Dai difetti umanoidi al consenso manipolato, 3

Siamo saccenti:

La qualità dei nostri giudizi si basa sulla qualità delle nostre informazioni, e diamo eccessivamente per scontato che le nostre informazioni siano vere, imparziali, complete, esaurienti, e così non ci prendiamo il disturbo di ispezionarle e verificarle e colmare le lacune. E siamo così arroganti che non ne siamo consapevoli: sopravvalutiamo noi stessi, e non siamo consapevoli di farlo, in un circolo vizioso. Conseguentemente le nostre opinioni ed il nostro voto vengono manipolate controllando quali informazioni ci vengono fornite, e ci vengono date in pasto informazioni intenzionalmente, deliberatamente ed accuratamente incomplete, alterate, distorte, quando non del tutto false.

Socrate sapeva di non sapere, noi non sappiamo di non sapere, perché pensiamo di sapere. Se tu sondassi le forme di vita più ignoranti sulla faccia della terra, come un topo o un umanoide, troveresti la più stupefacente certezza di sapere tutto ciò che c’è, che c’era e che mai ci sarà da sapere. Dicono che il diavolo si nasconda nei dettagli; sicuramente conta sul fatto che meno sappiamo e più siamo convinti di saperla lunga.
Suona ovvio, ma non è poi così ovvio: potremmo essere consapevoli di sopravvalutarci, ma difficilmente potremmo essere consapevoli di quanto, quanto profondamente, quanto intimamente, quanto specificamente ed in quale minuscolo livello di dettaglio. Noi pensiamo di avere informazioni sufficienti: pensiamo che quelle informazioni siano buone, vere, realistiche, complete, accurate; pensiamo che quelle informazioni siano buone perché pensiamo di averle portate alla luce con una ricerca libera, obiettiva, senza pregiudizi, esauriente; pensiamo di averle portate alla luce per conto nostro; e pensiamo di essere abbastanza saggi da valutarle altrettanto bene.
Cadiamo da manuale nella trappola di chi “la sa più lunga”: meno uno sa, e più “la sa lunga”.
Scoraggiante come pensare al futuro mentre si osserva un adolescente la cui ingenua arroganza gli impedisce di ascoltare e passare al setaccio, e quindi lo intrappola nell’essere incapace di imparare: dove sarebbe il mondo ora se ogni generazione fosse abbastanza furba da ripartire da quello che ha raggiunto la precedente, invece di sprecare la maggior parte degli sforzi di entrambe nel reinventare la ruota?