fatti che provano come faresti meglio a prendere in considerazione come qualcosa di più che una mera ipotesi che l’imponente colonnato della facciata della banca non sia che un castello di carte truccate ed il banchiere dietro di essa sia più nudo di un re nudo.
Supponiamo che ci siano dieci banche sull’Isola d’Esempio, che contraffanno felicemente denaro inesistente, ma attenendosi tutte al loro limite autoimposto espresso come il rapporto della “riserva frazionaria”, diciamo, 90 percento. Ogni giorno i clienti delle banche si scambiano denaro inesistente tramite bonifici, assegni, pagamenti online, ecc., e così il denaro creato dal nulla da ciascuna banca finisce anche nelle altre banche, perché gli scambi avvengono fra clienti di tutte le banche. Tracciamo il viaggio di qualsiasi unità di denaro, fotogramma per fotogramma e sostanzialmente piuttosto che formalmente: Il Signor A ha una unità di denaro nel suo conto nella Banca 1, il cui estratto conto attesta: “Io, Banca 1, devo al Signor A una unità di denaro.” Il Signor A scrive un assegno e lo da al Signor B, e l’assegno attesta: “Io, Banca 1, devo al Signor B una unità di denaro.” Il Signor B gira quell’assegno alla Banca 2 e lo deposita sul suo conto in essa, il cui estratto conto successivo attesta: “Io, Banca 2, devo al Signor B una unità di denaro.” La Banca 2 trattiene l’assegno girato che ora attesta: “Io, Banca 1, devo alla Banca 2 una unità di denaro.” Come risultato, tutte le banche accumulano crediti nei confronti delle altre banche, le cui parti equivalenti vengono cancellate in una cosiddetta camera di compensazione: una unità di denaro dovuta dalla Banca 1 alla Banca 2 ed una dovuta dalla Banca 2 alla Banca 1 si elidono a vicenda. Gli squilibri dei crediti e debiti fra le banche tendono ad essere trascurabili e transitori, per cui i banchieri li accettano come tali. Senz’altro, se solo volessero, i banchieri potrebbero pretendere che i loro colleghi banchieri paghino tutti i loro debiti in contanti invece di compensarli, ma preferiscono astenersi da una tale richiesta perché facendolo commetterebbero suicidio collettivo.

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Poi un bel giorno uno dei banchieri decide di prendere qualche scorciatoia… All’insaputa di chiunque, la sua banca inizia a contraffare una quantità di denaro inesistente significativamente superiore a quella delle sue colleghe. Dato che il denaro fasullo può sopravvivere soltanto fra complici che fingano che sia denaro vero, quel denaro fasullo in esubero finisce inevitabilmente nelle altre banche, e provoca lo sbilanciamento e lo straripamento della camera di compensazione. Quando i colleghi decidono che quel banchiere ha tirato troppo la corda, gli ingiungono di saldare i conti. In contanti. Sono appena diventati l’altro peggiore incubo che ha tolto il sonno ai banchieri sino alla soluzione finale trattata più avanti: un assalto alla banca da parte dei colleghi banchieri.

Perché dunque gli assalti alle banche, siano essi da parte dei clienti o dei colleghi, sono l’incubo dei banchieri? Se tutti i clienti di un consegnatario ritirassero tutti i loro depositi simultaneamente, il povero consegnatario probabilmente darebbe un’ultima occhiata sconsolata al magazzino vuoto prima di cessare l’attività, ma la cosa finirebbe lì: affronterebbe nuove sfide imprenditoriali, non imputazioni penali. Perché dunque gli assalti alle banche sono talmente un incubo che i banchieri hanno tramato per decenni per ottenere la loro soluzione finale trattata dopo? Perché il banchiere non potrebbe mai restituire ai clienti i depositi che essi richiedessero più che legittimamente indietro, per l’ottima e conclusiva ragione che essi non esistono né sono mai esistiti, né nei suoi forzieri né in alcun altro posto sotto il sole.
Ad esempio, un pretesto tipico usato per ottenere accettazione per l’ulteriore imbroglio noto come banca centrale è che essa proteggerebbe dagli assalti alle banche, e particolarmente dalla propagazione alle altre banche di quelli alle banche più deboli, ma piuttosto ovviamente la verità è alquanto l’opposto: gli assalti alle banche sono il peggiore incubo dei banchieri per l’ottima ragione che sono intrinseci nella natura fraudolenta stessa dell’attività bancaria a riserva frazionaria; a dispetto dell’inganno della loro propagandata onnipotenza, com’è stato detto, tutte le banche sono in uno stato d’insolvenza permanente, ed i banchieri sono nudi, lo sono sempre stati, e sempre lo saranno.

