Crimine contro l’Umanità: moneta a debito

Sappiamo cos’è una trappola del debito infinito. Il tipo di denaro progettato per creare una trappola del debito infinito è spesso chiamato “moneta a debito”. Viene chiamato moneta a debito perché per la sua mera esistenza qualcuno – il cittadino – deve il suo valore nominale più un interesse a qualcun altro – il banchiere. Questa è una sfaccettatura diversa dal signoraggio, seppure strettamente connessa ad esso.

Sino a questo punto, il signoraggio si potrebbe concepire come il mero lucrare la differenza fra il valore nominale del denaro ed il suo costo di produzione−valore intrinseco, nel momento in cui il denaro nasce, e questo sarebbe tutto. Ciò significherebbe stampare il denaro, darlo in cambio di prodotti, e questo è tutto; questo sarebbe il furto una tantum dei beni acquistati in cambio di nulla.

Ma i ladri del signoraggio non si accontentano della rapina una tantum, oh no. Loro vogliono di più… qualcuno dice che vogliono il mondo intero… più gli interessi. Quindi, nel momento in cui il denaro è immesso in circolazione, è prestato a fronte di garanzie ed interesse. Non solo lo strozzino ruba il signoraggio iniziale, ma dà inizio ad una trappola del debito infinito completa e più veloce; non solo a chi prende in prestito è stato rubato il suo valore nominale in cambio di niente, ma per quel niente che prende a prestito dovrà ripagare interessi senza fine con altro di quel denaro la cui unica e fraudolenta fonte è lo strozzino.

La persona o entità legale che emette moneta a debito commette un crimine contro l’umanità moltiplicato, perché la moneta a debito moltiplica la velocità con cui tale persona o entità si impadronirà di tutti e tutto – e li annienterà, essendo un tale scopo ed una tale strategia intrinsecamente ed inevitabilmente soppressivi indipendentemente dalle intenzioni dietro di essi. Inoltre, per quanto riguarda le intenzioni, difficilmente nel mondo reale si troverà mai alcuna sanità mentale in qualunque meta di dominazione del mondo. Perciò il “peccato originale” esiste, ma non sono le persone ad averlo: è la moneta a debito.

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Il banchiere presta il denaro dal nulla alle nazioni, imprese, gruppi, individui; essi lo prendono in prestito dando in cambio qualsivoglia impegno di consegna di prodotti reali, e questo li impegna a pagare un interesse oltre all’ammontare originale.

A proposito di interesse, intratteniamoci un momento con un’altra sfaccettatura della cupidigia dei soppressivi: l’interesse composto, altrimenti noto come anatocismo. Una specie di acceleratore esponenziale; quando i criminali hanno il coltello dalla parte del manico mostrano questa tendenza a gingillarsi con questi trucchetti da gatto col topo…
Se non ne avessi mai sentito parlare, il meccanismo è il seguente:

Se un amico ti presta un disco, tu lo tieni, lo ascolti, si spera, ne hai cura, si spera ancor più, fai questo per un periodo di tempo indefinito, e poi restituisci quello stesso disco al tuo amico e questo è tutto.
Se un creditore un po’ meno tuo amico ed un po’ venale ti presta qualcosa, ne vuole indietro di più: ti presta dieci quattrini, ne vuole indietro undici; interesse, lo chiama.
Se un creditore nient’affatto tuo amico e giusto un po’ più venale ti presta qualcosa, ne vuole indietro molto di più, quindi giocherà con te al gatto col topo.
Il primo trucco è suddividere il tempo: il creditore ti dice che ora il tempo non è più indefinito ma diviso in unità, diciamo, un mese od un anno, e così ora gli dovrai un dato ammontare di interesse per ciascuna unità di tempo di durata del prestito.
Il secondo trucco è suddividere il prestito: il creditore ti dice anche che ora il prestito è suddiviso in parti, diciamo, quattrini o chili o litri, e così ora gli dovrai un dato ammontare di interesse per ciascuna parte del prestito.
Il terzo trucco è combinare i primi due: il creditore ti dice che, ora che sia il tempo che il prestito sono suddivisi, gli dovrai un dato ammontare di interesse per ciascuna parte del prestito e per ciascuna unità di tempo in cui hai quella parte in prestito.

