“Puro e semplice” spreco?

Quando si tratta di amministrazione pubblica, sentiamo sempre parlare di “spreco” di fondi pubblici. Ma potremmo ben spingerci oltre e dire che una cosa come lo “spreco” non esiste: se definiamo come spreco una perdita senz’alcun guadagno, allora la verità è che una cosa come lo spreco di risorse potrebbe anche esistere, ma di certo una cosa come lo spreco di fondi non esiste affatto. Senza dubbio qualsiasi “spreco” implica che qualcuno ci rimetta. È solo una nota a margine che lo stesso “spreco” implichi che qualcuno lucri – qualcun altro.

Diamo un’occhiata ad un esempio tramite paragone. I media dominanti esercitano una pressione costante per manipolarci ed indurci a credere che i destini di tutti noi si decidano sull’altare chiamato borsa valori, dove di tanto in tanto vengono richiesti sacrifici umani da parte di déi inconoscibili, quindi facciamo un po’ di luce fra sacrifici e perdite. Un contadino ha un fienile pieno di fieno, ed un incendio lo distrugge: niente più fienile, niente più fieno. Questo è il termine di paragone fuori della borsa valori: quella era una perdita effettiva. Poi l’agricoltore vuole sostegno per ricostruire il suo fienile, e così scrive su un pezzo di carta “Ti devo metà del mio prossimo raccolto” e lo porta alla borsa valori, dove lo vende al signor A per 100 unità di mezzi di pagamento. 100 unità dal signor A al contadino, un Pagherò dal contadino al signor A. Per mantenerla semplice, diciamo che adesso il contadino se ne va portandosi via le sue 100 unità, si dedica a ricostruire il suo fienile e si dimentica della borsa valori. Quanto a noi, rimaniamo nella borsa valori a vedere cosa succede; in questa sede non ci facciamo domande sulle cause, ma sappiamo che qui le quotazioni fluttuano. Perdona le differenze esasperate, per amore di chiarezza, e partiamo: Il signor A vende quel Pagherò al signor B per 200 unità. Il lucro del signor A è certo, l’affare del signor B è opinabile. Poi il signor B vende quel Pagherò al signor C per 500 unità. Di nuovo, il lucro del signor B è certo, mentre l’affare del signor C è opinabile. E poi indovina un po’? Accade qualcosa per cui il valore di quel Pagherò crolla, per cui il signor C decide di venderlo al signor A per 10 unità. I media dominanti salutano quel crollo come una perdita, e ci raccontano che un incendio nella borsa valori si è portato via il fienile del povero signor C.

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Il momento di dire ai media dominanti di prendere la loro pressione costante e ficcarsela in quel posto, guardare con i tuoi occhi e redigere il vero conto profitti e perdite, è adesso. Allora, che cos’ha avuto luogo, realmente? Considerando la borsa valori come una singola entità, c’è stato uno scambio con il contadino: 100 unità in cambio del Pagherò. Detto questo, che cosa ha avuto luogo all’interno della borsa valori? Il signor C ha perso 490 unità di potere d’acquisto, 190 di esse sono state lucrate dal signor A, 300 di esse sono state lucrate dal signor B. Quali effettivi prodotti, quali fattori di sopravvivenza sono stati trasferiti dal signor A e dal signor B al signor C in cambio di questo? Lascio a te il rispondere a questa domanda. E giusto di passaggio lascio a te la risposta anche ad un’altra domanda: se questi media dominanti siano in buona o in cattiva fede, innocentemente inconsapevoli o chiaramente colpevoli. Al fuoco! Al fuoco!, strillano; ma la ricchezza non viene “bruciata”, viene rubata: è semplicemente trasferita agli speculatori. E i derubati e gli astanti li stanno a sentire, invece di guardare e basta. Come fossero ipnotizzati.

