Che c’entro io? E perché proprio io?

“Tout se tient”, dicono: nell’esistenza tutto è connesso. Economia e soppressione economica non fanno eccezione. E le connessioni chiave collegano i rami alle radici, meno visibili. Nel sottotitolo ho scritto “scopri dove ti trovi”: quello è il primo passo per arrivare da qualsiasi parte; ed il nucleo di dove ti trovi sei tu. Ci sono rami e radici, e la radice fondamentale sei tu.

Con tutte le cose importanti di cui siamo già costretti ad occuparci, perché anche questa? Con tutte le cose interessanti di cui vorremmo occuparci se solo ne potessimo avere il tempo, perché dovremmo invece occuparci di questa adesso? Se sei un pesce rosso ed il livello dell’acqua nel tuo acquario continua a scendere a dispetto del fatto che il rubinetto continua a venire aperto sempre di più, è ora di dare una bella occhiata là sotto. Se il risultato dell’ispezione è che non solo ci sono molti scarichi aperti, ma uno di essi da solo scarica il novanta per cento dell’acqua, vale la pena di assegnargli una priorità proporzionata al rischio di morire asfissiati.

Appariscente ed importante sono due qualità affatto separate. Ci sono argomenti così appariscenti che vediamo subito di dovercene prendere un po’ cura, e poi ci sono argomenti meno evidenti, ma che potrebbero persino essere le cause nascoste anche di quelli appariscenti. La vera causa potrebbe essere diversa da quella che sembra a prima vista; e come regola generale, i burattinai fomentano da dietro le quinte, senza essere notati nè disturbati, all’ombra di tutto il rumore e la distruzione compiuti sulla scena dalla causa apparente, i meri burattini. Quindi dove è più probabile che i nostri sforzi fruttino di più?

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Come dici? Non hai tempo di curarti perché sei malato, per cui per avere il tempo di curarti prima devi guarire? Non hai tempo di affrontare un problema perché hai quel problema, per cui per avere il tempo di affrontarlo prima deve risolversi?
Mettiamola così: allora ti affidi alla speranza che si risolva da solo? O che lo risolva qualcun altro, il caso, la provvidenza, Babbo Natale o simili? Oppure non ti affidi a nessuna speranza, e semplicemente tieni duro, chiudi gli occhi e questo è quanto?
Tutto questo è paradossale. Ed una trappola, con il fondo coperto di lame. Perché non accadrà mai. L’esperienza insegna che quando lasci il volante la tua auto finisce nel fosso. E nel frattempo continui a sprofondare già molto prima che lo faccia.
La speranza è un surrogato della competenza. Se sei competente, sai cosa si può fare, quindi sai che si lo può fare.
Come dici? Non hai tempo di diventare competente? È stato detto che la ragione per cui non hai tempo è che non sei competente. Niente competenza, niente tempo.
E ti svelo un trucco: qualsiasi miglioramento si raggiunge a dispetto delle circostanze apparenti che dicono che non si può fare; tutto il trucco consiste nel saperlo, essere in totale disaccordo con tutte le ragioni per cui non puoi, e procedere a dispetto di tutto.

È stato detto ripetutamente ed in molti modi che se non ti occupi di qualcosa che ti riguarda, presto o tardi quel qualcosa si occuperà di te – e non esattamente nel tuo miglior interesse –. Meno frequentemente è stato specificato che la cosa più difficile da affrontare è il Male. Il che sfortunatamente significa che più qualcosa è probabile ti colpisca duramente – e quindi più la dovresti affrontare – meno sei disposto a farlo. Il che quindi rende la tua forza di volontà il fattore decisivo. Perciò, per favore, sorvegliala e proteggila di conseguenza.

