Scambio, onestà, etica

Nasceva la società. Persino i più insensibili e freddi tra noi hanno le solide ragioni qui sopra per cooperare con i propri simili.

La conseguenza della specializzazione fu lo scambio: io pesco, tu coltivi, quindi per rifornire tutti di tutti i prodotti, scambiamo.

Nello scambiare, scoprimmo l’etica. Se si prende senza dare, o si da meno di quanto si prende, si derubano gli altri. Una cosa è prendersi cura di coloro che sono disposti in buona fede a contribuire e ad essere parte del gruppo ma proprio non ci riescono perché sono troppo giovani, vecchi, deboli, malati, o altro. Tutt’altra cosa sono coloro la cui intenzione è sfruttare, se non danneggiare, i loro simili.

Per essere precisi, è stato detto che ci sono quattro tipi, quattro livelli, quattro condizioni di scambio:
non dare nulla in cambio di ciò che si riceve si chiama scambio criminale, che è il tipo di scambio praticato dai criminali, illegale o legale che sia;
dare in cambio meno di ciò che si riceve si chiama scambio parziale, che è semplicemente una deviazione dallo scambio equo in direzione dello scambio criminale;
dare in cambio qualcosa di valore equivalente a ciò che si riceve si chiama scambio equo, che è onesto;
dare in cambio un po’ di più di ciò che si riceve si chiama scambio in abbondanza, che è ideale.
“Fuori scambio” è un termine colloquiale per scambio criminale o parziale.
Per apprezzare pienamente il valore di questi, li si deve guardare dal punto di vista della società, non semplicemente dell’individuo: il livello della sopravvivenza per tutti dipende in primo luogo dal livello di produzione e scambio nella società, e questi a loro volta dipendono dalle condizioni di scambio che stanno avendo luogo in essa.

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Primo, è un’ovvia questione di giustizia; la giustizia è sacra, le persone hanno un senso innato della giustizia, e questo ha anche un’influenza sul morale: non solo i criminali non producono, ma ancora peggio i criminali e l’ingiustizia scoraggiano e distruggono sia la produzione che lo scambio; ogni volta che un prodotto viene prodotto, ogni volta che ha luogo un fuori scambio ed un prodotto viene scambiato per meno o per niente, il produttore del prodotto viene punito sia con l’abuso che con l’abbassamento del morale, invece di venire ricompensato per il suo contributo all’ammontare di prodotti disponibili, per cui tale ammontare nella società viene danneggiato, ristretto e rovinato, mentre in senso opposto il commettere fuori scambio viene ricompensato e quindi la sua leggimità ne risulta promossa.
Secondo, è una questione meno ovvia di aritmetica: in un mondo criminale, per ciascuno scambio criminale che ha luogo è stato prodotto un solo prodotto: quello del produttore onesto rapinato dal criminale; in un mondo equo, per ciascuno scambio equo che ha luogo sono stati prodotti due prodotti: quelli di entrambi i produttori onesti; in un mondo ideale, per ciascuno scambio in abbondanza che ha luogo sono stati prodotti più di due prodotti: quelli di entrambi i produttori onesti che consegnano qualcosa in più di quanto ricevano; a parità di numero di scambi, le differenze nelle quantità di prodotti esistenti e disponibili nella società in ciascun caso sono evidenti. Ed abbiamo visto come sia il livello che il potenziale di sopravvivenza per tutti consista nei fattori di sopravvivenza prodotti.

Perciò nasceva l’onestà. Le persone si resero conto dell’importanza di proteggersi non solo come singoli ma anche come gruppo, come comunità, come società. Perché il risultato netto delle persone che prendono senza dare è meno fattori di sopravvivenza per la comunità nel suo insieme.

Fondamentalmente la disonestà consiste in un vantaggio discutibile per la persona disonesta in cambio di un danno di gran lunga maggiore per il gruppo. Il vantaggio è discutibile perché le persone che rubano ed i prodotti rubati vengono degradati dal furto, e tutte le persone, compreso il disonesto, sono danneggiate perché sono parte del gruppo e vivono in esso.

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Sfortunatamente, man mano che la disonestà degrada la persona, ciò prende anche la forma della miopia: è stato detto che il criminale è stupido, in realtà, e non è stato capace di escogitare un modo migliore del ricorrere al crimine. Ciò significa che più la persona è disonesta e degradata, e meno riesce a vedere questa sproporzione fra i propri guadagni disonesti e lo stato degradato del tutto, guadagni disonesti inclusi. Senz’altro, essendo stupido, miope, non riesce a vedere né concepire altro al di là dell’afferrare il bottino e al diavolo tutto il resto; e quando una persona del genere pensa, se mai lo fa, la filosofia che scaturisce da disonestà, degradazione ed irresponsabilità è mera giustificazione: Chi se ne importa, sarò morto da lungo tempo prima che gli effetti a lungo termine dei miei misfatti colpiscano. Il che, a proposito, rende tali persone più probabilmente dei potenziali sostenitori del materialismo che di qualsiasi forma di dualismo fra spirito e materia; se potessero scegliere, preferirebbero non correre alcun rischio che gli venga presentato il conto in alcun modo.

