Dominio sull’ambiente, 3

Il primo piccione erano le casse di risparmio. Abbiamo già visto prima come le casse di risparmio erano parte dell’economia reale che minacciava la presa monopolistica dei bankster sulle risorse finanziarie della nazione, che quindi andava fermata.
Il secondo piccione erano i titoli non−poi−così−tanto−spazzatura. Griffin ci dice che questi sono le azioni ed obbligazioni offerte dalle aziende più piccole. I cosiddetti “investitori istituzionali”, quali fondi comuni di investimento e fondi pensione, non li prendono in considerazione perché sono troppo piccoli per l’enorme ordine di grandezza dei loro investimenti, e così molti di essi non sono trattati alla Borsa di New York ma piuttosto in borse valori più piccole o direttamente fra intermediari in quello che è chiamato “over the counter”, “al banco”. Per compensare questo svantaggio, dovevano pagare interessi più alti. Griffin prosegue, a dispetto del fatto che la maggior parte di essi fossero investimenti di categoria superiore rispetto a quelli delle aziende elencate in Fortune−500, alcuni intermediari li deridevano come non di “categoria investimento”. Eppure, non solo avevano prestazioni eccellenti, ma erano anche diventati la spina dorsale della nuova industria e quindi un parte importante dell’economia americana; infatti, mentre le aziende elencate in Fortune−500 stavano contraendosi ed eliminando 3,6 milioni di posti di lavoro, il segmento della nuova industria cresceva e creò 18 milioni di nuovi posti di lavoro. Dal 1981 al 1991, la resa media dei buoni del Tesoro decennali era del 10,4 percento, l’indice medio industriale Dow Jones era il 12,9 percento, e la resa media del cosiddetti titoli spazzatura era il 14,1 percento, attraendo investitori e creando un nuovo mercato. Anche quella era una parte dell’economia reale che minacciava di scavalcare la presa monopolistica dei bankster, liberarsene e fiorire, che andava fermata.