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Creditore: “Hai capito?” Tu: “Non molto.” Creditore: “Molto bene. Sappi che è per il tuo bene.”
Tu pensi: “Come può questo essere per il mio bene? Vediamo, l’ammontare dell’interesse viene calcolato su una unità di prestito per una unità di tempo… Supponiamo che mi presti dieci quattrini: se dopo una unità di tempo gli rimborso un quattrino, l’interesse che gli devo per quella unità di tempo è calcolato sulla base di dieci quattrini, ma l’interesse che gli devo per l’unità di tempo successiva sarà calcolato sulla base di nove quattrini, e così via. Perciò, se la somma totale di tutti questo interessi parziali fosse inferiore a quello che pagherei a forfait per l’intero prestito e per la sua intera durata, e se lo rimborsassi poco alla volta, potrebbe essere nel mio interesse.
Ed è adesso che il gatto fa scattare la trappola per topi. Rimborsare poco alla volta? Bene, il quarto trucco si basa sui precedenti tre ed ha a che fare con una specie di gara fra credito e debito. Una gara truccata.
Un conto è il momento in cui un debito è dovuto, altro conto è il momento in cui viene rimborsato; fra i due il debito è in arretrato e si negozia un interesse di mora sulla base dei rapporti di forza nella società. Ed è qui dove si gettano le basi per questi trucchi: l’interesse sull’interesse, noto come interesse composto o anatocismo. Giusto per capire in che ambito ci muoviamo, l’etimo della parola anatocismo ha le radici nel termine greco “tokismòs” che significa “usura”.
Interesse sull’interesse, o interesse composto, significa un interesse supplementare aggiunto ad un interesse precedente, il che può ovviamente dare inizio ad un ciclo che si ripete e cresce all’infinito. Quando e come, esattamente, l’interesse sull’interesse può avere luogo? Fra il momento in cui un debito è dovuto ed il momento in cui viene rimborsato, appunto.
Supponi di dover rimborsare un prestito di dieci quattrini più dieci percento di interesse, un quattrino, per una unità di tempo, e di non farlo; ora devi undici quattrini. Tu schiettamente penseresti che dopo la prossima unità di tempo dovrai quegli undici quattrini più un altro quattrino per quell’unità di tempo supplementare. Dopo tutto, i quattrini che ti hanno prestato sono dieci, e su questi si calcola l’interesse.

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Il tuo creditore ha un’idea differente, meno schietta. Ti dice: “Ricordi come l’interesse sia calcolato su ciascuna unità di prestito per ciascuna unità di tempo? Bene, adesso mi devi undici quattrini, perciò l’interesse per la prossima unità di tempo sarà calcolato su undici quattrini, non su dieci.”
Poi supponi che trascorra la seconda unità di tempo, e tu adesso devi rimborsare un prestito di undici quattrini più interesse del dieci percento, un quattrino ed un decimo, per questa seconda unità di tempo. Non lo rimborsi ancora; ora devi dodici quattrini virgola uno. Il creditore ti dice: “L’interesse per la prossima unità di tempo sarà calcolato su quei dodici quattrini virgola uno.” Passa la terza unità di tempo, e adesso devi rimborsare un prestito di dodici quattrini virgola uno più interesse del dieci percento, un quattrino virgola ventuno, per questa terza unità di tempo.
Adesso diamo un’occhiata più approfondita alla trappola per topi. In precedenza ho ipotizzato che tu non avessi pagato a ciascuna unità di tempo solo per esporre più chiaramente il meccanismo base; adesso invece ipotizziamo tu abbia pagato regolarmente. E così replichi al creditore: “Ma non sono in arretrato! I patti erano di rimborsare il prestito con un pagamento ad ogni unità di tempo.” Creditore: “Oh, è solo la frequenza di composizione della capitalizzazione. Hai capito?” Tu: “Ancora meno di prima.” Creditore: “Benissimo! Stai sicuro che è tutto per il tuo bene!”
Ecco il quarto trucco – la gara truccata fra credito e debito – all’opera: separare ed anticipare surrettiziamente il momento in cui un debito è dovuto rispetto al momento in cui viene rimborsato, e poi massimizzare e sfruttare questa separazione il più possibile. Il principio dell’addebitare una penale per il ritardato pagamento viene dolosamente ed ingannevolmente esteso al ritardato pagamento artificiale, surrettizio, indotto: non è il debitore che inciampa, è il creditore che spinge il debitore; ed il debitore neppure se ne accorge. Arrivi a scoprire che ci sono due diverse unità di tempo in uso, e mentre tu paghi una rata ad ogni unità di tempo della prima come concordato, quella stessa rata va in scadenza ad ogni unità di tempo della seconda, e non c’è bisogno di dire che la seconda si verifica molto prima della prima. Perciò, dal momento in cui la rata scade al momento in cui la paghi come concordato, sei un ignaro inadempiente – o, quantomeno, così è come ti viene messo in conto. Più grande l’intervallo di tempo fra le due unità di tempo, più ti viene messo in conto come inadempiente. E va anche ad incrementare il capitale, non l’interesse.