Si potrebbe dire che il confine fra economia e finanza sia questo: nell’economia quello che si guadagna è in cambio di un prodotto di valore paragonabile consegnato a qualcun altro; nella finanza quello che si specula è in cambio di una perdita di valore paragonabile, se non molto superiore, subita da qualcun altro. L’economia è fondata su produzione e consegna, la finanza è fondata su raggiro e furto. È la differenza fra intelligenza e furbizia, o fra onestà e disonestà.

Qualsiasi forma di speculazione è “scambio” criminale, e nient’altro. Si sfrutta o si provoca il fatto che valori relativi cambino nel tempo e nello spazio, e si intasca quello che perde qualcun altro, senza produrre né consegnare nulla in cambio. Qualsiasi speculazione è soppressiva, e sopprime la gente in svariati modi simultaneamente, che potrebbero non essere immediatamente evidenti: senz'altro c'è la pura e semplice rapina in sé stessa; ma dietro di essa c'è il danno supplementare per la gente onesta dovuto all’interferenza della speculazione nei flussi vitali di scambio fra la gente; e dietro quell'interferenza incombe la ricaduta dell'influenza diseducativa del diffondersi della speculazione, fuori scambio e disonestà come normali o persino positivi.

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Per esempio, è stato osservato acutamente come parte di questa influenza diseducativa è che un pericolo insito nel denaro nella finanza è addirittura elevato al rago di certezza, essendo appunto la sostanza della finanza stessa: “Essa sostituisce al diritto naturale inalienabile del lavoratore al prodotto del suo sudore una vaga rivendicazione generalizzata sulla totalità dei frutti degli sforzi della comunità – una quantità altamente indefinita, che apre la porta ad ogni genere di abuso. Sul versante morale, essa fa divorziare il concetto di ricchezza dalla dignità del lavoro”.

Alcuni dicono che la speculazione è azzardo. Perciò, lasciando stare che solitamente è giocato con carte truccate, per amore di completezza diciamo che quando la speculazione degenera ulteriormente in azzardo, reale o fasullo, la sola differenza è che la casualità sostituisce la furbizia, mentre probabilmente il raggiro non cambia molto. Ma quello che conta davvero non cambia affatto: quello che uno guadagna è ciò che qualcun altro perde.

Lavoro, produzione, scambio: sopravvivenza. Raggiro, speculazione, fuori scambio: soppressione. Ci immergeremo qui avanti in come questo sia decisamente il caso con quella forma specializzata di tutto ciò che è stata etichettata manipolazione monetaria.

Tornando ai fondamenti pre−monetari, ci si iniziò a rendere conto che non si è solo “sé stessi”, e neppure che semplicemente si “ha” un gruppo, ma si “è” il proprio gruppo, comunità, società, tanto quanto si è sé stessi. Un mutamento chiave nel proprio punto di vista: gli altri non sono più separati da sé, ma diventano parte di sé.

L’etica è l’allineare gli sforzi ad uno scopo, quindi essa è sempre associata allo scopo che serve. Ed il suo scopo si evolse progressivamente dal beneficio per sé al beneficio per tutti.

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E lo sviluppo dell’etica è graduale; è come se ciascuno tracciasse un cerchio intorno a sè, una specie di confine della propria etica, e poi si prendesse cura di ciò che sta entro quel confine, e non si curasse di ciò che ne sta fuori. Come se si indossassero occhiali che limitassero la propria vista solo fino ad una data distanza. Alcuni includono in questo cerchio solo sè stessi, alcuni solo la loro famiglia, mentre alcuni includono tutta la loro comunità, l’umanità, il mondo in generale. Alcuni allargano i loro cerchi col tempo, alcuni no, alcuni li restringono.

Potremmo chiamare la dimensione del cerchio il livello etico dell’individuo. Ed il fatto nudo e crudo è che la società ed il mondo non possono semplicemente permettersi delle persone con un livello etico insufficiente: una società ed un mondo ci saranno solo sintantoché ci sono abbastanza persone con i loro cerchi abbastanza grandi. Particolarmente ora che abbiamo i mezzi per spazzare via noi stessi ed anche il mondo.

Prima, la filosofia suscita, plasma, mette assieme le domande; poi la filosofia stessa ed il buonsenso, la religione, la psicoterapia, la gestione e fondamentalmente ogni sforzo umano propongono risposte e/o metodi basati implicitamente o esplicitamente su risposte proposte. In ultima analisi, il denominatore comune di tutti quelli sani, sensati, costruttivi, utili fra queste risposte e sforzi, il fondamento dei fondamenti, il punto sul quale tutta la gente benintenzionata può essere d’accordo qualsiasi altra divergenza possa avere, è la definizione tremendamente semplice ma precisa, esatta ed onnicomprensiva qui sopra: il maggior bene per tutti, il livello di esistenza più a lungo e più elevato per tutti e tutto – niente e nessuno escluso. Definizioni meno onnicomprensive, dove solo alcuni dovrebbero sopravvivere, ed a spese di altri, sono solo incomplete, stupide, miopi, malintenzionate o peggio, perché sono destinate a non raggiungere l’obiettivo finale della sopravvivenza ed a finire alquanto più vicino al suo opposto.