Questa è la borsa valori, il trading, la finanza: una catena di Sant’Antonio sul potere d’acquisto, uno schema Ponzi, uno schema piramidale. È un gioco d’azzardo truccato con un pollo che è sempre lo stesso: tu.
Pensi che le fluttuazioni delle quotazioni derivino dai reali destini del loro emettitore – l’emettitore va bene, i suoi Pagherò salgono, e viceversa? Hai solo invertito causa ed effetto: qualcuno ha i mezzi per far salire o scendere i prezzi dei suoi Pagherò sul mercato, o di influenzare il mercato intorno all’emettitore, o di controllare punti chiave all’interno dell’emettitore per fargli seguire una traiettoria alterata, e questo come risultato influenzerà i destini dell’emettitore.
Pensi sia gioco d’azzardo genuino, la cui casualità è indisturbata? Stessa risposta: pensi ti potrebbe essere permesso di sapere quanto in profondità ed in vastità qualcuno possa spingersi?
Pensi sia azzardo truccato ma pensi di essere abbastanza scaltro da risalire la corrente negli interstizi? Non avrai interstizi da risalire quando le cariche nella diga verranno fatte brillare.

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Gli appalti pubblici sono un altro buon esempio: quando i media dominanti ci danno in pasto i pesci piccoli per mantenerci incuranti dei pesci grossi, siamo indignati dalla corruzione dei politici e dei funzionari pubblici, mentre riscontriamo come lo scopo fondamentale di tutti loro come funzionari della pubblica amministrazione sia la tangente. Temo però che ciò sia vero solo per i pesci piccoli: i pesci grossi hanno piani ben più sinistri. Indipendentemente dalla taglia dei pesci, tuttavia, la tangente non è che la punta dell’iceberg. Se come cittadini siamo indignati dai crimini dei nostri dipendenti traditori, che dire del reale ordine di grandezza di quei crimini? Se siamo indignati da un’unità di potere d’acquisto di tangente, che dire allora di un milione o di mille milioni di unità di danno corrispondente?
A volte le tangenti comprano ciò che spetterebbe, il caso in cui i politici ed i funzionari pubblici le estorcono per svolgere quello che sarebbe loro compito in primo luogo; in questi casi il corruttore è una vittima e la società soffre sia per il furto che per il collo di bottiglia che la strangola.
Ma più spesso le tangenti comprano quello che non spetterebbe affatto – e lo rubano a coloro cui spetta legittimamente –, che è l’altro caso, in cui i politici ed i funzionari pubblici concordano sulle tangenti per tradire il proprio compito; in questi casi il corruttore è il complice, se non il mandante, e la società soffre per un furto e per un danno molto più grandi: il collo di bottiglia si spezza e affoga la società in un diluvio di veleno. Che sia cancelleria inutile, macchinari difettosi, edifici che si sbriciolano, inquinamento o svendita di risorse vitali, il vero ordine di grandezza del danno del tradimento di Giuda non sono solo quei trenta denari, ma l’intera portata delle conseguenze del tradimento di Gesù. Un traditore è una minaccia ben più grande della sua meschinità.

A proposito, c’è anche un altro aspetto del danno, forse meno intuitivo e palese: le risorse “sprecate” avrebbero potuto essere impiegate per qualcosa di etico, produttivo, utile. Dove c’è danno, avrebbe potuto esserci beneficio – il danno ruba il posto al beneficio. A spanne, questo addirittura raddoppia la portata totale del danno, che ammonta al danno patito più il beneficio perduto.

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Ma il punto qui è se in quel danno in tutta la sua vastità ci sia soltanto “puro e semplice” spreco. Un fornitore corrompe e fornisce un mucchio di spazzatura inutile destinata al macero; mentre noi sopportiamo il costo per immagazzinarla e mandarla al macero, i fondi “sprecati” per acquistarla dove sono finiti? Altri fornitori corrompono e forniscono macchinari, edifici, ecc. difettosi, pericolosi, inutili e orrendi; mentre noi sopportiamo i costi dei morti e dei feriti, degli ecomostri e degli scarti che sprecano e degradano parti del nostro mondo al posto di prodotti utili e necessari, dei concorrenti onesti gettati in bancarotta mentre i farabutti scaricano i costi della loro disonestà sul tessuto sociale, dove sono finiti i fondi “sprecati” per acquistarli?