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E poi aggiungi questo risvolto cruciale: proprio come la tua dedizione nel tenere aperto il rubinetto prova la tua intenzione di farcela, quello scarico spalancato prova l’esistenza dell’intenzione opposta di qualcun altro a che tu NON ce la faccia.
Un’intenzione opposta non è un’intenzione differente: essa si oppone alla tua intenzione frontalmente; tu vuoi mangiarti un’arancia, qualcuno vuole che ti mangi una banana: quella è un’intenzione differente; qualcun altro vuole che tu muoia di fame: quella è un’intenzione opposta.
Il punto è che nessuna intenzione è al sicuro fintantoché c’è un’intenzione opposta. Ogni sforzo che metti nella tua intenzione di farcela in presenza dell’intenzione opposta che tu non ci riesca è semplicemente sprecato, perché è instabile: all’avanzamento seguirà l’arretramento, lo sprofondamento minerà la stabilità, ci saranno alti e bassi, ci saranno disagio, cantonate, pasticci, comportamenti non all’altezza di ciò che ci si aspetta o è necessario, perdite, e per la maggior parte inaspettatamente, involontariamente, inconsapevolmente, di sorpresa, e con ogni probabilità proprio quando e dove te li aspetti di meno e ti danneggiano di più. E non raggiungerai i tuoi obiettivi, o li perderai una volta raggiunti.
In presenza di un’intenzione opposta sei a rischio di essere pugnalato alle spalle in qualsiasi momento. In realtà, proprio come la maggior parte di noi, stai venendo pugnalato alle spalle a tua insaputa proprio adesso. E qualsiasi sforzo tu metta nella tua intenzione è sprecato fintantoché l’intenzione contraria non venga risolta in maniera conclusiva.
Detta in sofisticato gergo economico, nessuna quantità di dedizione ai rubinetti ci riuscirà mai, a meno che non si faccia qualcosa di risolutivo per lo scarico. E per l’intenzione dietro di esso. È per questo che per prima cosa sto richiamando la tua attenzione su di essi.

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Che tu sia un (o una) creativo, un datore di lavoro, un gestore, un lavoratore autonomo, un dipendente o un disoccupato, sto per confermare la tua sensazione che in questo siamo tutti sulla stessa barca, indipendentemente dal tuo ruolo nella squadra, dalla tua parte nello spettacolo, da cosa fai per vivere. E che la via d’uscita non passa dal combatterci l’un l’altro ma dal portare alla luce e sconfiggere coloro che ci mettono gli uni contro gli altri e ci fanno credere di esserlo.

L’azione si basa sulla conoscenza, quindi per migliorare l’una prima va migliorata l’altra; e per cercare informazioni ulteriori e migliori bisogna rendersi conto che c’è qualcosa di sconosciuto, e ragioni dannatamente buone per scoprirlo.

Se sei una persona benintenzionata, commossa dalla sorte di una vittima, chiediti se ti senti commossa dalla sorte di un mondo di vittime. Voglio dire, prova solo a farti un’idea realistica della pura e semplice quantità di ingiustizia, sopruso, sofferenza, strazio, tragedia, e del puro e semplice numero delle vittime che li sopportano. Poi chiediti se ti piacerebbe essere veramente di aiuto facendo qualcosa di efficace dove conta. Bene, per essere efficace dove conta sei chiamato a superare un abisso: c’è una gran quantità di cose che devi sapere, ed affrontare.

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Se sei un attivista di qualsiasi cosa, sii più efficace chiarendo qualsiasi pregiudizio, faziosità e divisione creata fra noi, particolarmente se non ne sei consapevole, e localizzati nella scena complessiva. Se ti stai battendo per salvare un ramo, scopri alle sue radici da che cosa stai cercando di salvarlo. Aiutiamoci meglio l’un l’altro invertendo la strategia nemica “divide et impera” (dividi e domina): sii a conoscenza di tutti i fronti, di chi sono i tuoi amici su quei fronti, e che siamo tutti dalla stessa parte. I problemi e le loro cause formano una piramide: vari problemi ad un certo livello sono causati dallo stesso problema ad un livello più basilare, e così via. Se ne risolvi uno ad un livello abbastanza basilare, hai una chance di risolvere anche il tuo. Quindi, qualunque sia il ramo per salvare il quale combattiamo, facciamo fronte comune alla radice.

Se sei un artista e vedi, senti, sogni e concepisci in anticipo sui tuoi simili, sveglio fra i dormienti, quali che siano le tue speranze, piani e possibilità di svegliarli alla decenza umana ed oltre, hanno tutti bisogno di una base sicura: se il problema dei tuoi simili è la pura e semplice sopravvivenza, la mancanza di speranza, l’ignoranza disumanizzante o l’essere sotto sonniferi, puoi stimare facilmente le tue possibilità di svegliarli se prima non ti occupi di quello.

