A te, 2
Di tutte le cose che avrei da condividere con te, questa potrebbe essere oppure no la più importante in assoluto, ma la considero la più cruciale date le circostanze, ed in relazione ad esse, ed è per ciò che siamo qui adesso, tu, io e questo. Se mai la vita dovesse, in tutto o in parte a causa della ricaduta di quello che abbozzo qui, finire per diventare troppo corta per comunicarti tutto quello che vorrei, e dovessi scegliere solo il più importante e gettare tutto il resto nell’oblio, ebbene, eccolo qui.
Qui ci sono per te cose da sapere, per cui per favore non pensare di saperle già. Il diavolo è nei dettagli, dicono, quindi non pensare di sapere sinchè non hai quei dettagli sulla punta delle dita. Se li guardi attraverso il velo delle tue convinzioni attuali non farai una ricerca minuziosa, e rimarrai invece falsamente convinta/o di sapere. E così non farai alcun progresso.
Dimmi cosa non capisci, e ti dirò cosa non sai; dimmi cosa non sai, e ti dirò in quali trappole cadi.
Secondo me, nei nostri linguaggi c’è un equivoco fuorviante: che “non capisco” significhi “sono io che non ci arrivo”. Vale a dire, “il problema sono io: ho dei limiti”.
Che dipenda da te è vero, ma non in quel senso; chiarire questo equivoco aiuta a renderti conto che, al contrario, tu non hai limiti, e puoi decidere di essere la soluzione:
Comprendere significa conoscere; “non capisco” significa “non so”.
Se non ti torna, ti manca qualcosa. Non è più complicato di così.
Per comprendere, si deve sapere; per sapere, si deve cercare, poi scoprire, poi verificare, poi imparare, poi affrontare.
Fai sì che quest'informazione nelle tue mani sia un punto di partenza più che un punto di arrivo.
Non essere mai più lo stesso/la stessa, e nessuno sia mai più né carnefice né vittima.