Il simbolo umanoide perfetto, 18

Che manchino di rispetto agli altri per l’assuefazione alla degradazione non è un’attenuante, ma al contrario un’aggravante. Rei inconsapevoli o noncuranti, i fumatori non sono consapevoli di – o fanno semplicemente finta di non vedere – cosa significhi vivere costantemente costretti a respirare con circospezione, sotto la spada di Damocle di venire pugnalati alla schiena in qualsiasi momento, e venendo effettivamente pugnalati alla schiena dei propri polmoni continuamente. Non consapevoli di, o fingendo di non vedere, cosa significhi vivere una vita che è una continua alternanza senza mai sollievo fra il sopportare la tortura mentre se ne brama la fine, e poi il temere l’inizio della prossima tortura, certo come la morte in un circolo vizioso infernale senza uscita. Non consapevoli di, o fingendo di non vedere, cosa significhi vivere una vita di apartheid, costretti a scegliere fra luoghi pubblici ridotti a camere a gas e segregazione dalla vita sociale, monopolizzata ed avvelenata da loro, per disperazione, soffocamento e disgusto. Tutti questi sono abusi, punto e basta. Sono circa un paio di secoli che i fumatori hanno usurpato ed abusato i fondamenti vitali dell’aria pulita da respirare e di posti puliti in cui vivere, fondamenti che appartengono a tutti noi. E gli stessi due secoli ci sono voluti per le attuali leggi che bandiscono il fumo dai locali pubblici; ma in cambio del liberarci finalmente di qualche camera a gas, ora dobbiamo passare sotto le forche caudine alle loro porte. Ma persino quella non è una conquista sociale stabile; al contrario, siamo assoggettati ad una pressione strisciante ed implacabile dato che i fumatori, lasciati a loro stessi e senza restrizioni, riconquisteranno poco a poco ma inesorabilmente tutto quel che possono usurpare.

La particolarità del fumo circa la quantità di vita assorbita dall’assunzione stessa si applica anche ad una sfaccettatura meno evidente: il difetto umanoide che ho in precedenza soprannominato “impazienza”. Dietro ogni dipendenza c’è un’incapacità di affrontare qualcosa – vale a dire, stare a proprio agio di fronte ad essa in modo da percepirla per quel che realmente è nella sua interezza, e quindi agire come causa su di essa, adeguatamente, senza re−agire e divenirne effetto – e la dipendenza è un modo di farsi saltare i fusibili per sfuggire a questa necessità di affrontarla.