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Il propellente essenziale che tiene in volo qualsiasi truffa, particolarmente gli schemi piramidali, è la fiducia delle vittime. Nella misura in cui i banchieri non possono contare sulle armi dell’oligo−monopolio per costringere la gente ad essere loro cliente – il che è sempre più spesso il caso di questi tempi, a proposito –, la fiducia dei clienti è il loro tesoro da accaparrarsi e difendere. Parlando di incredulità, il grado di tale fiducia dei clienti e quindi del successo dei banchieri in questo potrebbe sembrarci incredibile, ma soltanto perché adesso sappiamo qualcosa in merito; quindi, questo conferma che la conoscenza è l’anticorpo per gli inganni. Perciò infine, come introduzione alla loro soluzione finale, o piuttosto, la loro arma finale, trattiamo brevemente l’argomento della fiducia del clienti da un certo punto di vista.

Se la gente sapesse come sappiamo noi ora che i banchieri sono più nudi del re dietro i castelli di carte truccate dei colonnati delle loro banche, e se non venisse costretta a farlo dalla pistola alla tempia rappresentata dal monopolio dei banchieri sui depositi e sui flussi di denaro, si servirebbe dei “servizi” dei banchieri? Diamogli un’occhiata dal punto di vista di un potenziale cliente libero e ben informato:
Consegneresti spontaneamente e consapevolmente i tuoi soldi sudati e reali in cambio della promessa di un banchiere di pagarti un pari importo in denaro inesistente?
Lo faresti sapendo che facendolo alimenti l’esatta macchinazione che il banchiere usa per depredare te e tutti gli altri?
Lo faresti sapendo che rimarresti incastrato in uno schema piramidale che intrinsecamente sta in piedi solo sintanto che tu ed i tuoi colleghi clienti non esigete indietro quel che è vostro?
Lo faresti sapendo che tu e tutti i tuoi colleghi clienti, dal primo all’ultimo, siete pienamente consapevoli, da cima a fondo, di ogni singolo punto qui sopra? Che ciascuno di voi consegna soldi sudati e reali in cambio delle promesse di un banchiere di ripagare denaro inestente? Che alimentate la macchinazione messa in piedi per depredarvi tutti? Che state rimanendo incastrati in uno schema piramidale che sta in piedi solo sintanto che voi tutti fingete di non sapere e non esigete indietro ciò che è vostro, e che non riavrete indietro mai?

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Una truffa simile potrebbe essere così immensa che l’omertà da sola non basti ad occultarla agli occhi delle sue vittime e preservarne così la fiducia; e così a questo fine è stata ordita una soluzione, degna di essere chiamata “arma finale”, considerando la profondità e l’ampiezza dei suoi effetti. Infatti, essa mette i banchieri in grado, allo stesso tempo, sia di usurpare la fiducia delle loro vittime che di tradirla, più profondamente e più facilmente.

E pensare che la fiducia, in un sistema intrinsecamente in bancarotta e quindi fraudolento quale l’attività bancaria a riserva frazionaria, è paradossale. In realtà, come diretta conseguenza della natura intrinseca della riserva frazionaria, anche qualunque schema per “garantirlo” e “preservare” quella fiducia, magari “assicurando” i clienti è intrinsecamente in bancarotta, fraudolento e paradossale. Infatti, le fondamenta stesse dell’assicurazione sono: conoscere statisticamente la percentuale di eventi sfavorevoli che si verificheranno, ignorare a chi accadranno, presupporre che tali eventi siano involontari ed incontrollabili da parte delle loro vittime, e quindi mettere insieme risorse per assistere costoro. Mentre nel caso dell’”assicurare” i clienti della riserva frazionaria, tali fondamenta sono: o sapere che la percentuale degli eventi sfavorevoli è il 100 percento – come minimo, se non milioni percento, considerandolo più realisticamente –, perciò sapere che accadranno a tutti, sapere che i banchieri stanno sfruttando consapevolmente e deliberatamente il sistema e gettando le basi perché tali eventi si verifichino in primo luogo, quindi sapere sin dall’inizio che le risorse da mettere assieme per assistere costoro saranno sempre irrimediabilmente insufficienti, e che quindi dovranno essere rubate a qualcuno; oppure, sapere che la percentuale di eventi sfavorevoli si può ridurre solo ingannando o costringendo gli assicurati ad… assicurare che essi stessi non provochino questi milioni percento di eventi, esigendo ciò che è loro legittima proprietà e diritto, perché se solo sapessero di che si tratta…