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Tu dici al creditore: “Ma tu mi hai prestato dieci quattrini, e tutto il resto dovrebbe comunque essere interesse; com’è che il prestito stesso continua ad aumentare?” Il creditore ti dice: “Ho il coltello dalla parte del manico, quindi sono io ad aver deciso che il debito scaduto diventi capitale.”
E l’appetito vien mangiando; tu dici al creditore: “A parte che proprio non capisco come tu possa distinguere un quattrino di capitale da uno di interesse, com’è che anche cercando di seguire la tua logica discutibile e decisamente non molto lineare i conti ancora non mi tornano?” La risposta del creditore è: “Come ho detto, ho il coltello dalla parte del manico, quindi sono io ad aver deciso quali siano cosa, e pensa un po’, ho deciso anche che i primi quattrini che mi rimborsi sono interesse, in modo che il più possibile del capitale resti dovuto il più a lungo possibile.” Temo che qui la tua replica sia andata perduta, ma mi auguro tu non trovi difficoltà a ricostruirla – e possibilmente non solo in forma verbale.

Si potrebbe dedurre che uno degli scopi dell’interesse composto sia attrarre con l’inganno: all’inizio il costo del prestito sembra inferiore di quanto è in realtà mentre continua a crescere nel tempo. Se lo stesso “profitto” complessivo dovesse venire ricavato con un cosiddetto interesse “lineare”, ossia un sistema in cui il capitale non viene surrettiziamente incrementato dall’interesse e quindi l’interesse viene sempre applicato al solo capitale originale, il reale costo del prestito risulterebbe fin da subito evidente.

Un altro scopo è aggirare l’accusa di usura, come testimoniato dalle leggi, le quali solitamente differenziano fra i due, punendo l’usura come reato penale e trattando l’anatocismo come mero illecito civile o persino condonandolo come legale.

Ed in tutto ciò lo scopo finale rimane sempre, come direbbe il poeta, “impadronirsi del mondo più il cinque percento”.
Fra l’altro, il gioco soppressivo di impadronirsi della vittima affogandola nel debito surrettizio non cambia; la differenza è meramente il suo ordine di grandezza: da un lato far precipitare le nazioni nei debiti con le guerre, dall’altro far precipitare le persone nei debiti con questa gara truccata.

Tornando al debito surrettizio in generale, la solvenza è la proporzione fra entrate ed uscite, non è più complicato di così: una persona, un gruppo, un’organizzazione le cui entrate siano uguali o superiori alle sue uscite è solvente; una le cui entrate siano inferiori alle sue uscite è insolvente. La moneta a debito e la trappola del debito infinito sono il cancro che se non sradicato assicurerà che qualunque persona, qualunque gruppo, qualunque organizzazione sprofondino nell’insolvenza qualunque cosa facciano, e prima o poi ne muoiano, esalando il loro ultimo respiro fra le grinfie dei manipolatori monetari.

Come mettere in scena questa truffa in modo che sia a prova di bomba?