Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 28

L’ovvio requisito dell’osservare è avere lì qualcuno che effettui l’osservazione; la questione potrebbe essere questa? Potrebbe darsi il caso che la nostra massa fisica sia tutta lì, ma un po’ della nostra attenzione no – ed una quantità alquanto grande, a giudicare dalla nostra velocità prossima a quella di stallo? Allora, se non nel qui ed ora, dove mai si trova sparpagliata quella nostra attenzione, se mi è consentito chiedere? In breve: dove siamo? Ma siamo anche intimiditi, ora che ci penso. Allora facciamo una seconda domanda: che cosa mai ci ha messo così in soggezione? In breve: dove ci stiamo nascondendo, e da cosa?
Alla luce di queste due domande, è come se fossimo stati presi a calci nei denti molto a lungo, finché non abbiamo imparato a nostre spese che qualsiasi cosa diciamo o decidiamo o facciamo, o persino osserviamo, o non diciamo, non decidiamo, non facciamo o non osserviamo, è comunque colpa nostra e comunque sia abbiamo torto e siamo passibili di punizione. Quindi qualsiasi cosa diciamo o non diciamo, facciamo o non facciamo, ecc., faremmo meglio ad essere circospetti, molto circospetti; dopotutto, stiamo comunque aspettando il prossimo colpo, no? E con tutta questa distrazione siamo anche alquanto inclini a commettere errori, e tutti questi non sono che sintomi di una grande quantità di soppressione ricevuta, non risolta ed accumulata, vale a dire, una grave condizione di fonte potenziale di guai.

Ed ecco perché la storia è così lenta e la civiltà impiega eoni per progredire impercettibilmente. E questo è un altro fattore che ci rende così malleabili nelle mani dei manipolatori: siamo troppo intimiditi, in soggezione, lenti e distratti per accorgerci di venire manipolati. Pensa soltanto alla quantità supplementare di danno per tutti noi per ogni ora, giorno, anno, secolo sprecati aspettando che ci svegliamo.

Siamo sonnambuli:

Pigri e mezzi addormentati, siamo inclini a scivolare in stati semi−ipnotici. Invece di padroneggiare la nostra attenzione con l’autodisciplina, sembriamo premiare quella specie di istinto cellulare la cui massima aspirazione è quello stato “a risparmio di energia” nel quale, una volta che la pancia è piena, tutto ciò che resta da fare è sbadigliare e grattarsela. Come risultato, non solo i media dominanti ma persino l’educazione sono pianificati per spingerci in quella direzione con ogni sorta di ninnananne.