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Alla luce del fatto che ora tutto questo a noi è chiaro, allora dev’essere ben più chiaro ai suoi mandanti e promotori, e gli scopi reali di una tale “assicurazione” devono essere in malafede in primo luogo; la fiducia del cliente così capitalizzata deve essere intrinsecamente un tradimento, mirante a razziare sia la gente che gli enti assicuranti di qualsiasi tipo essi siano, siano essi pubblici, privati o misti, mentre sollevano i criminali dalle conseguenze dei loro crimini. L’”assicurazione dei depositi” e schemi del genere non sono “assicurazioni”; sono racket redistributivi progettati per permettere ai loro sfruttatori di saccheggiare più a fondo le loro vittime. E, infine ed in aggiunta, un racket del genere può anche servire mire criminali monopolistiche: l’assicurazione sui depositi è solitamente fornita da enti legalmente ed economicamente monopolisti, pubblici o meno che siano; come tali, essi saranno sotto il controllo dei pesci grossi, perciò qualsiasi banca avrà di fronte la scelta se allinearsi ai pesci grossi, con tutto ciò che questo comporta, o essere condannata tramite lo svantaggio competitivo del non essere “assicurata”, e magari “inevitabilmente” più soggetta agli “imprevedibili” eventi avversi del “libero mercato”.

Ed a confronto della frode “onesta” tramite contraffazione “semplice”, l’attività bancaria a riserva frazionaria costringe anche il rapinato a ripagare al rapinatore, con un interesse altrettanto fraudolentemente preso in prestito, ciò di cui sia la persona che la comunità sono state rapinate in primo luogo. Uno schema piramidale, intrinsecamente in bancarotta ed intrinsecamente fraudolento, di schiavizzazione tramite saccheggio. Ritengo che possiamo, finalmente e definitivamente, chiamare le cose con il loro nome, e rinominare l’”attività bancaria a riserva frazionaria” come “banchieri che contraffanno denaro dal nulla e se ne appropriano dietro la foglia di fico che non esagereranno quella contraffazione oltre il limite arbitrario da essi stessi stabilito”.

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Infine, è istruttivo paragonare la creazione di potere d’acquisto dal nulla come praticata dai governi che usurpano la tua sovranità monetaria ed emettono moneta fiat, con la creazione di potere d’acquisto dal nulla come praticata dai banchieri che usurpano la tua sovranità monetaria emettendo moneta fiat dalle banche centrali, ed emettendo “moneta” creditizia dalle altre banche tramite la riserva frazionaria: I governi, sperabilmente, sono in qualche modo eletti democraticamente e rendono conto alla gente; i banchieri no. Il mandato dei governi è il bene pubblico; il mandato dei banchieri è il bene loro – e potrebbe ben essere anche la rovina di chiunque altro –. I governi creano denaro inequivocabile relativamente in piena vista, e così quando si verifica inflazione sono relativamente facili da individuare, incolpare e destituire con il voto; i banchieri creano “denaro” offuscato, ingannevole ed insidioso con mezzi altrettanto offuscati, ingannevoli ed insidiosi, e così quando si verifica inflazione sono alquanto impossibili da individuare ed incolpare, e comunque assolutamente impossibili da destituire con il voto. Se il monopolio della sovranità monetaria dei governi è un problema, beh, il monopolio della sovranità monetaria dei banchieri lo è ben di più; di certo non un passo nella direzione giusta fuori della schiavitù economica, ma piuttosto un passo nella direzione opposta: dalla padella nella brace.