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Hai delle cose, delle persone care che ti stanno a cuore? Non sopravviveranno a meno che l’ambiente in cui si trovano non sia sicuro: uno dove i tuoi simili concordano che le tue cose e persone care hanno il diritto di esistere, operare e sopravvivere. Le auto classiche sono condannate allo sfasciacarrozze nei cieli, la musica sublime è condannata all’oblio, e qualsiasi Robin Hood non sopravviverà a lungo in un mondo in cui ci sono troppi Sceriffi di Nottingham e troppa gente è degradata sino a schierarsi dalla parte dei propri nemici contro i propri amici. Niente spazio per l’anima fra i senz’anima, niente libertà, niente ideali; quindi, nessun futuro per le cose o le persone a te care in un ambiente insicuro. Perciò, se ne hai, per favore, aiuta a costruire un ambiente sicuro per il loro bene.

Senti un vuoto dentro? Continui a ripeterti che sai che non dovrebbe essere così e continui a chiederti perchè, ma non riesci a darti la risposta? E così vivi sull'orlo dello scappare da te stesso/a – o hai scelto da tempo di fuggire ed annegare nell’abiezione per nasconderti lontano da te stesso/a? Beh, se ci sei ancora, dai un'occhiata qui – un'occhiata approfondita ed accurata…

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Qual è il tuo problema, ora? Qualunque sia, solo tu lo sai. Ma qualunque sia, esso risale alle basi riportate qui.
Da un lato, solo tu sai qual è il ramo pericolante su cui sei seduto; dall’altro lato, qualunque sia il ramo, le radici dell’albero sono qui. Quindi, nessuno tranne te può vedere entrambi i lati e perciò risalire al legame dal tuo ramo personale alle radici comuni. Ed è così per qualsiasi ramo.

Se guardi le cose dal punto di vista che puoi essere causa od effetto, un primo punto è che più si è causa più è probabile far andar bene le cose, e più si è effetto più è probabile far andare le cose a rotoli: rimani al volante, e ce la fai; lascialo andare, e ti schianti.
Un secondo punto è che il pensiero è il requisito dell’azione: non farai una data cosa, a meno che non consideri di poterla fare e che la farai. Perciò nessuno mai sarà più causa di quanto consideri di poter essere.
Un terzo punto è che il pensiero non è solo il requisito dell’azione, ma la influenza anche, e quindi anche il suo esito: a parità di forma fisica, la forza applicata dall’ottimista è superiore a quella del pessimista, e così anche le sue possibilità di farcela.
Di conseguenza non è questione di stabilire quanto causa si possa effettivamente essere, è questione di assumere il punto di vista più utile disponibile: causa totale.
In altre parole, per evitare qualsiasi rischio di tarparsi le ali da soli, sarà meglio assumere il punto di vista di essere personalmente, illimitatamente, totalmente causa. Che importa quanto sia vero: è funzionale, utile.
In questo modo, si evita qualsiasi rischio di perdersi qualsiasi cosa si sarebbe potuta raggiungere per colpa del considerarlo fuori portata sin dall’inizio. Se si vuole una possibilità, questo è indispensabile; dopo tutto, la vita oppone già abbastanza barriere senza bisogno che ci schieriamo dalla loro parte contro noi stessi, no?

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Pensatori ed artisti creano le cose, e lavoratori e gestori le producono, così che tutti noi possiamo averle. E poi la salvaguardia di tutto questo spetta a ciascuno di noi.
Qualunque sia il tuo ruolo a bordo, quando ti rendi conto che la nave è discutibile proprietà di un armatore che la sta affondando con tutti i suoi passeggeri, sarà meglio che suoni l’allarme e guidi la riconquista, se vuoi una possibilità di sopravvivere per tutti noi.
Ed a quel punto, se hai capito cosa c’entri tu, e perché, allora sai che “la campana suona per te”, e che se non agisci tu, nessun altro lo farà. Se non lo fai tu, perché un altro dovrebbe farlo?

Così, ecco la risposta a cosa c’entri tu, ed a perché proprio tu:

Se non tu, nessun altro.