Gioco a perdere o cavallo di Troia? La guerra come strumento di soppressione, 2

E non sto parlando del consueto livello medio, i politici e trafficanti d’armi della porta accanto: sappiamo già che quei piccoli parassiti criminali hanno bisogno per sfamarsi di un po’ di carne morta bruciata, quindi loro sono già compresi nel nostro conto profitti e perdite citato prima. Sto alludendo ad un livello del tutto diverso, più alto, di criminali. Sto alludendo alla guerra come un altro di quei cavalli di Troia per un nuovo schema di rapina citati prima; i manipolatori monetari ed i loro complici si domandano: Come facciamo a rubare alla gente altra libertà in modo da rubare loro altro potere d’acquisto? Come facciamo a rubare alla gente altro potere d’acquisto in modo da rubare loro altra libertà? Beh, in realtà non penso che le caratteristiche di questo schema di rapina lo qualifichino come “nuovo” – eccezion fatta per il suo ordine di grandezza…

La guerra è la dimostrazione dell’etica del maggior beneficio per tutti, la dimostrazione che la cooperazione sincera ed onesta è il sistema che produce il risultato più grande. Lo dimostra mostrando il suo opposto. Immagina un mondo in guerra, dove tutti finiscono per dedicarsi al tradimento invece che all’aiuto: presto o tardi i ladri sterminerebbero quelli che producono, quindi non ci sarebbe più nessun prodotto da rubare, quindi i ladri finirebbero per divorarsi a vicenda, quindi gli ultimi ladri sopravvissuti morirebbero di fame nel deserto, e questo sarebbe il culmine dell’evoluzione umanoide alla cane−mangia−cane.

Ma questa medaglia ha anche una seconda faccia: la guerra è la follia più costosa che esista. Da entrambi i lati, nulla di costruttivo viene realizzato, tutto viene distrutto, e tutto questo in cambio del costo più alto immaginabile. Ora, tu pensi che questo non sia altro che puro e semplice spreco? Quando guardi a dei paesaggi durante−la−guerra e dopo−la−guerra, pensi che tutto ciò che c’era e che adesso è rotto o distrutto è semplicemente finito in malora?