Ancora una volta, la ricchezza non viene “bruciata”, viene rubata: è semplicemente trasferita dalle persone oneste ipnotizzate e derubate ai farabutti. Vale la pena ripetere qui che lo scopo fondamentale tanto dei governi totalitari quanto di quelli formalmente democratici sotto il controllo dei manipolatori monetari è essere il mero ed efficace strumento di spreco per far sprofondare nazioni e popoli nelle loro trappole del debito infinito. E vale la pena ripetere qui anche che ogni minuto apparentemente sprecato in confusione, conflitti e problemi sbagliati non è affatto “sprecato”; in realtà è un minuto di questa incessante attività.

Perchè poi la domanda seguente – o un’altra sfaccettatura della stessa domanda man mano che si ingrossa, potresti dire – è: d’accordo, ci sono dei farabutti che “sprecano” fondi nelle tasche proprie e dei propri complici ma… da dove provengono i fondi “sprecati”? sappiamo che la mira fondamentale di alcuni politici e funzionari pubblici è la tangente, sappiamo che la tangente è una percentuale trascurabile della totalità dei fondi “sprecati”, quindi per placare l’avidità di questi farabutti l’ammontare dello “spreco” dev’essere enorme, no? Non potrebbe darsi il caso che tutto ciò che proviene dal gettito delle tasse non sia enorme abbastanza? E cosa consegue quando le proprie uscite eccedono le proprie entrate? Debito. D’accordo, allora lo sperperatore ed il fornitore sono nella stessa associazione a delinquere ma… e se ne facesse parte anche chi presta, come principale beneficiario?

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Quali sono, dopotutto, i loro rispettivi tornaconti? L’inefficienza pubblica è di gran lunga più lucrosa per i burattinai di quanto lo è per i burattini: mentre i burattini indulgono nel mero ingrassare, intanto dietro le quinte i burattinai accrescono il loro potere di trasformare gli altri in burattini. E la loro proprietà e controllo complessiva dell’intero teatro di burattini – pubblico compreso –, vero? Una differenza fra burattinai e burattini è che i burattini hanno un debole per il luccichio delle briciole alla loro portata. I burattinai no; loro possono perseguire, e perseguono, disegni più vasti.

Democrazia, sperpero, debito, “trasferimento” di ricchezza, rapina del potere d’acquisto. A questo punto la democrazia sfruttata come cavallo di Troia significa che la gente viene derubata non una sola ma molte volte, e dello stesso bottino. Primo, con la moneta a debito la gente viene derubata dai burattinai di ciò che appartiene a loro in primo luogo; secondo, con lo sperpero viene derubata dagli approfittatori che intascano ciò che viene “sperperato”; terzo, viene intrappolata nel debito nei confronti dei burattinai generato dallo sperpero. A occhio e croce, derubata tre volte di fila di quello che era loro in primo luogo.

Comunque, in termini specificamente quantitativi, peggio il paese è gestito e più tutti loro ne traggono profitto. Di conseguenza, se pensiamo che inefficienza, spreco e corruzione siano gravi crimini a questa sorta di livello quotidiano, ordinario di raggiro, beh, la cosa non si limita a questo: ci stiamo solo scaldando, il bello deve ancora venire. Perché questo trascende nello straordinario: non solo crisi circoscritte, crisi nazionali, ma anche crisi sovranazionali, crisi globali. Forse il malgoverno nasce dall’inettitudine umanoide, ma è alquanto probabile venga poi elevato al rango di autentica arte, mentre ogni unità di denaro che finisce nelle tasche del banchiere rende solo l’intera spirale più grossa e più veloce. Lascerò a te l’interessante esercizio di seguire lo schema man mano che il tempo passa, e di accertare l’evoluzione della proporzione fra la ricchezza, beni e potere d’acquisto, del banchiere e quella dell’intera società.

Nel frattempo, ampliamo la portata mettendo a fuoco un livello persino più profondo delle fondamenta su cui poggiano tutti i crimini dei manipolatori monetari, non sono quelli perpetrati dirottando il settore pubblico dell’economia e della società.